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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
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Modalità lettura - n.24
Un'autobiografia, quella scritta da Charles Darwin, è il libro protagonista della nostra recensione per Modalità lettura
Pubblicato il 17-09-2017
Visto 1.969 volte
L’autobiografia di Charles Darwin (1809–1882), è scritta con una prosa pacata, semplice, senza fronzoli che denuncino velleità letterarie. Lo scienziato, alcuni anni prima di morire, ha guardato la propria vita col distacco e lo scrupolo tipici del lavoratore zelante, come avrebbe potuto fare con un organismo fossile, e ne ha dato conto ai suoi familiari e ai posteri con la cura e la precisione che ha sempre riservato ai propri oggetti di studio, con “gli occhi della ragione”.
«Queste pagine autobiografiche sono state cominciate il 28 maggio a Hopedene, e da quel tempo ho scritto circa un’ora quasi tutti i pomeriggi», precisa al termine del libro (Einaudi 2016, ET Classici, pp. XXXIV - 226, 11,50 euro) che comprende numerosi passi censurati nelle precedenti edizioni e documenti inediti. Nessuna enfasi emotiva quando confessa a più riprese il suo malessere e gli acciacchi psico-fisici in vero drammatici che gli hanno impedito di condurre una vita sociale regolare: si è limitato a registrarli, Darwin, in una nota da taccuino che pare impietosa tanto è scevra da sovra letture. L’entusiasmo e l’ardore dell’uomo-scienziato si accendono invece nelle descrizioni minuziose delle pratiche di osservazione della natura e dei suoi fenomeni e in quelle del lavoro svolto con metodo documentato in tanti volumi di cui fornisce un elenco dettagliato nel capitolo dedicato alle sue pubblicazioni. Con una semplicità disarmante e insieme con un rigore assoluto, nel suo resoconto Darwin riassume i passi del superamento della fede religiosa e dell’affermazione della sua teoria sull’evoluzione. Il cammino compiuto dal nonno Erasmus, naturalista, nella sua stessa direzione sembra non essere il vero motore della ricerca che ha intrapreso, che attinge carburante da un’ossessione del tutto personale, da un desiderio mai sopito di conoscenza e di indagine sul mondo in cui viviamo.
«Fin dalla prima giovinezza ho concepito un vivo desiderio di capire o di spiegare tutto ciò che osservavo, cioè di raggruppare tutti i fatti sotto leggi generali», e questa prima giovinezza disegnata in bilico tra le immagini di studente mediocre e di giovane uomo destinato alla carriera ecclesiastica è stata contraddistinta dall’epifania di un viaggio, quello diventato celebre sul battello “Beagle”. Ogni cosa degna di nota è stata raccontata con scrupolo in pagine di diario che sono poi state redatte nel Viaggio di un naturalista intorno al mondo: fu di gran lunga l’Avventura della sua vita. Il resto delle imprese che intraprese proseguendo i suoi studi ha più l’impronta dei viaggi intorno alla mia camera alla de Maistre.

Darwin, nell’autobiografia, confessa con rammarico che la passione per il lavoro scientifico, col tempo, ha finito per sottrargli una certa sensibilità estetica che aveva conosciuto da giovane, e che gli aveva fatto amare la poesia, autori come Shakespeare: «La mia mente sembra diventata una specie di macchina per estrarre delle leggi generali da una vasta raccolta di fatti, ma non riesco a capire perché ciò debba aver causato l’atrofia di quella parte del cervello da cui dipende il gusto estetico».
In appendice, una ricca raccolta di saggi, corrispondenze, appunti, raccontano di sponda l’avventura dell’uomo e dello studioso. Bellissima e divertente la disamina sul problema “Sposarsi o non sposarsi?”, con conclusione a firma di scienziato.
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