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Invitando i sindaci a Pove del Grappa per la Valsugana l'assessore regionale Donazzan ha assunto il ruolo che le compete: quello di riferimento in Regione per le istanze di tutto il comprensorio bassanese. Ma non è stato sempre così

Pubblicato il 17-01-2015
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“Fare fronte comune” (dal vocabolario online Treccani.it): “Unirsi strettamente per una lotta comune, per la difesa di comuni ideali o interessi”.
Non saremo ancora a questi livelli, ma l'incontro dell'altroieri sera a Pove del Grappa sul progetto della superstrada Nuova Valsugana, di cui riferiamo nel precedente articolo, profuma di un'unità di intenti assolutamente inedita nel nostro territorio. Perché a chiamare i sindaci del Bassanese interessati o vicini al tracciato per un confronto informale sull'argomento - prima dei pareri formali sull'infrastruttura viaria da portare a Roma in Conferenza dei Servizi - è stata l'assessore regionale Elena Donazzan, che giocava in casa. Un'iniziativa che ha conferito alla componente della giunta Zaia il ruolo che le compete: ovvero di riferimento in Regione e di rappresentante a Venezia delle istanze di tutto il comprensorio bassanese.
Non è stato sempre così, soprattutto negli anni in cui a Bassano governava l'Amministrazione Cimatti. E non era così alcuni mesi fa, nella lunga stagione della campagna elettorale per le comunali a Bassano, dove la pasionaria di destra ha anteposto il suo credo politico (assieme anche al governatore leghista Zaia) all'ipotetica equidistanza che un amministratore regionale in carica dovrebbe dimostrare riguardo ai destini degli enti locali.

L'assessore regionale Elena Donazzan (foto Alessandro Tich)

Ma le cose cambiano velocemente, anche e soprattutto in politica. Dove i nemici di un tempo possono persino trasformarsi in alleati. Al punto che la partecipazione all'incontro di Pove di sindaci “sinistri” come i primi cittadini di Bassano e di Cassola, Poletto e Maroso, non deve più di tanto sorprenderci. Perché questi sono i nuovi condottieri dei governi del territorio e l'assessore veneto, che di sua sponte ha promosso il briefing con gli amministratori locali, avrà dovuto farsene una ragione.
Fatto sta che Elena di Pove ha invitato i sindaci, e i sindaci hanno risposto: “presente”. A pensar male si potrebbe dire che cotanta disponibilità da parte della Donazzan può sottintendere un'abile operazione di immagine in vista dell'imminente campagna per le prossime elezioni regionali, nel “semestre bianco” di fine legislatura in Regione dove tutti i miracoli sono possibili, avvenuti finanziamenti per il Tempio Ossario e per il Ponte degli Alpini compresi.
Ma se anche così fosse, vista l'importanza dell'argomento trattato, a questo punto poco importa.
Anche perché l'esponente dell'ex PdL, rispetto al tema in oggetto, in Regione ha una delega “pesante”: quella ai Trasporti. Mentre la collega Isi Coppola, decaduta da consigliere regionale ma tuttora assessore della giunta Zaia, ha assunto il referato alle Infrastrutture. Le due “quote rosa” del governo veneto che su incarico del governatore hanno raccolto - dividendosene le competenze - la pesante e soprattutto imbarazzante eredità di Renato Chisso: l'ex onnipresente deus ex machina di ogni grande opera viaria e di ogni progetto di finanza in campo infrastrutturale nel Veneto, travolto dall'inchiesta giudiziaria sul Mose e silurato dalla stanza dei bottoni. E, da neo assessore regionale ai Trasporti, la politica povese fa capire che la situazione è cambiata rispetto ai tempi che furono.
“A Pove ho voluto incontrare 12 sindaci per un aggiornamento degli sviluppi dell'iter della Valsugana, alla luce di tre novità - ci dice l'assessore Donazzan a margine di una cerimonia a Cornedo Vicentino -. La prima novità è che il governo ha inserito la Valdastico Nord tra le opere strategiche. Si apre quindi una riflessione sulla permanenza dell'interesse pubblico della Valsugana, anche perché per la Regione la Valdastico Nord è la priorità. La seconda novità è che molte Amministrazioni si sono rinnovate. La terza è che è cambiato l'assessore. Come giunta regionale stiamo effettuando una ricognizione di tutto, e cioè di tutte le opere e di tutti gli impegni nel campo delle infrastrutture.”
“Il territorio su questa questione fino adesso ha compiuto il grande errore di avere una scarsa unità - afferma ancora Elena Donazzan -. Ciascuna amministrazione si è mossa per conto proprio, serve invece coesione.”
Ed ecco allora - servita su un vassoio d'argento - la Pax Povese, con l'invito alla reciproca concertazione e condivisione dei passi da fare riguardo all'infrastruttura che incombe sulla Valle. All'assessore va riconosciuta una certa coerenza: il 13 dicembre 2011, quando la giunta regionale approvò inaspettatamente la dichiarazione di pubblico interesse del project financing dei proponenti privati della superstrada a pedaggio, lei si astenne dal voto.
E a seguito dell'astensione arrivò a dichiarare che “la Nuova Valsugana è un’opera strategica per il Veneto e per il territorio del bassanese, ma deve essere voluta dal territorio”. Ancora l'assessore dissidente dichiarò la sua “irritazione e preoccupazione” per “la fretta con la quale si è giunti alla proposta in giunta regionale”, della quale non ne aveva “compreso l'urgenza”. In quella seduta di giunta la dichiarazione di pubblico interesse della Nuova Valsugana non era infatti all'ordine del giorno. Venne portata “fuorisacco” da Chisso e votata ed approvata in un baleno.
Poco dopo, incontrando i giornalisti a Palazzo Balbi per il dopo-giunta e annunciando a sorpresa l'avvenuta deliberazione, l'assessore Chisso tesseva le lodi del project e dichiarava che “la Nuova Valsugana è complementare e non alternativa alla Valdastico Nord: entrambe stanno in piedi economicamente”.
Ma anche il governatore Luca Zaia era sulla stessa lunghezza d'onda: “Vogliamo trovare con le amministrazioni locali le soluzioni migliori - dichiarava il presidente del Veneto nella medesima occasione -, perché il nostro obiettivo è fare le strade che servono al Veneto e corrispondano alle esigenze delle comunità locali: la Regione non vuole ‘scaricare' le infrastrutture sui territori e in questi anni lo abbiamo sempre dimostrato. La Pedemontana è un esempio, ma lo è anche la Nuova Valsugana: questa è una strada che sostanzialmente non vedremo, perché dei suoi 18 km 11 sono in galleria.”
Dunque se i Comuni chiamati ad esprimere l'ultimo parere sul “progetto preliminare ottimizzato” non vorranno la superstrada a pedaggio Valsugana, a perorarne la causa nella stanza dei bottoni di Venezia sarà Elena di Pove.
Ma se davvero i tempi sono cambiati, l'importante è che sia d'accordo anche Luca di Bibano di Godega di Sant'Urbano.

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