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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Esserci o non esserci

Shakespeare in Love: perché Bassano entra a pieno titolo nella controversa biografia del sommo drammaturgo inglese. E intanto Operaestate, con Fondazione Luca, propone una rassegna dedicata alle sue opere e al suo collegamento con la nostra città

Pubblicato il 26-06-2016
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Rinascimento in bianco e nero

Esserci o non esserci, questo è il dilemma.
La Gran Bretagna esce dalla UE? E noi ci riappropriamo di William Shakespeare. Ne abbiamo anche pieno diritto, visto che il Bardo di Stratford-upon-Avon deve buona parte della sua incommensurabile fama a storie, tramutate in leggendarie tragedie o commedie, ambientate in Veneto.
Qualche esempio? Romeo e Giulietta, ovviamente. La Love Story di tutte le Love Stories è ispirata a una novella del vicentino Luigi Da Porto e si svolge, come tutti ben sappiamo, a Verona. La stessa città dove si sviluppa la trama de “I due gentiluomini di Verona”.

Fonte immagine: telegraph.co.uk

E che dire di Otello, il moro di Venezia? In laguna nasce anche il mito di Shylock, l'antieroe de “Il Mercante di Venezia”. Non manca la dotta Padova, dove si intrecciano le vicende amorose de “La bisbetica domata”.
Negli anni - vista l'ambientazione italiana di quasi metà delle opere del sommo autore, tra cui “Molto Rumore per Nulla” o “La Tempesta” - si sono accavallate suggestive e azzardate ipotesi di vari studiosi secondo i quali, per ragioni che lascio alla voglia di approfondimento del lettore, Shakespeare sarebbe in realtà nato in Italia e quindi emigrato, per motivi religiosi, oltre Manica.
Insomma: un cervello in fuga dei tempi che furono, che dalla nativa Messina (ardita ma affascinante tesi del professore siciliano Martino Iuvara, ripresa persino dall'autorevole e imperturbabile The Times) sarebbe fuggito con la famiglia di fede calvinista dal giogo della Santa Inquisizione, fermandosi per alcuni anni a Treviso e studiando a Venezia, Padova e Mantova.
Quindi, a 24 anni, il buon Michelangelo Florio Crollalanza si sarebbe definitivamente trasferito in Inghilterra, accolto da un cugino della madre rifugiatosi a Stratford-upon-Avon che aveva cambiato il cognome (“Crollalanza”, ovvero “Scrolla, scuoti la lancia”) nel suo equivalente inglese “Shakespeare” e aveva avuto un figlio, di nome William, morto prematuramente.
L'“italiano” Michelangelo, alla presumibile ricerca di un alias per sfuggire una volta per tutte agli scagnozzi dell'Inquisizione, avrebbe adottato per sé il nome del bambino scomparso e il cognome inglesizzato diventando, per sempre, William Shakespeare.
Potremmo essere - e molto probabilmente lo siamo - ai confini della fantascienza, ma bisogna riconoscere che queste dietrologie sulle origini del Bardo inglese sono estremamente stuzzicanti. In realtà l'ispirazione italiana e in particolare veneta delle opere shakespeariane sarebbe molto più semplicemente il frutto degli stretti rapporti culturali sviluppatisi nel '500 tra la Serenissima e i viaggiatori e studiosi inglesi, da cui il papà di Otello e di Romeo and Juliet sarebbe rimasto fortemente attratto e influenzato.
Ma il solo immaginare che l'autore sul quale hanno dedicato ore ed ore della loro giovinezza milioni di studenti di letteratura inglese - e di cui quest'anno si celebrano i 400 anni dalla morte - possa essere stato un italico migrante, rappresenta lo stimolante top dell'Unione Europea della fantasia.

Fra la via Aemilia e il West

E poteva mancare, tra i “misteri di Shakespeare”, anche l'addentellato bassanese? Certo che no. Perché Bassano, in qualche modo, deve sempre esserci comunque. Altrimenti che gusto ci sarebbe a scrivere di queste cose su Bassanonet?
Esisterebbe infatti uno stretto collegamento tra la nostra città e il Bardo di Sua Maestà. Rappresentato dalla figura di Aemilia Bassano, componente dell'omonima famiglia di musicisti e liutai originari della città del Grappa e attivi a Venezia e alla corte inglese.
Aemilia Bassano Lanier, o Lanyer (1569-1645), suonatrice di virginale alla corte della regina Elisabetta I, poetessa e da molti considerata la prima femminista della storia, è indicata da alcuni studiosi come la “Dark Lady” ovvero la “Dama Bruna” dei Sonetti shakespeariani, pubblicati nel 1609 ma scritti tra il 1592-95.
Secondo le scritture, l'intraprendente Aemilia in terra inglese sarebbe stata amante di “parecchi nobili” e in particolare di Lord Hunsdon, protettore della compagnia teatrale “The Chamberlain’s Players”.
Si trattava - guarda caso - della compagnia di William Shakespeare, pure al quale la dama bassanese dedicò le sue “attenzioni” e che si sarebbe persino preso una sbandata per lei.
Studioso dell'intrigante rapporto tra Aemilia e il sommo drammaturgo, nonché apprezzatissimo traduttore dei Sonetti è stato un altro bassanese: il compianto professor Giovanni Cecchin, ricercatore e docente ad invito all'Università di Princeton nel New Jersey, che tra le sue molteplici attività culturali per primo recuperò anche testi e immagini che collegano Ernest Hemingway alla città del Grappa ed in particolare a Ca’ Erizzo Luca, dove ha contribuito alla realizzazione del Museo dedicato alla Grande Guerra.
E' stato anzi lo stesso Cecchin a risolvere l'enigma che aveva appassionato ma anche diviso i tanti biografi del Bardo inglese, portando le prove dell'identificazione della “Dark Lady” nel libro “Emilia Lanyer Bassano. La Dama Bruna di Shakespeare”, uscito per la Collezione Princeton nel 1996.
L'indagine del professor Cecchin documenta e conferma l'ipotesi che era stata avanzata vent'anni prima dallo storico gallese Alfred Leslie Rowse dell'Università di Oxford, ma che all'epoca venne ferocemente contestata dagli studiosi e ben presto finì nel dimenticatoio. “La personalità e il nome di questa donna - dichiarò Cecchin, all'uscita del suo libro, all'agenzia Adnkronos - appaiono come in codice, mettendo a confronto le “note cliniche' di un medico astrologo seicentesco, Simon Forman, che ebbe Emilia come sua cliente, con i Sonetti e i drammi di Shakespeare e le opere della stessa Bassano, in particolare '”Salve deus'”, una sacra e profana rappresentazione della passione di Cristo stampata a Londra nel 1611.”
Chi l'avrebbe mai detto? Il nome di Bassano entra a piano titolo nella controversa biografia di Shakespeare in Love, lungo il percorso di amori e turbamenti fra la via Aemilia e il West.

