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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Luigi MarcadellaLuigi Marcadella
Giornalista
Bassanonet.it

Green Economy

Radici Spaziali

Successo di pubblico per l’ultima serata di Radici Future 2023 dedicata alla frontiera spaziale e all’economia circolare

Pubblicato il 17-11-2023
Visto 11.382 volte

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Rinascimento in bianco e nero

Rush finale ieri sera per i Dialoghi Culturali ideati da Radici Future all’interno dell’edizione 2023 del Festival della sostenibilità, dell’economia circolare e dell’etica d’impresa. Una serata “spaziale” dedicata alla nuova frontiera della space economy e alle future (ma non troppo) trasformazioni che la svolta “green” porterà nell’economia e negli ecosistemi urbani.

Con la presentazione del nuovo progetto di riqualificazione green (of course) del Centro Studi di Bassano si è aperta ufficialmente la serata conclusiva in villa Rezzonico. L’obiettivo del piano di ammodernamento, come ha spiegato il presidente della provincia di Vicenza Andrea Nardin, è quello di trasformare la cittadella bassanese degli studenti - afflitta da troppo cemento e pochi alberi - in una sorta di moderno campus nello stile americano. Il progetto, disegnato dall’architetto Lorenzo Abate, prevede l’inserimento di una serie di aree verdi, con alberi e piante, all’interno del maxi piazzale centrale oggi completamente cementificato.

Alessandra Viero, Andrea Visentin, Veronica La Regina e Chiara Montanini


La tavola rotonda. Condotta dalla giornalista Mediaset e conduttrice tv Alessandra Viero, la serata è entrata subito nel vivo con la presentazione delle due ospiti, Veronica La Regina, tre lauree e direttrice generale di Officina REV, società di Space Cargo e Chiara Montanini, ricercatrice di Italy for Climate (“due donne davvero speciali”, l’introduzione scelta dalla presentatrice di Quarto grado). Due i filoni principali del botta e risposta a tre voci: i viaggi spaziali, con l’annesso corollario dell’evoluzione tecnologica necessaria per riuscire a mettere le “radici” in altri pianeti (un fronte della geopolitica che non è più solo ad appannaggio degli Stati ma ora anche delle grandi corporation private, come Space X di Elon Musk) e l’economia circolare con le sue trasformazioni che incideranno nelle prossime scelte macro della politica e nei comportamenti micro dei cittadini.

Le barbatelle spaziali. Fondata nel 2014, Space Cargo è uno dei primi operatori spaziali privati in Europa. Si occupa di tecnologie aereospaziali per la produzione di biotecnologie, di prodotti farmaceutici, agricoltura e nuovi materiali in ambienti “non terrestri”. Ha già portato con successo nello spazio - e riportato sulla terra – alcune varietà di barbatelle d’uva per verificare se le piante, sottoposte alle caratteristiche dell’ambiente spaziale, sono in grado di migliorare le proprie caratteristiche organiche. Veronica La Regina: «Sottoposte alle radiazioni cosmiche, in assenza di peso e di microgravità, con maggiore vicinanza al sole e con pressioni diverse, la qualità delle piante migliora. Dopo tre “fioriture” di prova queste uve sono già state commercializzate. Più buone, più resistenti, più veloci nella maturazione. Vogliamo mettere in orbita laboratori in grado, per esempio, di coltivare vegetali e avanzare quindi nella ricerca biotecnologica, studiando le reazioni chimiche e biologiche che si innescano nel clima cosmico».

In collaborazione con Thales Alenia Space, Space Cargo sta implementando macchine e vettori spaziali per sfruttare sempre di più le opportunità di ricerca e studio derivanti dai test chimico-fisici in ambienti e condizioni estreme. Non è più fantascienza: nel prossimo futuro si produrranno e coltiveranno sempre più cose nello spazio. In questo scenario, una diatriba come quella di questi giorni sulla carne sintetica sembra destinata a diventare velocemente una battaglia di retroguardia.

