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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

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Attualità

Il muggito della crisi

Visita curiosa alla Fiera Franca del bestiame di Bassano, specchio del momento del settore. Pochissimi i bovini in mostra e altrettanto scarsi gli affari: ormai gli animali si comprano in Francia

Pubblicato il 04-10-2012
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“Sentiamo se fa muuu...”. La mamma col bambino in braccio si avvicina alla mucca che in quel momento, non volendo sentirne di stare lì legata al palo in mezzo alla folla, muggisce ad alta voce la sua protesta.
Ma quello dell'irrequieto bovino, che attira l'attenzione del bambino, è il muggito della crisi.
Siamo alla Fiera Franca del bestiame di Bassano del Grappa, l'immancabile appuntamento del primo giovedì di ottobre - abbinato al concorso del “Bue Grasso”, riservato agli allevatori - che trasforma il tratto di viale De Gasperi tra il parcheggio Gerosa e la rotonda di via Rosmini in un colorito caravanserraglio di uomini e animali. Ma gli animali, ovvero i protagonisti dell'evento, sono sempre di meno. La gran parte dei settori della mostra-mercato sono desolatamente vuoti e per trovare i primi vitelli in esposizione dobbiamo camminare per un bel pezzo, ben oltre la fila delle bancarelle di articoli vari - anteprima delle centinaia di banchetti ambulanti che sabato e domenica invaderanno il centro storico - che occupano sempre più spazio.

Foto Alessandro Tich

La gente c'è e come sempre è tantissima, impegnata nello “struscio” tra i due lati della fiera dopo aver lasciato l'auto in tutti i buchi disponibili delle vie di Borgo Zucco. Ma l'offerta degli allevamenti è scarsa e con essa anche il giro di affari, e per gli allevatori e i mediatori col bastone non resta che contàrsea per aspettare mezzogiorno. “Ma xe 'na fiera grassa o magra?”, si chiede un visitatore al cospetto di una simile penuria di bestiame. “Poche vache, pochi schei sopratuto”, commenta un altro appassionato, che in quattro parole sintetizza il nocciolo del problema.
Umberto Carron, allevatore ed ex macellaio di Bassano, mentre osserva con occhio esperto un gruppo di “manze” in vendita ci dice sconsolato che “i prezzi xe fora” e poi ci spiega più in dettaglio come stanno le cose.
“Oggi gli allevatori per comprare i capi vanno direttamente in Francia, ci vado anch'io - afferma Carron -. Non servono più i permessi di una volta e lì le vacche hanno una carne migliore, più tenera. Qui in fiera ci sono i piccoli commercianti, che se vendono due o tre capi gli va bene. Una “manza” come queste qui davanti viene venduta a 1000 - 1050 euro. Sono troppo care, perché hanno una carne dura. In Francia un vitellone femmina lo vendono a 1200 euro, ma è carne di qualità.”
Altro che “chilometri zero”: quella che proviene dai nostri allevamenti, quindi, è molto spesso una bistecca d'Oltralpe.
Tra un muggito di dissenso e un colpetto di bastione, la Fiera Franca continua intanto a presentare le sue scene di sempre e il suo originale campionario di personaggi eccentrici: guai se non ci fossero. Come l'emulo di Clint Eastwood che, cappello da cowboy in testa, galoppa col suo cavallo sull'incolta prateria a fianco del viale. O come “El Pojana”, che con cappello a tuba e vestito mimetico distribuisce ai passanti i suoi almanacchi.
La fiera è anche l'occasione per concedersi qualche piccola trasgressione rispetto alle regole del tran tran quotidiano. Come bere un'ombra de rosso alle otto di mattina: esperienza inebriante, ve lo assicuriamo.
C'è poi il momento-clou della premiazione del Concorso del Bue Grasso: ma anche la competizione per i miglior capi selezionati è lo specchio della crisi del settore.
Delle nove categorie in lizza, ben cinque non presentano in concorso nessun animale. Sono 23 in tutto i capi esaminati dalla Commissione giudicatrice, che suddivide i premi minori tra le categorie “vitelloni femmine nullipare con denti da latte”, “manzi castrati con due rotte”, “maschi interi con una rotta” e “vitelloni interi maschi con denti da latte”.
Il premio speciale per “il miglior soggetto nato e allevato nella stessa stalla” viene vinto da un bovino dell'azienda agricola Schirato Luciano. Ma è una vittoria facile: era infatti l'unico capo in concorso con queste caratteristiche.
E onore al merito al primo premio assoluto del Concorso 2012: un degno esemplare di vitellone maschio con denti da latte dell'azienda Botter Daniele.
“I capi totali della fiera sono in diminuzione - dichiara al microfono della premiazione il presidente di Coldiretti Bassano Martino Cerantola -, ma altro non è che la raffigurazione dell'agricoltura. Non ci sono giovani che entrano negli allevamenti e non c'è risultato economico.”
Ma Cerantola vede anche il bicchiere mezzo pieno: “Diminuiscono i capi, ma aumentano i visitatori. E' importante far capire alla gente che ci sono delle aziende che mantengono il territorio.”
Ma è l'unica consolazione di una manifestazione dai ritmi antichi che lascia ormai il passo, inesorabilmente, ai nuovi e globalizzati sistemi del mercato zootecnico.
Per la Fiera Franca del bestiame, insomma, sono ancora e sempre tempi di vacche magre. Per trovare qualcosa di grasso, bisogna andare negli immancabili e affollatissimi chioschi gastronomici, gli unici che fanno affari d'oro: lì c'è il panino onto, che non manca mai.

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