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Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Luciano Dissegna, tributarista ed ex dirigente pubblico, nostro attento e assiduo lettore. Manca poco meno di un mese alle elezioni e il “tema tasse” diventa come sempre ovviamente caldissimo. A maggior ragione nella terra della rivendicazione fiscale e dell’autonomia, in un’area del Paese che ha fatto della questione fiscale la parte principale della propria dialettica con Roma e lo Stato centrale.
Per le lettere al canale economia scrivete all’indirizzo email economia@bassanonet.it

Luciano Dissegna, tributarista ed ex Dirigente Agenzia delle Entrate
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Caro Bassanonet, c’è un solo modo per impedire la distruzione della piccola impresa, pilastro dell’economia e del lavoro e conseguentemente aiutare i meno abbienti, senza spendere un solo euro in più.
È sufficiente tassare i redditi, divisi per domicilio, sesso, età, attività e lavoro svolto dai relativi beneficiari (persone fisiche e giuridiche), in misura inversamente proporzionale alle “uscite” dalle così suddivise e tendenzialmente infinite categorie reddituali, per motivi come il licenziamento, il fallimento, le dimissioni, la cessazione di attività e, per i pensionati, di trasferimento dal luogo di residenza, diversi da quelli “naturali” (morte, pensione ecc.). In altre parole è sufficiente tassare (molto) di meno, anche con imposte “negative”, chi rischia, fisicamente o economicamente, o soffre di più e viceversa (a costo zero per lo stato).
In questo modo verranno favoriti coloro che restano più facilmente “a casa” come (doppiamente) le donne, i “privati”, i precari ecc. rispetto agli uomini, ai “pubblici”, ai posti “fissi”.
Altrettanto dicasi per gli impiegati rispetto a (regolarmente assicurati) dirigenti beneficiari di stipendi e pensioni due o tre se non dieci-venti volte rispetto ad altri lavoratori a sostanziale parità di lavoro e di rischio, fisico o economico, unici fattori meritevoli di venire retribuiti/premiati essendo l’”intelligenza”, accampata dai diretti interessati a giustificazione dei propri privilegi, variabile di pochi punti percentuali tra una persona e un’altra e comunque dono di Dio o della Natura da mettere a disposizione del prossimo soprattutto di chi si fregia del titolo di “servitore dello stato” (anziché di se stesso).
Saranno invece penalizzati i pensionati che si trasferiscono nelle Canarie rispetto a quelli obbligati a restare a Milano (con costi dell’affitto pari alla pensione). Favoriti saranno i tabaccai napoletani, giornaliere vittime di rapine (anche dello Stato) rispetto ai bolzanini. I “free lance” rispetto ai dipendenti Rai. Per non parlare di quelli di Alitalia. Particolarmente favoriti saranno i piccoli imprenditori che, oltre a rischiare di perdere anche la casa, sono impediti a guadagnare (quindi evadere!) più di tanto dalla concorrenza; a spese dei monopoli multinazionali che “rischiano”, al contrario, di sommergere il mondo di prodotti in gran parte inutili se non addirittura nocivi come le armi.
Così verranno finalmente applicati i principi di: Uguaglianza “sostanziale” in base alla quale gli “uguali” vanno trattati uguale e i “diversi” (anche in termini di rischio fisico o economico) in modo diverso; “Capacità contributiva” (art.53 Cost.) in base all’intera vita del contribuente, anni di “vacche magre” compresi; Democrazia “diretta” “da” lavoratori e piccoli imprenditori senza i condizionamenti, al momento del voto, della stampa di regime. È più uguale una società con centinaia di migliaia di milionari o con qualche decina di miliardari? Ce la siamo dimenticata la progredita e sostanzialmente democratica repubblica veneta sostenuta per mille anni da decine di migliaia di piccoli e ricchi (anche di valori, idee, cultura) commercianti che le hanno assicurato benessere e sostanziale democrazia per mille anni?
Prenderà piede una maggiore libertà!
Un imprenditore con centomila dipendenti è un solo soggetto “pensante” (con cui i politici preferiscono fare affari). Centomila piccoli imprenditori con due o tre dipendenti e relative famiglie, milioni di teste libere e pensanti. E temute dai regimi di turno. Che proprio per questo tentano in tutti i modi di decimarle. Applicata seguendo l’esempio dell’Italia nel resto del mondo, tale modalità di tassazione farà perdere interesse, ai manager delle multinazionali retribuiti milioni di euro in base ai fatturati e agli utili e conseguentemente tassati fino, se serve, al 99% oltre determinate cifre, a rovinare il pianeta (e se stessi) per poche migliaia di dollari in più.
Al contrario della flat-tax. La quale darebbe il colpo di grazia all’Italia. Come lo sta probabilmente dando, per i motivi (manager multinazionali) di cui si è detto, al mondo intero.
Luciano Dissegna - Tributarista (già Dirigente Agenzia Entrate e Arbitro Consob)
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