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E’ stato il grande deluso alla notte degli oscar. Dieci candidature ma nessuna portata a segno.
Il grinta è il film che segna il ritorno dei fratelli Coen dopo il mezzo fiasco di pubblico (soprattutto) e di critica (in parte) che è stato l’enigmatico A serious man del 2009.
Il western portato in scena quest’anno non è un mero remake dell’omonimo film del 1969 con John Wayne, ma una nuova e personale trasposizione del romanzo da cui anche questo era tratto.
Il film racconta la vicenda e la forza di Mattie Ross che rimasta orfana del padre, ucciso dal delinquente Chaney, decide di vendicarlo ingaggiando il cercatore di taglie Rooster chiamato appunto Il grinta.
Al viaggio verso la sua ricerca si unirà anche il texas ranger LeBouef, interpretato da un baffuto Matt Damon.
La ricerca che mescola indagini e sangue sarà occasione di conoscenza, riflessione, litigi e confronto. Se da un lato infatti Il grinta non disdegna l’uso smodato di armi e alcool, dall’altra la ragazza e il ranger hanno una visione più eroica e devota della giustizia.
Interpretato da un sempre bravo Jeff Bridges, Il grinta acquista quella ruvidezza e dissolutezza in più. Il suo amore per il whiskey, la sua noncuranza del pericolo o dei rimorsi, la morte vista come semplice lavoro sono portati all’estremo mentre l’attore ormai è sempre più identificabile nella parte dell’ubriacone che si redime.
Ma la miglior performance è sicuramente quella di Hailee Steinfeld, alla sua prima interpretazione in un film cinematografico e ingiustamente non premiata con l’oscar come miglior attrice non protagonista.
La sua Mattie è tanto caparbia quanto fragile, donna ma ancora bambina. Nella sua sete di vendetta si nasconde in realtà la ricerca di un obiettivo, di una fuga. Una fuga anche senza inseguitori come nel finale, un bellissimo salto nel tempo, scopriamo essere stata la sua vita intera.
Il grinta non eccelle certo per originalità di trama ma ciò che davvero colpisce e che lo rende un gran bel film è come questa trama ci viene mostrata. I fratelli Coen sanno come fare il loro mestiere e la fotografia e il montaggio del film sono impeccabili, perfetti. Perfino la più classica cavalcata di transizioni del viaggio diviene un’opera nell’opera!
Il grinta è dunque un film visionario, non per gli effetti speciali utilizzati per rendere più spettacolare la natura ma per la sua naturale registrazione in modo straordinariamente poetico.
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