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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Special report

Attualità

Independence Day

A Bassano la grande mobilitazione dei sostenitori del referendum consultivo per l'indipendenza veneta, arrivati da 147 Comuni di tutta la regione. Col governatore Zaia in testa: “E' una rivoluzione moderna, come i catalani”

Pubblicato il 01-12-2013
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Brassaï. L’occhio di Parigi

La fossa dei leoni - di San Marco, ovviamente - è concentrata in piazzale Cadorna, sede prescelta per i comizi finali della manifestazione a sostegno del referendum consultivo per l'indipendenza veneta.
E' quanto richiede la PDL (proposta di legge) regionale 342 sottoscritta una quindicina di consiglieri regionali del Veneto - tra cui il bassanese Nicola Finco - e finalizzata all'indizione del voto referendario, riservato ai residenti nella nostra regione, per “acclarare la volontà del Popolo Veneto in ordine alla propria autodeterminazione”.
Già presentata e discussa in consiglio regionale, la proposta indipendentista è stata rispedita al mittente. Ma ora i promotori e sostenitori del Veneto Nazione ritornano alla carica, scegliendo Bassano del Grappa quale città da cui rilanciare l'urlo separatista, per fare pressing al consiglio regionale affinché la proposta referendaria “per il Veneto Repubblica indipendente e sovrana” venga finalmente accolta.

Il passaggio della manifestazione sul Ponte degli Alpini (foto Alessandro Tich)

