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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Primo piano

Incontri

Tante "Idde"

Venerdì 14 giugno, il primo appuntamento del pomeriggio della rassegna “Resistere” ha ospitato alla libreria Palazzo Roberti Michela Marzano e Ilaria Tuti

Pubblicato il 15-06-2019
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Venerdì 14 giugno, il primo appuntamento del pomeriggio della rassegna “Resistere” ha portato in città e alla libreria Palazzo Roberti, in un gradito ritorno, Michela Marzano.
In programma c’era un incontro a due voci con Ilaria Tuti, che per un improvviso contrattempo è riuscita a raggiungere il Salone degli Affreschi gremito di pubblico solo più tardi. Le due autrici hanno parlato quindi in alternanza del tema oggetto dei loro nuovi libri, rispettivamente Idda, edito da Mondadori, e Ninfa dormiente, pubblicato con Longanesi, ma grazie anche agli spunti offerti dalle domande di Franco Bizzotto la conversazione ha assunto comunque tratti di continuità, un flusso fluviale, rivelando uno sguardo corale rivolto alla tematica della memoria, alla problematica dell’Alzheimer e alla condizione femminile.
Le protagoniste dei romanzi delle autrici ospiti di “Resistere” sono donne che hanno a che fare con la perdita della memoria e quindi dell’identità. Il loro incontro con la malattia avviene in modalità diverse, uno dai toni drammatici ma anche inaspettatamente salvifici, risolutori, e l’altro dai toni sospesi, che assume la forma di una lotta silenziosa, resiliente. Il recupero dell’identità, il riconoscimento di sé nel cambiamento, quando si cerca di mettere insieme i pezzi di ciò che resta di noi, i frammenti di uno specchio rotto a causa di una malattia o di un evento traumatico, sono passaggi difficili che trovano un grande sostegno nell’amore, nella vicinanza affettiva, come afferma sempre nei suoi libri Michela Marzano, e nei piccoli-grandi passi avanti della battaglia personale — nei momenti in cui si è soli a combattere i draghi del decadimento — come racconta Ilaria Toti tramite Teresa, il personaggio che ha creato per i suoi gialli.

Michela Marzano, Franco Bizzotto e Ilaria Tuti a Palazzo Roberti

In entrambi i libri, grande importanza è data alle parole, al potere del linguaggio nel recupero dell’eredità che fa capo agli affetti: Michela Marzano, alla sua Alessandra fa recuperare dopo tanta lotta, anche contro se stessa, i suoni che cullano del dialetto salentino; Ilaria Tuti, friulana, racconta al pubblico che il commissario di polizia Teresa Battaglia deve risolvere un cold case che sembra possa parlarle solo con il silenzio e col fruscio delle carte, ma lei ci si inoltra un po’ come si fa nelle valli fredde e chiuse della sua terra — nella Val Resia attraversata dal vento ma anche dalla musica cantata da un antico popolo caucasico che si è insediato lì millenni fa e che grazie all’isolamento è rimasto comunità — con la speranza di dare e ricevere sollievo.
Sempre riguardo all’importanza del linguaggio, nel corso dell’incontro, Ilaria Tuti ha parlato anche delle ferite lasciate dal terremoto del Friuli a Gemona, sua città natale, di un dolore che lascia poche parole adatte a dirlo dietro di sé; Michela Marzano ha ricordato che il dramma della perdita di un figlio è un dramma contro natura che non si può neanche dire, che non ha un termine codificato che lo definisca, tanta è la sua enormità.
Non è solo attraverso il dolore che avvengono l’evoluzione, la crescita personale, l’incontro con la propria personalità e i suoi tratti cangianti, la ridefinizione continua della propria identità è un percorso naturale, vitale, che richiede consapevolezza, accettazione e amore per noi stessi, viene ricordato da Michela Marzano; Ilaria Tuti, guardando anche al tema della vecchiaia, ha concluso affermando che soprattutto per le donne esiste un diritto al decadimento che assume tante valenze e riguarda tanti aspetti diversi, loro per prime non dovrebbero dimenticarlo.
“Resistere”: per Michela Marzano ha i connotati mutevoli, da work in progress, dell’evoluzione; per Ilaria Toti ha la sfumatura della resilienza.
Lunghi applausi dal pubblico della rassegna.

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