Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

Popolare di Marostica: quando un “no” vuol dire “sì”

L'assemblea dei soci della banca respinge l'indicazione di Bankitalia per l'azzeramento e ricambio immediato del Consiglio di Amministrazione. Ma parte già il graduale rinnovo dei vertici, con quattro dimissionari e due cooptati nel CdA

Pubblicato il 21-07-2013
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“L'assemblea dei soci della Banca Popolare di Marostica si è riunita in seduta ordinaria in data odierna e ha deliberato a larghissima maggioranza di non approvare la proposta della Banca d'Italia di sostituire l'intero consiglio di amministrazione e collegio sindacale.”
Inizia così il comunicato tramesso in redazione nel tardo pomeriggio in merito all'attesissima assemblea dei soci dell'istituto di credito di corso Mazzini, svoltasi oggi nella palestra dell'istituto scolastico Dalle Laste di Marostica.
All'ordine del giorno dell'affollata seduta - circa 1700 i soci intervenuti -, la cruciale decisione sull'accettazione della direttiva dell'Autorità di Vigilanza bancaria che a seguito delle ispezioni effettuate l'anno scorso e a fronte del saldo negativo di oltre 14 milioni di euro dell'esercizio 2012 della Popolare, ha chiesto l'azzeramento e il totale e immediato ricambio del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale della banca.

Foto Alessandro Tich

Ma il “no” deliberato dalla stragrande maggioranza dei soci rispetto all'indicazione di Bankitalia, in realtà, significa “sì”. Ma un “sì” condizionato a tempi e modi che non trasformino il richiesto rinnovamento in una improvvisa rivoluzione.
Quello che la base della Popolare di Marostica ha respinto all'autorevole mittente è infatti la modalità con la quale il cambiamento ai vertici dell'istituto, secondo il diktat giunto da Roma, dovrebbe avvenire: e cioè “tutti e subito”.
Il fatto che domani mattina non siederanno al tavolo del CdA dei volti totalmente nuovi, tuttavia, non significa che il ricambio nella stanza dei bottoni non sarà effettuato. E' la Banca d'Italia, infatti, a tenere il coltello dalla parte del manico e creare un “muro contro muro” con Palazzo Koch porterebbe a conseguenze facilmente immaginabili. Da qui l'immediata partenza di un “rinnovamento graduale” dei vertici amministrativi e dell'organo di controllo, già messo in atto al termine dell'assemblea.
“Il Consiglio di Amministrazione della Banca - informa infatti il comunicato della Popolare di Marostica - si è immediatamente riunito e ha deliberato di avviare il richiesto rinnovo degli organi di amministrazione e controllo con le dimissioni volontarie dei consiglieri Giuseppe Zuech, Romano Pigato e Augusto Brugnaro che si aggiungono al consigliere Lino Dainese già dimessosi in precedenza. Contestualmente si è dimesso l'intero Collegio Sindacale con decorrenza dalla prossima assemblea ordinaria e si è proceduto con la cooptazione di due nuovi consiglieri di amministrazione, Giuseppe Bottecchia e Giorgio Munari.”
Con quattro consiglieri di amministrazione dimissionari su nove totali - e quindi inferiori al 50% dei componenti del CdA - la banca ha evitato il decadimento del CdA medesimo e quindi l'inevitabile commissariamento. E' solo l'inizio della progressiva sostituzione degli amministratori dell'istituto di credito, con quell'innesto di “volti nuovi” che ampie frange della base dei soci stanno comunque richiedendo da tempo, indipendentemente dalle indicazioni di Bankitalia.
Nel frattempo, per la Popolare di Marostica si prospetta già un autunno caldo: sempre da Bankitalia - e nella fattispecie dal governatore Vincenzo Visco, intervenuto nei giorni scorsi all'assemblea dell'Abi - emergono nuove indicazioni sul futuro delle Banche Popolari, che dovranno trasformarsi in S.p.A. se quotate in Borsa o se di dimensioni medio-grandi.
Le Popolari più piccole, come è il caso di Marostica, dovranno invece “valutare l'opportunità di fare partnership con istituti di credito di elevato standing”. Il che significa, detto in soldoni, che nel prossimo futuro per l'istituto di corso Mazzini si prospetterebbe la fusione con una banca più grande.
Ma c'è fusione e fusione: e - come appreso da ambienti vicini agli attuali vertici della banca marosticense - solo l'apparentamento con un istituto “maggiore” che garantisca la prosecuzione del nome, dell'autonomia territoriale e del radicamento locale che contraddistinguono l'attività della Popolare di Marostica è ritenuta un'ipotesi di partnership praticabile.
Ma questo è un problema che sarà affrontato a tempo debito. La priorità va adesso data al ricambio, benché a fasi successive, del board amministrativo: prima di andare a cercarsi lo sposo, bisogna mettere ordine in famiglia.

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