Tutti in riva al Brenta, dunque, per rispondere al richiamo dello stato maggiore del Comitato “Il Veneto Decida - el dirito de decìdare” (soci fondatori: Luca Zaia, Alessio Morosin, Indipendenza Veneta, Liga Veneta Repubblica, Comitato celebrazioni storiche della Milizia Veneta, Raixe Venete, Futuro Popolare Veneto, Veneto Stato, Veneto Stato Europa, Europa Veneta), attuale struttura di coordinamento del movimento indipendentista nei confronti di Roma, definita “soggetto legittimato passivo nel procedimento di autodeterminazione del Popolo Veneto”.
Luca Zaia, presidente della Regione Veneto - che ricorda dal palco della manifestazione, applauditissimo, di essere stato “l'unico governatore a non aver festeggiato i 150 anni dell'Unità d'Italia” - è uno dei fondatori del Comitato e non manca all'appuntamento bassanese. Al suo fianco, nella prima fila del corteo, lo segue come un'ombra l'europarlamentare Mara Bizzotto.
Poco più indietro - e avendo sottoscritto la PDL 342, ne ha ben donde - notiamo puntualmente Nicola Finco. Marino Finozzi, altro leghista in giunta regionale, sfila nelle retrovie.
Ma chi pensasse che la matrice politica delle istanze separatiste sia appannaggio esclusivo del fronte Lega Nord, si sbaglia.
Tra i front-men della manifestazione c'è ad esempio il consigliere regionale Stefano Valdegamberi, anch'egli co-firmatario della proposta di legge, oggi rappresentante di Futuro Popolare ma fino a ieri esponente dell'Udc.
Ci sono soprattutto - con la fascia con i colori della bandiera del Veneto e col cartello del “Comune Veneto” che ciascuno di loro rappresenta - i sindaci e i delegati dei 147 Comuni della regione che hanno approvato all'ordine del giorno del consiglio comunale la proposta di legge referendaria.
Tra questi c'è anche il Comune di Bassano del Grappa: e benché la presidente leghista del consiglio comunale Tamara Bizzotto sia presente tra i manifestanti, a reggere il cartello “Comune Veneto Bassano del Grappa (VI)” è la consigliera di Bassano ConGiunta Ilaria Brunelli.
L'assembramento in piazzale Cadorna è solo l'epilogo dell'affollato pomeriggio dell'Independence Day: col corteo partito da viale delle Fosse, transitato per le piazze e confluito - con sventolio di bandiere di San Marco e slogan libertari ripetuti ai megafoni - sul Ponte degli Alpini, andata fino a Angarano e ritorno.
E per darvi l'idea del movimentato, ma al contempo ordinato svolgimento della manifestazione vi rimandiamo alla nostra photogallery correlata al presente articolo.
In piazzale Cadorna è il momento degli interventi al microfono, e ad Alessio Morosin - autentico leader e trascinatore del movimento indipendentista - viene riservato un tributo da rockstar. Morosin si rivolge al popolo del “prossimo Stato indipendente” ricordando il 4 luglio 1776, giorno della Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America: “La libertà si conquista con un atto unilaterale di indipendenza”.
“La storia italiana in Veneto è finita - prosegue il capopopolo, attizzando i presenti -. O morte italiana, o indipendenza veneta.” Morosin tocca anche l'intoccabile, e cioè “la Costituzione italiana, che noi rispettiamo come Costituzione di uno Stato straniero.” Da qui la strada obbligata dell'autodeterminazione “da conquistare in modo democratico, pacifico, con il consenso dei veneti”.
Luca Azzano Cantarutti, presidente di Indipendenza Veneta, spiega i motivi pratici della mobilitazione: “Il Comitato ha voluto questa manifestazione per chiedere a tutti i veneti di sensibilizzare il consiglio regionale affinché il Veneto decida. Chiediamo di accelerare immediatamente quel percorso politico pacifico e legale per esprimersi con il voto referendario e dire “Si” o “No” a questa domanda: vuoi che il Veneto diventi una Repubblica indipendente e sovrana?”.
Standing Ovasiòn da parte di tutti i presenti.
Sbassè e bandiere e vardeme sue bae dei oci” esordisce il governatore Luca Zaia, che invita ad abbassare cartelli e vessilli per favorire la la visuale del palco anche alla “zente da drio”.
“Il progetto di indipendenza lo seguiamo da mesi - afferma Zaia - e assemblee come queste servono a chiarire le cose. Oggi nella nostra regione ci sono 170mila disoccupati, e il senso di essere qui oggi è quello di dare ascolto ai veneti che soffrono. L'indipendenza è una grande opportunità e siamo qua per ricordare a Roma che in Veneto 7 persone su 10 parlano in veneto.” “E i lavora in veneto!” - commenta un manifestante che ascolta l'intervento vicino a chi vi scrive. “Quello dell'indipendenza è un percorso serio, legale, compatibile con le norme internazionali - prosegue il governatore -. La serietà è anche il rispetto per chi oggi non è qui: i veneti sono galantuomini, noi non andiamo a devastare le città per le manifestazioni.”
Zaia parla di “rivoluzione moderna, come i catalani” e della ferma intenzione “di riportare il provvedimento in consiglio regionale, anche se non è facile”. E richiama di nuovo “al rispetto per chi non la pensa come noi” perché “l'indipendenza non è do una parte, è di tutti.”
Da qui la necessità di “evangelizzare” quella parte di popolo veneto (maggioritaria o minoritaria? NdR) che di distacco dalla sovranità dell'Italia non vuol sentir parlare. Zaia invita a “cercare di ampliare questo consenso”, sottolinea “il federalismo dei padri costituenti” e cita addirittura Einaudi, sostenitore, nel '48, della determinazione delle autonomie locali. “Siamo qua per legittima difesa” aggiunge il governatore. Per dire “basta” alle vessazioni di uno Stato italiano dove la gente “se impica in azienda” e “con oltre il 65% della pressione fiscale”.
Gli interventi sul palco proseguono finché l'oscurità del corto pomeriggio invernale non cala sulle numerose bandiere di San Marco convenute per l'occasione dai quattro angoli del Veneto. I partecipanti arrotolano i vessilli e coi fazzoletti col Leone ancora attorno al collo riprendono la strada di casa, per molti di loro molto lunga, soddisfatti per la buona riuscita della manifestazione.
Indipendentemente da tutto.

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