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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

Il camioncino di Vardanega

Primi segni di vita alla base del cantiere del restauro del Ponte degli Alpini a Palazzo Bonaguro. Il vicesindaco Campagnolo sulla partenza effettiva della cantierizzazione: “Non dipende più dal Comune ma dalla ditta appaltatrice”

Pubblicato il 13-03-2017
Visto 4.061 volte

13 marzo 2017. Sarà la data ricordata negli annali come il giorno di partenza dell'attesissimo intervento di restauro sul Ponte degli Alpini.
Partenza non tanto intesa come posa delle prime impalcature, ma come D-Day dell'inizio dello “stato di cantiere” sotto il profilo amministrativo. Da oggi infatti, come noto, sono vigenti le modifiche alla viabilità imposte dal Comune in via Angarano e in via Pusterla, dove saranno collocate le due basi delle operazioni cantieristiche, per permettere all'impresa affidataria Nico Vardanega Costruzioni Srl di accedere con mezzi e macchinari all'area dei lavori.
Doppio senso di circolazione in via Angarano tra Palazzo Bonaguro e il Ponte e divieto di sosta h24 e 7 giorni su 7 in via Pusterla. Chi però immagina già in azione il via vai di tecnici, operai e macchine operatrici per l'allestimento del cantiere pecca un po' troppo di fantasia.

Foto Alessandro Tich

Ci vorrà ancora, probabilmente, qualche giorno. Oggi si è tenuto un ennesimo incontro tra i tecnici della Vardanega e gli omologhi referenti dell'Area Lavori Pubblici del Comune per definire gli ulteriori dettagli della cosiddetta “cantierizzazione” e domani ne è in programma un altro ancora. In attesa dell'effettivo e definitivo avviso di “start”.
Nel primo pomeriggio, sospinti dall'abituale curiosità del cronista, facciamo un giro di perlustrazione per controllare di persona lo stato delle cose.
Nel cortile di Palazzo Bonaguro, dove sarà allestita una delle due basi di logistica dei mezzi e di deposito dei materiali, la pace regna ancora sovrana. Ma il cortile non è vuoto: a “presidiare” l'area vi è infatti un camioncino della Vardanega. Niente di più, ma appare quasi come un segnale di delimitazione del territorio e di occupazione dello stesso, come la bandiera conficcata sul ghiaccio dai primi esploratori per la conquista del Polo (non museale).
Della serie: “noi siamo qui e qualcosa sta per succedere”.
Situazione al momento ancora più tranquilla in via Pusterla dove, nonostante il divieto di sosta h24 in vigore da oggi - in realtà non ancora chiaramente indicato - c'è la solita fila di auto posteggiate lungo la riva del canale di derivazione Arcon. Quello del progetto della centralina idroelettrica, tanto per intenderci.
Insomma: il cantiere da allestire appare ancora fermo, eppur si muove.
Il vicesindaco e assessore ai Lavori Pubblici Roberto Campagnolo, a cui chiediamo qualche aggiornamento sulla tempistica dell'effettivo inizio delle operazioni, ci dice che non può darci una risposta perché la tempistica in questione dipende non più dal Comune ma dall'azienda appaltatrice. “Noi fino a qua ci siamo arrivati - replica The Vice -. Adesso tocca alla ditta fare le proprie azioni.”
Rientriamo in redazione da Palazzo Bonaguro attraversando, obbligatoriamente, il caro, vecchio e malandato Ponte di Bassano. Viene quasi la voglia di dirgli: “Dai, forza che ci siamo.”
Dalla balaustrata nord notiamo come sempre lo striscione “Aiutiamo il Ponte”, stabilmente collocato sotto Ca' Brando, vicino al quale è parcheggiata sulle acque del Brenta l'oramai leggendaria canoa gialla del parrucchiere Ilario Baggio. Che ormai più di tre anni fa, pagaiando in mezzo ai piloni del manufatto, lanciò per primo l'allarme popolare sullo stato di degrado in cui versava e la successiva mobilitazione civica per contribuire al suo salvataggio.
Da bravo parrucchiere, Baggio aveva capito - come già scrivemmo all'epoca - che le condizioni del Ponte erano tali da mettersi le mani nei capelli. Da allora ne è passata di acqua sotto il Ponte e più volte siamo arrivati al punto di interrogarci se questi benedetti lavori sarebbero mai iniziati. Ma quel camioncino solitario di Vardanega, finalmente, ci fa sperare il contrario.

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