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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Magazine

Modalità lettura 1 - n.2

Una recensione di Ascolto il tuo cuore, città, di Alberto Savinio: una passeggiata nell’arte di conversare

Pubblicato il 15-03-2020
Visto 1.486 volte

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Rinascimento in bianco e nero

È dedicato a Milano, che ne è la protagonista, questo bellissimo libro di Alberto Savinio (Biblioteca Adelphi 137, 2017, 396 pagine, 26 euro), ma parte da Venezia, “città del riposo seduta sull’acqua”, e dagli echi del Veneziano che la percorrono, guardata prima di arrivarci in un ritratto del Guardi ospitato al Museo Poldi Pezzoli. Segue subito una poesia di Nietzsche, che da viaggiatore approdato nella città lagunare si preoccupa di chi ascolti il canto notturno e segreto dei gondolieri; poi si torna a parlare del museo citato, per declamarne le bellezze che “contengono” anche Venezia: l’arte che crea la realtà, non viceversa. Fa capolino qualche riga più in là il ricordo della prima visita tra campi e campielli, da giovane, a inizio Novecento, in migrazione dalla Grecia con il fratello (Giorgio De Chirico). Alloggiarono come in una fiaba all’albergo Luna, qualche anno dopo lo storico crollo del campanile di San Marco che era ancora drammaticamente impresso nel cuore delle genti veneziane, con l’angelo d’oro a rotolare fino alle porte della Basilica. A un tratto appare Isadora Duncan, a fissare occhi negli occhi gli angeli musaicati della cupola. L’affabulazione continua tra musica, poesia, letteratura e soste in parchi alberati.
Avanzando, si segue incantati il pifferaio magico Savinio che parla dell’idea della morte nel mondo Incas, della vita di Marco Praga e delle opere di D’Annunzio solo per tornare a Milano, città amata atta alla civiltà chiusa, matura, che non si aspetta più nulla dall’esterno: «l’unica civiltà che mi interessi», dichiara lo scrittore.
Siamo alla fine del primo capitolo, lontani dall’inizio solo una ventina di pagine (il viaggio nel Veneto proseguirà anche nel secondo, approdando poi a Padova e a Vicenza) e si è già completamente irretiti e ammaliati dalla narrazione e dalla padronanza di pensiero e di linguaggio di questo scrittore (e pittore): impossibile per un lettore non dargli credito e non invocane altre quattrocento o quattromila, di pagine così. La digressione è protagonista con Milano del libro, ri-creatore di un mondo popolato di figure, luoghi, fatti e aneddoti che si muovono in una selva fitta fitta e a tratti oscura, ma non importa. Lo scrittore aveva quasi terminato di scriverlo nel 1943, poco prima che Milano fosse bombardata e devastata; al momento della pubblicazione, nel 1944, fece aggiungere alcune pagine dove parla di una città “insudiciata” dalla morte dove però compare luminosa e piena di fiducia un’insegna: “Impresa Pulizia Speranza”.

Milano, coi suoi grattacieli e i loro inquilini che «se vivono dal duodecimo piano in poi si angelicano», arriva a pag. 86, ma anche qui ogni particolare e ogni descrizione d’ambiente è solo un pretesto per raccontare. Questo libro è un cartiglio, un entretenimiento, avverte Savinio. Un narrare sapiente il suo, con nessuna pretesa enciclopedica e con l’andamento da Mille e una notte ma pieno di ironia, in cui affiora una vena autobiografica all’autore per primo non del tutto gradita. C’è anche l’ombra di un Virgilio-Stendhal che accompagna Savinio nelle sue passeggiate tra le città italiane.
Lodi, ad esempio, è raccontata così: «Lodi è illustre per tre cose: perché è patria del Lodigiano, perché ha dato i natali a Ada Pozzi, perché possiede alcuni pezzi umani pietrificati del professor Gorini, contemporaneo ed emulo di Girolamo Segato». E lì si scopre che Girolamo Segato era un cartografo ed egittologo appassionato alla pietrificazione dei cadaveri che scriveva in un Italiano singolare e che creò un tavolino fatto di pezzi umani intarsiati. Accanto, nella sua Milano, c’è spazio anche per le trattorie e i loro manicaretti, per i Caffè, le architetture che si specchiano nel tempo, e per i giri come i gatti sui ballatoi dalle ringhiere in ferro del tutto milanesi.
Dai bombardamenti, scrive nelle note aggiunte Savinio, la città appare vuota, tutto è crollato, ma sono restati in piedi i monumenti: la storia, tutte queste storie bellissime da ascoltare con il cuore che nonostante tutto e nonostante noi rimangono. Magnificamente scritte.

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