Ultimora
1 Jul 2025 19:26
Melegatti diventa irlandese, pandoro ceduto a Valeo Foods
1 Jul 2025 17:37
L'Arena di Verona studia lo stress da caldo dei lavoratori
1 Jul 2025 16:56
Due operai in una buca hanno malore per caldo, uno in coma
1 Jul 2025 15:45
Camion si ribalta e invade 3 corsie, chiusa la A4
1 Jul 2025 13:58
Voucher da 1.000 euro agli studenti di Infermieristica
1 Jul 2025 12:46
Nuove strategie per rallentare la progressione della Sla
2 Jul 2025 00:46
Trump, 'Israele ha accettato una tregua di 60 giorni a Gaza'
2 Jul 2025 00:39
Mondiale per club: al Real Madrid basta un gol, la Juve torna a casa
1 Jul 2025 22:17
Mondiale per club: in campo Real Madrid-Juventus 1-0 DIRETTA e FOTO
1 Jul 2025 22:02
La giustizia argentina concede l'estradizione per l'ex Br Bertulazzi
1 Jul 2025 21:49
L'Argentina concede l'estradizione per l'ex Br Leonardo Bertulazzi
Immergersi in un mondo in cui sembra che la violenza sia l’unica risposta. Questo fa In un mondo migliore, ultimo film della danese Susanne Bier vincitore a Roma del Gran premio della giuria e in corsa agli oscar come Miglior film straniero.
Il problema è che questo mondo in cui ci immergiamo è proprio il nostro. E sono dei ragazzi a portarci.

Bullismo, vendetta, supponenza e incapacità di capire e ascoltare sono infatti i segni di una società basata sul benessere e sul consumismo come la nostra. E questi stessi segni provano la società africana.
L’anello di congiunzione tra questi due mondi è rappresentato da Anton, padre quasi modello di Elias -ragazzo non bello e per questo vittima di soprusi e violenze da parte dei compagni- marito in crisi, medico umanitario.
Se da una parte quindi il figlio vive nella costante paura degli altri fino all’arrivo di Christian, angelo nero della vendetta, in Africa il terrorista Big Man si arroga il diritto di vita e di morte di chi lo circonda con violenza e barbarie.
Due mondi apparentemente agli antipodi ma che rivelano atroci somiglianze.
La vicenda è sorretta dai due ragazzi e cerca di fra luce sul loro rapporto con la famiglia e sulla loro visione del mondo.
Christian ha perso la madre ed incolpa il padre per questo, privandolo quindi di rispetto e di condivisione. Chi sbaglia deve pagare, chi perde deve capire di aver perso, occhio per occhio, dente per dente, così è per Christian. Infatti difende sì Elias, ma lo fa con la violenza. Una violenza debordante che sfocia in folli idee vandalistiche che internet amplifica. E non riuscirà il buonismo e la ragione di Anton a fargli cambiare idea, anzi, sarò lo stesso medico a lasciarsi infine sopraffare, lasciando sgorgare il sangue e la vendetta del popolo africano.
Vendetta quindi, e sempre col sangue.
Susanne Bier ha imparato bene la lezione del maestro Lars von Trier, con un realismo in cui l’inquietudine e il male si sentono ad ogni inquadratura ma ne prende anche le distanze, con movimenti di macchina e zoomate che poco hanno a che fare con il naturalismo del regista di Antichrist e con un finale decisamente buonista.
La violenza si può fermare.
Perché c’è tempo per pentirsi, per riflettere e comunicare, perché c’è ancora la speranza di un mondo migliore.
Il 02 luglio
- 02-07-2023Il nodo di Nordio
- 02-07-2022Tempesta nel Deserto
- 02-07-2019Eyes Wide Open
- 02-07-2018L'album dei ricorsi
- 02-07-2015E Magnasco va all’Expo
- 02-07-2015Rapina con violenza la sorellastra, arrestato
- 02-07-2014Metalba, incontro “interlocutorio” al ministero
- 02-07-2014“Gocce di Brenta”, la benedizione di Zaia
- 02-07-2014Il colore dei saldi
- 02-07-2014Il parcheggio in sospeso
- 02-07-2013La prima notte di quiete
- 02-07-2012Emilia, Rosà abbraccia i bambini terremotati
- 02-07-2011Proroga del Piano Casa: le reazioni bassanesi
- 02-07-2010Spegni la tv
- 02-07-2010Bassano, ecco la piscina comunale
- 02-07-2010Cimatti: “Finco si occupi delle sagre padane”
- 02-07-2009Sanità bassanese, la parola ai cittadini
- 02-07-2009Mercatino Usato & Sicuro a "La Bassanese".
- 02-07-2009A Rosà il Premio Internazionale di Architettura Orizzontale