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Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Interviste

Intervista a Vittorio De Scalzi

Alla voce “La leggenda New Trolls”: un treno in corsa.

Pubblicato il 13-02-2009
Visto 2.688 volte

Messaggi Elettorali

Elena Pavan

Un viaggio a tappe sul treno dei New Trolls. 40 anni di storia musicale raccontati in due parole, alle fermate nelle stazioni

Raccontare 40 anni della nostra storia è un’impresa non da poco, ma se dovessi individuare delle tappe fondamentali, delle fermate in stazioni importanti, metterei certo un cerchietto rosso al nostro esordio. L’ “emersione” è avvenuta negli anni ’60 in un panorama che vedeva miriadi di band che all'epoca suonavano nelle cantine. Il brano "Visioni" fu il primo grande successo al Festivalbar, poi abbiamo pubblicato il primo LP "Senza orario, senza bandiera" impreziosito dalle liriche di Fabrizio De Andrè, il primo "concept album" italiano. Un'altra tappa fondamentale è stata il primo Concerto Grosso, nel ’71, un'opera scritta in collaborazione col Maestro Luis Enriquez Bacalov ed eseguita in puro stile progressive. Il titolo deriva da una forma di esecuzione musicale Barocca del XVIII secolo in cui un gruppo di solisti si alterna all’orchestra sinfonica in un continuo “botta e risposta”. Poi è seguito nel ’76 il Concerto Grosso 2, al gruppo composto oltre che da me da Nico Di Palo, Gianni Belleno, Giorgio D'Adamo si era aggiunto Richy Belloni. Ora siamo ad un'altra tappa importante. L’appuntamento con la nostra storia è il terzo capitolo col Concerto Grosso “The Seven Seasons”. La nostra reunion è avvenuta nel 2006, dopo un periodo di varie vicissitudini che hanno portato ad una frammentazione del gruppo e alla formazione di vari satelliti orbitanti. E’ stato un periodo molto difficile soprattutto per il grave incidente occorso a Nico. “Le Sette Stagioni”, il nostro nuovo progetto, corrono su binari che ci hanno portato a suonare in Corea, Messico, Giappone e naturalmente in tutta Italia.


Il vostro live, e il successo dei concerti e della tournée lo conferma, non è un tuffo nostalgico in un passato prestigioso, importante. Assomiglia più ad un tuffo in profondità, ad un recupero dell’anima

Sì, è così. Ci siamo chiesti da dove fosse giusto ricominciare ed abbiamo deciso che Concerto Grosso era il punto giusto per potare, per germogliare, per una rinascita. Costituisce senza dubbio un’esperienza incredibile che ci rappresenta. Noi vogliamo riproporre l’originalità di quella sperimentazione che non ha discepoli e che è rimasta pura ed intatta nella sua originalità. Ovunque andiamo troviamo orchestre che ci chiedono di suonare assieme a noi il Concerto Grosso: è una grande soddisfazione. Il milione di dischi venduti negli anni Settanta con una proposta così particolare e di non facili lettura e ascolto aveva un perché che va oltre il tempo e lo spazio di un successo. La nostra ricerca e i nostri nuovi progetti riprendono da lì.

”La leggenda New Trolls” è il nuovo nome della formazione. “Leggenda” richiama un racconto che ha una parte di verità e una parte di ... poesia?

La musica è poesia, è fantasia. La necessità di rinominare il gruppo è nata dal fatto che per un lungo periodo nella band si sono succedute scissioni, riavvicinamenti e varie vicissitudini, un fiume di eventi che ha disperso energie preziose in diverse correnti. Bisognava cercare di fare chiarezza, il partire dal nome “La leggenda New Trolls” ci è parso un primo passo giusto da compiere.

La fermata nella musica pop è stata una tappa quasi obbligata, che ha dato il frutto della popolarità e avviato importanti collaborazioni (Zero, Bindi, Vanoni, Mina, Battiato...). Tra qualche giorno inizierà il Festival di Sanremo. Lo seguirete?

Sì, certo. Abbiamo partecipato a sette Festival senza mai vincere, con buoni piazzamenti in finale. Il primo è stato nel ’69, la canzone era molto bella “Letti”, di Umberto Bindi e Renato Zero. Ricordo le immagini televisive in bianco e nero, lo spettacolo sul palco del Casinò. Negli anni è stata un po’ messa da parte l’attenzione alla qualità musicale della rassegna, si presta più attenzione allo spettacolo, all’intrattenimento, falsando forse la vera natura del Festival. La formula della gara canora è ormai stata sostituita da nuovi format come “Amici” o “X-Factor”. Non rinneghiamo le nostre incursioni nel pop, a volte si è trattato di circostanze, di scelte obbligate. Ora però abbiamo bisogno di altro.

Antonio Oleari nel suo libro “Un viaggio lungo 40 anni - Senza orario senza bandiera” spiega anche le ragioni dell’avvicinamento di un nuovo pubblico, dei ragazzi, alla vostra musica. Nella band attuale ci sono musicisti giovani e molto bravi. Il treno continua la sua corsa

Il pubblico dei nostri concerti è senza età. Ci sono in sala moltissimi ragazzi che apprezzano la nostra musica e la ricerca di cui è l’emblema il C.G. The Seven Season.
Sul palco siamo Nico Di Palo ed io, i fondatori del gruppo, quelli che ci sono sempre stati, ed altri musicisti molto bravi, alcuni giovani: nella band suonano Alfio Vitanza, Francesco Bellia, Mauro Sposito e Andrea Maddalone. Per noi tutti oltre a una formazione musicale è fondamentale anche la competenza corale per restare fedeli a quello stile che caratterizza da sempre i New Trolls. Stiamo lavorando ad un nuovo concept album in collaborazione con Shel Shapiro: un Concerto Grosso cantato in italiano.

Il treno si sente ancora “prigioniero a metà”?

Amo molto quella canzone, non sempre la proponiamo ai concerti ma le sono affezionato perché la sento molto mia. Temo che il treno non possa che essere ancora “prigioniero a metà”. Il fatto è che per loro natura, i treni corrono ancora sui binari. Bisognerebbe che potessero avere le ruote e viaggiare da soli, o magari... avere le ali.

Lei è un polistrumentista ed è anche cantautore. I New Trolls e la loro musica hanno sempre avuto uno sguardo che abbraccia l’orizzonte. Ma Genova è nel suo sangue e nelle sue parole

Genova e la canzone genovese hanno dato nomi importanti alla storia della musica. Siamo nati a Genova. I New Trolls hanno collaborato con Fabrizio De Andrè. Io ho appena ultimato un CD di canzoni scritte in genovese intitolato “Manvilli” (fazzoletti). Il problema della comprensione penso si possa superare senza togliere nulla all’intensità espressiva del dialetto. Quante volte si ascoltano ed apprezzano canzoni in inglese senza afferrarne a pieno il significato. Mi piace molto impegnarmi nel lavoro di ricerca sulla musica popolare genovese.

Una canzone che sintetizza per lei la magia degli anni ‘70

Ne cito due: “Una miniera” e “Nella Sala Vuota”. Buon ascolto!

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