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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Sturmtruppen

Tutti insieme appassionatamente: resoconto a ruota libera sull'inaugurazione del restaurato Palazzo Sturm e dell'installazione artistica “King Kong Rhino”

Pubblicato il 15-12-2018
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Brassaï. L’occhio di Parigi

L'appuntamento per le Sturmtruppen è fissato alle ore 10 nella sala Chilesotti del Museo Civico, per la tavola rotonda di presentazione dell'intervento di restauro di Palazzo Sturm. Di seguito, poco prima di mezzogiorno, tutti a Palazzo Sturm per il taglio del nastro al cancello d'ingresso del belvedere dello storico edificio che ospita il Museo della Ceramica e il Museo della Stampa Remondini, restituito al ruolo e all'immagine di accogliente bomboniera. Ma anche per lo svelamento del rinocerontone d'acciaio, che da qui alla mostra di Albrecht Dürer veglierà dalla terrazza panoramica sul restauro del Ponte Vecchio, e per una visita guidata alle sale restaurate del Palazzo.
Un piccolo esercito di autorità e cittadini che non ha voluto mancare a questo appuntamento della serie “Quel giorno, lì, c'ero anch'io”, con l'Amministrazione comunale al settimo cielo per quest'opera compiuta entro i limiti di mandato.
C'è così tanta gente che il rinfresco inaugurale predisposto da Roberto Astuni e preso d'assalto dai presenti con un impeto alla Sturm und Drang si rivelerà, alla fine, insufficiente. Ma la fame vale la candela: in questa affollata occasione cultural-mondana da godere tutti insieme appassionatamente, un piattino di finger food o un calice di prosecco in meno è un sacrificio da mettere in preventivo.

Foto Alessandro Tich

La grande star della giornata è Li-Jen Shih, l'artista di Taiwan che ha realizzato “King Kong Rhino”, il monumentale rinoceronte in acciaio specchiato inox ceduto in comodato al Comune di Bassano per il particolare evento. Al Museo Civico la direttrice Chiara Casarin, che ricorda il legame tra il Rhino cinese e la xilografia del “Rinoceronte” di Dürer conservata a Bassano, lo ringrazia e lo chiama “Mister Shih”. Il quale, in lingua cinese con servizio di traduzione volante in italiano, ringrazia a sua volta “Chiala” per l'opportunità offerta di esporre il suo simbolico animale in riva al Brenta.
Mister Shih, reduce con la sua opera dalla Biennale di Venezia, è un gran simpaticone: in sala Chilesotti esprime la sua gratitudine alla città di Bassano con il classico inchino a mani congiunte all'orientale e si guadagna l'applauso generale della platea, prima del taglio del nastro a Palazzo Sturm si fa dei selfie con la gente assiepata alle sue spalle e dopo lo scoprimento del drappo che celava parzialmente il suo “King Kong Rhino” si fa fotografare con chiunque davanti al metallico bestione sfoggiando un sorriso inossidabile e il pollice alzato. E così, scivolando sugli Shih, il rituale della foto col King Kong prosegue in felice e beata profusione fino a esaurimento selfie.
Tale è l'attrazione esercitata dal cornuto quadrupede tutto specchi che si rischia quasi di mettere in secondo piano il vero motivo per il quale l'odierna adunanza è stata organizzata. E cioè la conclusione dell'intervento di conservazione e restauro dell'edificio di sette livelli che fu donato nel secolo scorso al Comune di Bassano dal barone Giovanni Battista Sturm von Hirschfeld, ultimo esponente del ramo bassanese della nobile famiglia di origine boema. Iniziato nell'aprile dell'anno scorso per un importo complessivo di progetto di 1.450.000 euro, di cui 753.124,06 euro oltre Iva di importo lavori, il restauro - progettato dall'arch. Leonardo Lorenzoni e concordato passo per passo con la Soprintendenza ai Beni Artistici, rappresentata all'odierna inaugurazione dal soprintendente Fabrizio Magani - ha restituito le sale all'antico splendore e ha consentito inoltre di riportare alla luce elementi che finora, a noi contemporanei, erano sconosciuti.
È il caso dell'affresco da cui emerge parte della figura di un leone, molto probabilmente il Leone di San Marco, collocato sulla facciata del Palazzo rivolta verso il Brenta.
La descrizione dell'opera e del suo significato di potere e propaganda politica della Serenissima sopra l'antico porto di Brenta, affidata allo studioso e storico della Forma Urbana prof. Giamberto Petoello, è il momento più intenso e interessante della tavola rotonda di presentazione in sala Chilesotti. Tra i dipinti murali (e non murales, per l'amor d'Iddio) dello Sturm c'è anche la figura del famoso cane incatenato al collare, “spuntato” nella nicchia di una sala durante i lavori di ripristino di una parete, di cui fino a prima non si aveva notizia. Ed è soltanto una delle diverse curiosità e informazioni interessanti della visita, sia guidata che a briglia sciolta, all'interno del Palazzo.
I colori degli affreschi e dei decori sono stati rimessi a vivo con minuziose e avanzate tecniche di conservazione e alcuni pavimenti alla veneziana, oramai degradati, sono stati rimossi e ricostruiti con le medesime tecniche antiche. Il restauro, che ha compreso anche una ponderata collocazione dei nuovi impianti tecnologici, ha permesso di recuperare diverse sale, tra cui il ristrutturato sottotetto dell'edificio, che saranno utilizzate per mostre temporanee. Rimesse a nuovo anche le facciate esterne, nonché la scalinata e il passaggio lungo il Brenta del piano sotterraneo.
Ed è illuminante, in tal senso, l'espressione di soddisfazione che il vicesindaco e assessore ai Lavori Pubblici Roberto Campagnolo - presente oggi in rappresentanza della giunta comunale assieme al sindaco Riccardo Poletto e all'assessore alla Cultura Giovanni Cunico - non riesce a nascondere, facendola anzi risaltare, per il completamento dell'opera pubblica. “Speriamo bene”, sembra quasi volergli dire il Ponte Vecchio, ubicato e puntellato, con le sue terze ture, di lì a pochi metri in linea d'aria.
Attorno alle tredici, mentre continua il set fotografico sotto il rinoceronte d'acciaio, ma senza più Mister Shih, arriva il momento del rompete le righe.
Le Sturmtruppen rientrano a casa con la rinfrancante sensazione di poter dire agli assenti la fatidica frase equivalente a un selfie postato nei ricordi: “Che cosa ti sei perso.”

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