Da Ernest a William

Bassano del Grappa non poteva quindi esimersi dall'aderire alle manifestazioni culturali per l'anno shakespeariano. La qual cosa viene resa possibile grazie al rinnovato accordo di collaborazione per la cultura e gli spettacoli tra Operaestate Festival Veneto e Fondazione Luca.
Ben 16 appuntamenti di cinema, teatro e danza del Festival - che quest'anno dedica ampia parte della programmazione al 400simo anniversario dalla morte di Shakespeare - saranno allestiti a Villa Ca' Erizzo Luca, sede del museo Hemingway e della Grande Guerra, celebrando uno dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi attraverso le sue opere ma anche attraverso il suo legame con la nostra città.
Ad inaugurare in anteprima la rassegna negli spazi della dimora sul lungobrenta Hemingway sarà un ciclo di film dedicati, intitolato “CineShakespeare”, che riunisce sette pellicole realizzate dal 1948 agli anni 2000 (ingressi libero con prenotazione obbligatoria allo 0424 529035 o a info@villacaerizzoluca.it).
Si inizia domani, lunedì 27 giugno, col memorabile “Otello” di Orson Welles.
Segue il 28 giugno “Romeo+Giulietta” con un giovanissimo e promettente Leonardo Di Caprio. 29 giugno proiezione di “Ran”: ispirato al Re Lear, uno dei capolavori di Akira Kurosawa. Sullo schermo, il 30 giugno, “Molto rumore per nulla”, di e con Kenneth Branagh.
La cine-rassegna proseguirà a settembre: l'1 con “Amleto”, di e con il premio Oscar Laurence Olivier; il 2 con “Il Mercante di Venezia” con Al Pacino e Jeremy Irons e il 3 con “Giulio Cesare” di Mankiewicz, con un grande Marlon Brando nel ruolo di Antonio. E' stata una selezione non facile: le opere della settima arte ispirate a Shakespeare presenti negli archivi cinematografici e televisivi sono infatti circa 1150.
Il progetto del Festival proseguirà indagando sugli “intrecci dark” del nostro eroe. Doppio appuntamento nel giardino di Villa Ca' Erizzo Luca mercoledì 3 agosto, per la serie di Operaestate “Woman in Love - Le donne di Shakespeare”: progetto del Teatro Stabile del Veneto con otto monologhi in altrettanti spazi museali e luoghi di pregio del Veneto, dal Museo Giorgione di Castelfranco alla Gipsoteca.
Alle 18.30 saranno di scena Lady Anna, innamorata di Riccardo III e Lady Capuleti, madre di Giulietta, che narra del suo amore giovanile con il futuro padre di Romeo.
Alle 21 riflettori accesi su Lady Macbeth, sensuale e ambiziosa donna di corte e di Jessica, figlia dell'ebreo Shylock del Mercante di Venezia.
E Aemilia Bassano? C'è anche lei, ovviamente, tra le donne shakespeariane protagoniste del cartellone di Operaestate nella Villa bassanese.
La sua storia sarà rievocata in una tre giorni a lei dedicata (18,19 e 20 agosto) con i racconti del drammaturgo Luca Scarlini, con i sonetti riproposti da Anagoor e con un concerto di musiche dei Bassano.
Non solo Shakespeare: Il 25, 26 e 27 agosto, nella Cappella Mares della Villa, spazio a B.Motion Danza con le performance del progetto “Stabat Mater” che vedrà protagoniste, nell'occasione, la coreografa giapponese Yoko Higashino e la coreografa israeliana Yasmeen Godder.
Il progetto di Operaestate su Shakespeare poi proseguirà lungo tutto il Festival con l'allestimento in altri luoghi di opere teatrali e musicali, a partire dal “Sogno di una notte di mezza estate” di Mendelssohn, nato dalla residenza artistica bassanese degli Spira Mirabilis, fino al “Mercante di Venezia” della Compagnia americana de’ Colombari e al teatro più giovane e impegnato: con Stivalaccio Teatro in “Romeo e Giulietta”, Roberto Latini in “Amleto” e Michele Sinisi in “Riccardo III”.
Bassano del Grappa, dunque, si prepara a una pacifica invasione shakespeariana.
Esserci o non esserci? Il dilemma, in questo caso, non sussiste.

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