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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Prima di Stacchio, ci fu lui
E' morto a Pove del Grappa Natale Dal Moro. 16 anni fa sparò a un giostraio, armato di pistola, che stava rubando nel suo bar-tabaccheria. Fu indagato per eccesso di legittima difesa e condannato a risarcire il malvivente
Pubblicato il 09-06-2015
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Natale Dal Moro, ex tabaccaio di Pove del Grappa, è morto all’età di 81 anni. Oggi il suo nome è comparso sul giornale nello spazio delle epigrafi, ma 16 anni fa - per tutt’altri motivi - riempì per giorni le pagine dei quotidiani e i servizi dei telegiornali. Il 12 gennaio 1999, infatti, Dal Moro diventò suo malgrado protagonista di una drammatica vicenda che - anche se non ci scappò il morto - ricorda in tutto e per tutto quello che è successo la sera dello scorso 3 febbraio al benzinaio di Ponte di Nanto Graziano Stacchio.
Nel corso della notte tre giovani malviventi, tutti giostrai, presero di mira il bar-gelateria-tabaccheria “Da Natale”, che Dal Moro gestiva a Pove assieme alla compagna di allora e contitolare Elsa Guadagnini. L’intrusione dei ladri - che stavano rubando sigarette, valori bollati e schede per ricariche - fece scattare l’allarme nell’appartamento dei due gestori del locale, al piano di sopra.
La donna chiamò il 112 mentre Dal Moro, imbracciato il fucile, raggiunse i malviventi all’esterno. A quel punto uno dei tre giostrai, Davide Massaroni Gabrieli, allora appena 16enne, impugnò una pistola. Dal Moro non ci pensò due volte e sparò, ferendo il ladro che fu recuperato dai due complici che, in fuga con una Fiat Uno, lo scaricarono davanti al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Bassano.
Natale Dal Moro con Elsa Guadagnini in una foto di alcuni anni fa (fonte immagine: gazzettino.it)
Il gesto di Dal Moro - che suscitò la solidarietà di tutti i tabaccai d’Italia e una raccolta di 5000 firme in suo sostegno nel suo paese - ebbe uno strascico giudiziario. Il commerciante - che aveva un porto d’armi per uso sportivo - fu indagato per eccesso colposo di legittima difesa, rinviato a giudizio e alla fine condannato a pagare al giostraio ferito (che successivamente avrebbe continuato a delinquere) un risarcimento di 110 milioni di lire.
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