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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Interceptor
Siamo tutti spiati al telefono? La rivelazione di Berlusconi non mi fa più dormire la notte
Pubblicato il 17-06-2010
Visto 3.323 volte
Da ieri i miei sonni sono molto meno tranquilli. Qualche ora prima avevo ordinato la pizza per telefono, e temo che la mia “Prosciutto e funghi” sia finita nei dati sensibili di qualche procura. Non lo dico io, ma lo dice il capo del governo che in mattinata aveva rivelato all'assemblea di ConfCommercio che “In Italia siamo tutti spiati”.
Altro che Unione Sovietica o Romania di Ceausescu: qui in Italia, a sentire il premier, siamo tutti intercettati. Nessun giudice che si faccia gli affaracci suoi. Salvo poi specificare, con cifre molto approssimative, la presunta dimensione del fenomeno. “Ci sono in Italia 150 mila telefoni sotto controllo - Berlusconi dixit -. Considerando 50 persone per ogni telefono, vengono fuori 7 milioni e mezzo di persone che possono essere ascoltate. Questa non è vera democrazia, è una cosa che non tolleriamo più.”
Caspita: non sarà l'intera nazione, ma 7 milioni e mezzo di intercettati è un numero degno di uno Stato di Polizia. Il “Grande Fratello” - non il reality, ma quello del romanzo di George Orwell - esiste davvero?

La nostra impressione è che le frasi del Presidente del Consiglio abbiano il sapore di un procurato allarme, per meglio aggraziarsi i favori dell'opinione pubblica sul contestato disegno di legge sulle intercettazioni. Una “sparata”, insomma: di quelle a cui il buon Silvio ci ha abituato in tutti questi anni.
Ma - viene anche da pensare - se a dire queste cose è il capo del governo, che può disporre di precise informazioni riservate tramite il Ministero degli Interni, allora è lecito supporre che l'Italia sia davvero un paese di “interceptors”. Con buona pace del comune cittadino, che non può evitare dunque il triste destino di farsi osservare, in qualsiasi momento, da qualche buco elettronico della serratura.
Solo che - a poche ore di distanza dall'intervento del premier - è arrivata, puntuale, la smentita della controparte. L'ANM, Associazione Nazionale Magistrati, ha riferito infatti quanto segue: nel 2009 le utenze telefoniche intercettate sono state 119.553, le cimici piazzate in ambienti pubblici e privati sono state 11.119, mentre le “altre tipologie di bersaglio” sono state 1.712, per un totale di 132.384 intercettazioni.
Sono dati del tutto contrastanti e che inquadrano il problema in una dimensione assai più contenuta. Delle due, l'una: o i magistrati mentono oppure è Berlusconi che non dice come stanno realmente le cose. Comunque sia, l'ennesimo caso di confusione su una questione cruciale per la nostra democrazia, con indubbie conseguenze dirette sulla vita pubblica e sulla vita privata.
E se per i magistrati la riforma delle legge sulle intercettazioni avrà “conseguenze gravissime” sulla lotta al crimine, per il capo del governo con l'attuale sistema “non c'è la tutela della libertà di parola” e contro il disegno di legge del governo “c'è una piccola lobby di magistrati e giornalisti.”
Nel frattempo, sul provvedimento di riforma delle intercettazioni - già oggetto dei negativi rilievi dell'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - lo stesso Berlusconi prevede già una corsa a ostacoli: “Noi abbiamo preparato il provvedimento in quattro mesi - ha dichiarato -. È stato undici mesi alla Camera, dodici mesi e mezzo al Senato, e ora alla Camera si parla di metterlo in calendario a settembre. Poi bisognerà vedere se il Capo dello Stato lo firmerà e poi, quando uscirà, ai pm della sinistra non piacerà e si appelleranno alla Corte costituzionale che, secondo quanto mi dicono, la boccerà.” Della serie: come prepararsi il terreno in vista di una possibile trombatura del ddl.
Io intanto me ne sto attento, e la prossima volta che ordino una pizza vado a farlo direttamente in pizzeria. Non si sa mai.
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