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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Non è un paese per grassi
Una scuola del Bassanese rifiuta l'incarico a una docente “perché in sovrappeso”. Uno squallido e gravissimo precedente di discriminazione estetica
Pubblicato il 14-09-2010
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In un Paese, come il nostro, dove un pub di Tezze sul Brenta indice una sfilata di miss - salvo poi sospenderla, subissato dalle polemiche - per selezionare una ragazza da assumere come cameriera, può capitare anche di peggio.
Può succedere - come letto oggi sulle pagine del “Giornale di Vicenza” - che una docente venga esclusa dall'incarico in una scuola del Bassanese perché “troppo grassa per insegnare”.
La denuncia arriva per voce di Domenica Di Biase, 36 anni, residente a Bassano, docente con un ampio curriculum, con un buon punteggio in graduatoria e una pluriennale esperienza di insegnamento nelle scuole primarie.

Recatasi al colloquio di routine, prima dell'inizio dell'anno scolastico, con la dirigente scolastica di un istituto comprensivo del nostro territorio, l'insegnante si è trovata la strada sbarrata dal suo aspetto fisico un po' troppo abbondante.
Secondo quanto da lei stessa riferito al quotidiano, la dirigente scolastica le ha chiesto “se non avesse mai pensato di dimagrire”, sottolineando che il sovrappeso della docente “può essere un impedimento per il lavoro perché l'immagine è fondamentale per i genitori e per gli allievi” e che i vertici scolastici “preferiscono avere insegnanti che non rischino di ledere l'immagine della scuola e della sua utenza”.
La dirigente scolastica, di origini meridionali come l'aspirante docente, avrebbe quindi aggiunto “che lei stessa, per essere accettata in Veneto, ha dovuto dare priorità al suo aspetto fisico perché qui le imperfezioni fisiche non sono ben accette.”
Quindi, niente incarico: per il “totale sgomento” della diretta interessata.
Prendendo per vere le sue parole - di cui non abbiamo motivo di dubitare - l'episodio rappresenta uno squallido e gravissimo precedente di discriminazione estetica: una deviazione tra le più aberranti per chi, lavorando a scuola, avrebbe invece il compito di educare i nostri ragazzi, difendendoli in primo luogo dai falsi modelli di successo sociale imposti dai concorsi di bellezza e dai reality.
Non vogliamo ancora dire - e speriamo di non doverlo dire mai - che l'Italia non è un paese per grassi, o per bassi, magri, brutti e quant'altro. Troppe categorie estetiche che richiamano alla “perfezione” sono figlie della mentalità mediatica distorta dei nostri tempi e inculcarle ai giovani cervelli in formazione dei nostri figli, in famiglia e sui banchi di scuola, è un crimine morale.
Comunque sia, è stato toccato il fondo. “Compagno di scuola, compagno di niente”, cantava tanti anni fa Antonello Venditti. Se questo è il vuoto di valori che si insinua nella mente di qualche dirigente di istituto, aveva tristemente e perfettamente ragione.
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