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Andrea Molaioli aveva fatto perdere le sue tracce nel 2007 quando con La ragazza del lago aveva creato un piccolo cult italiano. Torna ora con un film completamente diverso in cui fa luce su retroscena e segreti di una piccola azienda di Parma. La vicenda ricalca il percorso che ha portato al crac Parmalat nel 2003 giocando però, più che sulle vicende giudiziarie, su scelte e strategie che a quel crac han portato. Il film si conclude infatti proprio quando arresti e perquisizioni avvengono, lasciando dubbi irrisolti sul destino dei suoi protagonisti.
La Leda sembra la più genuina delle aziende agroalimentari, che come continua a sostenere il suo padrone è fondata sui valori prima che sul prodotto. La Leda è quindi una grande famiglia e i suoi dipendenti sono pronti a tutto, perfino a mentire e compiere illegalità pur di mantenere alto il suo nome e il suo orgoglio. Seguendo trattative improbabili, richieste di sovvenzioni e prestiti ci viene svelata la dura realtà della malaeconomia.

Il punto di forza del film sta nei suoi interpreti: Tony Servillo si dimostra e si conferma uno dei più grandi attori italiani, a fargli da spalla un Remo Girone altrettanto bravo e altri giovani comprimari (come Sara Felberbaum) che sanno reggere bene la parte.
Servillo si cala nei panni del ragioniere Botta , uomo solo la cui unica compagnia, la sua famiglia è il lavoro, nonostante il flirt con la più giovane Laura. Proprio questo suo forte legame con l’azienda lo porterà a demolire la sua integrità e aiutare con ogni mezzo l’amico-padrone Rastelli.
Girone è invece il simbolo del capo ormai sorpassato. Nel suo accanimento, nel suo modo tradizionale e ormai superato di vedere e gestire le cose sta la chiave del fallimento. Non mollare mai, anche quando tutto sembra perduto. Ma in fondo Rastelli è anche l’uomo di potere furbo e intoccabile.
Molaioli grazie al lavoro di questi attori riesce a distinguersi dalla filmografia italiana imperante in questi ultimi anni fatta di commedie che seppur belle restano pur sempre commedie, in cui a farla da padrone sono più i giovani comici provenienti dalla tv che i grandi attori che il panorama invece offre.
Attraverso poi una fotografia ben studiata, dei movimenti di macchina fluidi che ci fanno letteralmente spiare questo mondo non poi così lontano dalla realtà, Il gioiellino è invece un film drammatico e d‘inchiesta che mescola strategia, passione e amore riflettendo in modo lucido e intelligente su speculazioni e truffe, su un mondo dell’economia sempre più tristemente basato sulle menzogne. Perché “Se i soldi non ci sono, inventiamoceli”.
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