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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

La rinascita di Luisangela

Una seria operazione chirurgica. Cinque mesi trascorsi tra Ospedale e riabilitazione. Poi la “seconda vita” grazie all'amore per il patchwork. La bella storia di Luisangela Sambo, protagonista di una mostra alla chiesetta di San Rocco a Bassano

Pubblicato il 09-12-2016
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“Questa mostra è nata perché il 10 di marzo ho subito un'importante operazione chirurgica.”
Luisangela Sambo, da tanti anni ormai residente a Bassano, nata a Venezia da madre ligure di Oneglia e padre veneziano, sposata con Roberto Gidoni e con due figli (Marco ed Elisa), lo rivela ben sapendo che i miei appunti finiranno su un articolo che sarà letto da molte persone.
Al diavolo la riservatezza e la privacy sulle questioni di salute: quando le cose bisogna dirle, si dicono. Perché la mostra “Luisangela - 20 anni di patchwork”, inaugurata ieri alla chiesetta di San Rocco in Prato Santa Caterina a Bassano del Grappa, è davvero un'espressione di catartica liberazione da un difficilissimo momento della vita.

Luisangela Sambo con la sua opera "Il Ponte di Bassano", premiata nel 2001 al World Quilt Competition negli Stati Uniti (foto Alessandro Tich)

“Ho fatto cinque mesi di Ospedale, tra cure e riabilitazione, e dovevo restare paralizzata a destra - riferisce l'artista -. È stata una cosa assurda, ma sono stata aiutata da delle bravissime persone, come la logopedista Carla Maestrelli e il fisioterapista Mario Bruno. Mi hanno fatto fare delle tecniche strane, come il riconoscimento di superficie ad occhi chiusi o la localizzazione nello spazio ad occhi chiusi. Sono venuta fuori l'8 luglio solo perché l'11 luglio mio figlio Marco si laureava.”
“A Villa Miari, a Santorso - racconta ancora l'autrice -, sono stata sottoposta a un percorso di recupero neuro cognitivo. E proprio qui mi hanno detto: “Lei deve tornare a fare quello che le piaceva fare di più”. È stato uno sprone a ritornare a fare patchwork. Sono tornata a vivere.”
E così Luisangela - uscita nel frattempo dal lungo periodo di terapia e riabilitazione - si è reiscritta all'associazione Bassano Patchwork, di cui negli anni era stata una delle socie più attive, e ha ripreso a realizzare opere con la raffinata tecnica per la creazione di quadri di stoffa e di quilt a colpi di tessuti colorati e macchina da cucire. E dalla riconquista della fantasia creativa al progetto della mostra, primariamente e pienamente sostenuto dalla famiglia, il passo è stato breve.
“L'idea di questa mostra - spiega - nasce perché mio marito ha voluto fortemente seguire quello che sapevo fare di più: il ricamo e il patchwork.”
“Ho trovato la collaborazione del comitato di quartiere Margnan Conca d'Oro che mi ha messo a disposizione questa bella chiesetta - aggiunge - e ho avuto il prezioso supporto di Marina Torracca per l'allestimento, con le opere esposte senza piantare neanche un chiodo. Ho ripreso a frequentare la Bassano Patchwork ed eccomi qua, con questa mostra che mi vede protagonista.”
L'esposizione presenta una selezione di patchwork creati da Luisangela Sambo negli ultimi vent'anni, a partire proprio dagli inizi.
Ovvero dalle prime opere, dove è ancora presente l'elemento aggiuntivo del ricamo, appreso da bambina dalla nonna materna, fino ai motivi artistici più evoluti dove l'abilità tecnica si abbina anche a una sapiente sensibilità e padronanza sui colori, frutto dei segreti appresi in un corso di “tintura di stoffe” a Francoforte in Germania.
Non c'è ripetitività nell'ispirazione dell'autrice: ogni lavoro è diverso dall'altro.
Se ad esempio in “Dune” è raffigurata una solare interpretazione del paesaggio desertico, ne “Le due sorelle” si passa a un tuffo nella psicoanalisi, con l'idealizzazione di una sorella che non è mai esistita ed è forse rimpianta.
L'opera “Liguria”, che ripercorre le spensierate vacanze trascorse in gioventù, accosta elementi architettonici caratteristici (dai “caruggi” ai pavimenti e alle balaustre) ad elementi paesaggistici tipici, mentre “Il Monte Grappa visto dall'alto” è un'originale rivisitazione degli anni universitari di Architettura, trascorsi a comporre tavole per l'esame di disegno tecnico.
Ma c'è anche “Tango”, libera interpretazione di soggetti, segni e colori di Mirò oppure “Il cappello della Badessa”, lavoro autobiografico che mescola abilmente elementi geometrici curvi ad elementi quadrati e rettangolari, nel quale traspare l'ispirazione di Gustav Klimt.
Notevole anche “Colori nel vento”: un'immagine fissa fatta a sua volta di tanti riquadri che, come in una serie di fotografie, richiama un movimento ritmato con i colori a sostituire lo stormire delle foglie.
Su tutto e su tutti si impone l'imponente lavoro “Il Ponte di Bassano”: l'opera più famosa e rappresentativa dell'autrice, dove la raffigurazione nel nostro monumento simbolo e del paesaggio circostante è accompagnata dalla riproposizione, tra i piloni del Ponte, dei “volti” del geniale architetto e artista viennese Friedensreich Hundertwasser.
Vincitrice nel 2001 del secondo premio nella sezione “miglior opera nazionale” al World Quilt Competition negli Stati Uniti, l'opera è stata al centro di un tour espositivo di tre mesi in vari Stati degli USA, contribuendo a far conoscere il Ponte e la nostra città presso il pubblico di Oltreoceano.
Questo ed altro si può dunque ammirare nella piccola, per dimensione di spazio, ma significativa ed esaustiva mostra a ingresso libero - che gode del patrocinio del Comune di Bassano del Grappa -, aperta fino a domenica 11 dicembre e poi nuovamente dal 16 al 18 dicembre dalle 10.30 alle 13 e dalle 15.30 alle 20. Una rassegna che contiene un messaggio di passione per la creatività senza confini e insieme di ritorno alla vita.
Ce lo conferma l'opera esposta proprio di fianco alla porta della chiesetta, l'ultima della selezione in ordine cronologico, realizzata da Luisangela Sambo lo scorso agosto alla fine dei cinque lunghi mesi di terapia e riabilitazione.
Racchiuso in un paesaggio multicolore, vi è raffigurato il centro di recupero neuro cognitivo Villa Miari di Santorso, dove l'artista è stata incoraggiata a riprendere in mano la sua grande passione.
Titolo dell'opera: “Rinascita”.

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