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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Pronto ma non Soccorso

Una dolorosa lombalgia da ernia discale che ti piega in due? Basta la Tachipirina e niente esami diagnostici. Ovvero quando la sanità pubblica ti costringe a rivolgerti a quella privata

Pubblicato il 15-12-2017
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Brassaï. L’occhio di Parigi

La storia che vi raccontiamo oggi non può essere definita un caso di malasanità: sarebbe forzatamente esagerato usare una parola di questo genere.
Non parliamo infatti di una situazione clinica grave, magari finita di male in peggio per circostanze fortuite o per l'imperizia di qualche medico.
Si tratta invece di un piccolo ma significativo esempio di quella che potremmo chiamare la “sanità insufficiente”: quella di un servizio pubblico che, in determinate evenienze, non garantisce l'assistenza più adeguata rispetto al problema diagnosticato e costringe il paziente a rivolgersi, volente o nolente, alla sanità privata.

Foto: archivio Bassanonet

È solo una delle tante storie del vissuto quotidiano al Pronto Soccorso e all'Ospedale di Bassano, con la differenza che questa volta le persone coinvolte in una risposta ritenuta insoddisfacente da parte della struttura pubblica hanno segnalato la cosa a Bassanonet.
Il paziente in questione è una giovane donna, residente nel Bassanese, che presenta delle ernie discali a due vertebre lombari (L4 e L5), già riscontrate ancora nel 2011.
Nei giorni scorsi il problema si è riacutizzato e nella mattinata del 5 dicembre la signora si è dovuta rivolgere al Pronto Soccorso del San Bassiano.
“Aveva problematiche al nervo sciatico, dolori e grosse difficoltà a camminare, era tutta storta nella postura - riferisce il marito della paziente -. È stata visitata dal medico di turno che le ha fatto la prova riflessi sulle ginocchia. Non le ha somministrato antidolorifici e non ha disposto esami diagnostici. Le ha detto: “Se vuole perdere tempo e soldi faccia una Tac”. Niente di più.”
Risultato finale: la donna è uscita dal Pronto Soccorso nelle stesse condizioni e con gli stessi dolori con cui era entrata. Il referto medico - che leggiamo - indica una prognosi di 15 giorni per “lombalgia con irradiazioni all'arto inferiore destro”, prescrive solo di prendere la Tachipirina e consiglia una “eventuale Tac lombare da programmare”.
In questo caso il Pronto Soccorso è stato veramente Pronto: dall'orario di accesso (9.27) a quello di dimissione (9.34) sono passati infatti solo 7 minuti. Ma in quanto al “Soccorso”, il consorte della paziente ha molto da ridire.
“È una vergogna - dichiara imbufalito -. Come si fa a ricevere in questo modo un paziente in una struttura pubblica dove i pazienti hanno il diritto di essere ascoltati? Se fossimo andati in Ospedale a fare la visita privatamente, sono sicuro che il medico avrebbe prescritto la cura adatta o anche un'eventuale operazione chirurgica. Perché la gente viene trattata come l'ultima ruota del carro, dov'è l'umanità? Dov'è la struttura pubblica? Allora privatizziamo tutto. Una volta all'Ospedale i raggi li facevano.”
Intanto resta il problema della lombalgia acuta da risolvere.
“Ci siamo rivolti a un osteopata che ci ha consigliato di andare a fare una visita privata da un neurofisiatra a Verona - continua il marito -. Ci andiamo lunedì prossimo, costerà 165 euro.” Benzina e autostrada escluse, ovviamente.
Di fronte al caso segnalatoci, è comunque opportuno riprendere il vecchio adagio che ci consiglia di non fare di tutta l'erba un fascio.
Il fatto di riportare un asserito disservizio del Pronto Soccorso nei confronti di un paziente non significa che questa debba essere la regola, a fronte anche delle attestazioni positive di tante altre persone, sia dal punto di vista clinico che da quello umano, nei confronti della stessa struttura ospedaliera di urgenza ed emergenza medica.
Ed è anche il caso di chi vi scrive, che in tre diverse occasioni - una per se stesso e altre due per dei propri congiunti - ha ricevuto risposte dal Pronto Soccorso di Bassano tali per cui non posso che parlarne più che bene.
Tuttavia sono riscontri che non finiscono sui giornali, perché se un medico soddisfa il paziente non fa altro che fare il suo dovere.
Ma è indubbio che il caso riportato è il segnale di una tendenza che oggi cova sempre più dietro l'angolo: quella di un servizio sanitario pubblico che in talune occasioni - vuoi per sovraccarico di lavoro, vuoi per carenza di personale, vuoi per qualsiasi altro motivo da approfondire in altre sedi - garantisce solo il “minimo sindacale” di attenzione, delegando di fatto la presa in carico del paziente all'universo parallelo della sanità privata.
E ancora il marito della signora tira fuori una copia di qualche giorno fa del “Giornale di Vicenza”, dove nella cronaca di Bassano un articolo decanta le eccellenze del nosocomio cittadino con il titolo: “Ospedale a misura d'uomo e con ottimi professionisti”.
“Il Veneto è considerato la regione più virtuosa d'Italia per la sanità - commenta -. Finché hai i soldi e non ne spendi per assistere adeguatamente i pazienti, per forza che siamo virtuosi.”

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