Nicolas Gaume, fondatore di Space Cargo Unlimited e grande appassionato di vini, si è già cimentato con successo nel business del vino spaziale. Ha inviato dodici bottiglie di bordeaux nello spazio per scoprire se la gravità modifica in positivo le qualità del vino. Le bottiglie hanno decantato più di un anno in orbita attorno alla Terra e al ritorno sono state vendute ad un prezzo stellare. Stiamo parlando di business impensabili solo fino a qualche anno fa. Nel frattempo, la space economy sta attirando verso le start up del settore la più elitaria e ricca platea di super investitori globali. Non potevano mancare quindi i capitali derivanti dai petro-dollari: proprio in queste settimane società dell’Arabia Saudita stanno trattando per entrare nell’azionariato di Space Cargo.

Cellule spaziali. Oltre all’agricoltura spaziale esiste un’altra grande prateria per la ricerca in orbita e riguarda le biotecnologie al servizio della scienza medica. «Le ricerche dimostrano che i tessuti cellulari fatti crescere nello spazio hanno minori possibilità di rigetto quando vengono utilizzati nell’uomo», spiega Veronica La Regina. Naturalmente oltre alle complessità tecnologiche che i viaggi spaziali comportano, anche nella space economy come in tutti i settori industriali nascenti c’è il problema dei soldi. I viaggi spaziali costano, necessitano di investimenti enormi ma allo stesso tempo la “conquista planetaria” espone a rischi enormi. «Un viaggio andata e ritorno di un “pacco” nello spazio costa circa 100 mila euro al chilo. Guardate che non è tanto, eh…», scherza la direttrice di Officina REV. «Space X per un chilo trasportato chiede circa 5 mila dollari, ma per la sola tratta di andata. La sfida del futuro? Conquistare Marte, ma non sarà semplice. Sei mesi per andarci, sei per tornarci, nel periodo giusto quando ogni due anni Marte è più vicino alla Terra. Non è un luogo ospitale: c’è il problema della regolite marziana, una polvere che imbratta e penetra tutto, dei venti, della diversa gravità. Ci sono ancora molte tecnologie da migliorare per poter stazionare su quel pianeta».

Italia tigre green. Conviene accelerare o rallentare nella transizione ecologica? Chiede a ragione Alessandra Viero a Chiara Montanini, ricercatrice in una realtà che promuove proprio una roadmap programmatica verso la neutralità climatica. «L’Italia è una tigre della green economy, come ha scritto già qualche anno fa l’Oxford Martin School. Siamo in prima linea, “front runner” si direbbe, in molti campi della bioeconomia, della bioagricoltura e della ricerca di fonte energetiche alternative. La transizione ecologica non è più solo guidata dalle regole nazionali e sovranazionali, sono le imprese, soprattutto quelli più grandi, a richiedere processi sempre più innovativi per contrastare gli effetti dell’inquinamento climatico. La reputation green a livello internazionale è ormai una delle prime leve per migliorare il brand aziendale».

Le città del futuro. Come saranno le città del futuro? (Un ottimo tema di “spazio” elettorale anche per la prossima primavera bassanese verrebbe da dire…). «Smart, improntate alla logica dell’economia circolare, del riuso, del riciclo, con una mobilità leggera e condivisa. La Commissione Europea ha già selezionato le città europee che prenderanno parte alla Missione dell'UE “100 climate-neutral and smart cities by 2030“, tra le italiane ci sono Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino», risponde la project manager di Italy for Climate.

Hanno chiuso la serata e l’edizione 2023 di Radici Future, che come è stato ricordato si è trasformata da poco in associazione, i ringraziamenti del fondatore Andrea Visentin. «È stato davvero un grande piacere ascoltare due donne che si occupano di ricerca e di tecnologia ad altissimi livelli. Questo fa sicuramente ben sperare per il futuro del nostro Paese». Un futuro che, possiamo scommetterci, sarà spaziale.

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