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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Merry Bicmas

“Regalo di Natale alla città” di Fulvio Bicego: grazie ai fondi raccolti col Calendario di Bassano 2025, restaurati i due affreschi della facciata del municipio, uno attribuito a Jacopo Bassano e l’altro al padre, Francesco Bassano il Vecchio

Pubblicato il 11-11-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

È vero: come dice il saggio, il primo amore non si scorda mai.
Ma anche l’ultimo restauro.
Perché così è, anche se magari non vi pare: l’ultimo restauro di opere d’arte in città promosso e fatto realizzare grazie ai fondi raccolti a scopo benefico dai Calendari di Bassano di Fulvio Bicego, di cui quello attualmente in vendita del 2025 rappresenta la 15sima ed ultima edizione. Dopodiché, rien ne va plus.

Particolare del San Cristoforo con il Bambino: base del restauro e restauro completato (foto FulBic il drone)

Si tratta comunque di un restauro coi fiocchi: riguarda infatti i due affreschi, ovvero ciò che ne rimane e che tecnicamente viene chiamato “lacerto”, dipinti sulla facciata del municipio che guarda su piazza Libertà e attribuiti nientemeno che a due illustri componenti della Bassano Family: il più illustre di tutti, ovvero il sommo Jacopo e il degno padre di cotanto figlio Francesco Bassano il Vecchio.
Il primo, più piccolo, collocato proprio sopra la colonna centrale della loggia, raffigura un Viso di Madonna. Il secondo, posto di lato alla loggia stessa, è il famoso San Cristoforo con il Bambino.
In virtù di una somma di 3.700 euro, raccolta da Fulvio Bicego con la vendita del Calendario 2025 e devoluta fino adesso allo scopo, i due affreschi sono stati sottoposti da un’opera di restauro conservativo di cui avevano assoluto bisogno per le condizioni di avanzato degrado in cui versavano ormai da tempo.
L’intervento è stato eseguito dalla restauratrice Antonella Martinato, titolare del laboratorio Artemisia Restauro di San Nazario, assieme alle sue due collaboratrici Mariateresa Bonaldo e Katia Andolfatto, con la diretta supervisione scientifica della Soprintendenza alle Belle Arti di Verona, nella figura della dottoressa Francesca Meneghetti, funzionario storico dell’arte.

I lavori, iniziati lo scorso 14 ottobre, si sono quindi conclusi in poco più di tre settimane e nella mattinata di domenica 10 novembre i due affreschi dalpontiani sono stati ufficialmente restituiti alla città, con un cerimonia che ha visto l’intervento dei tre protagonisti dell’operazione per le rispettive competenze Fulvio Bicego, Antonella Martinato e Francesca Meneghetti e della consigliera comunale Chiara Tessarollo, presidente della commissione consiliare Cultura, in rappresentanza dell’amministrazione.
E il risultato, è proprio il caso di dirlo, è sotto gli occhi di tutti: lo testimoniano le foto che pubblichiamo, anche del “prima e dopo” l’intervento, scattate da FulBic il drone, il tappeto volante di Aladdin Bicego.
Un intervento interessante anche perché, nella storia dell’arte, c’è stata per lungo tempo una certa contraddizione sulla paternità artistica dei due affreschi.
I due dipinti vennero entrambi attribuiti a Francesco Dal Ponte il Vecchio da Giambattista Verci nel suo “Compendio istorico della città di Bassano” del 1770 e nel suo “Notizie intorno alla vita e alle opere de’ pittori, scultori e intagliatori di Bassano” del 1775.
Mentre Domenico Vittorelli, nella sua “Guida di Bassano” del 1833 li attribuì entrambi a Jacopo Dal Ponte, Il Bassano per antonomasia.
Gli studi correlati all’intervento di restauro fanno invece oggi propendere per una democratica via di mezzo.
Il Viso di Madonna è attribuibile a Jacopo Bassano ed è ciò che resta della committenza del podestà di Bassano Alvise Bon che nel 1558 chiese al grande artista di affrescare la facciata del palazzo. Mentre il San Cristoforo con il Bambino presenta gli stilemi della pittura di Francesco Bassano il Vecchio.
Insomma: Di Padre in Figlio, per parafrasare il titolo di una famosa fiction televisiva girata nella nostra città.

“Abbiamo eseguito un restauro prettamente conservativo - spiega a Bassanonet Antonella Martinato -. I due lacerti “cantavano vuoto”, cioè in molte parti erano veramente sganciati dalla struttura e il rischio, con questi cambiamenti climatici, forti piogge o anche freddi improvvisi, era che proprio si staccassero dal muro. Per cui è stata compiuta innanzitutto una mappatura dei vuoti, sono state fatte delle microiniezioni e sono stati assicurati alla struttura.”
“Dopodiché - prosegue la restauratrice - abbiamo rimosso le tracce dei precedenti interventi di restauro, quello del ’65 del professor Tiozzo e quello del ’78 del professor Tassello, perché c’erano state delle licenze pittoriche un po’ importanti, con dei colori estremamente vivaci che non erano originali.”
La titolare di Artemisia Restauro sottolinea che non si tratta in alcun modo di una “accusa” a chi l’ha preceduta.
“I colleghi avevano questo modo di procedere negli anni ’60 e ’70 - precisa -. Fino agli anni ’90 la concezione di restauro conservativo non esisteva. C’erano più dei pittori che poi “interpretavano”, nonostante il professor Tassello fosse stato un grande esperto della pittura di Jacopo. Quindi abbiamo resettato e anche grazie al microscopio digitale siamo arrivati a valutare cosa c’era effettivamente di originale.”
“Da lì poi abbiamo effettuato delle microstuccature e la maggior parte dell’impegno e del tempo è stata dedicata a fare le cuciture cromatiche, a “puntino”, a selezione - spiega ancora la responsabile operativa dell’intervento -. Cioè tanti piccoli puntini, nelle lacune che potevamo cucire ovvero all’interno di campiture colorate, per dare l’idea di quello che era il disegno originale.”
“Per il volto della Madonna ci siamo basati su molti disegni e cartoni realizzati da Jacopo per volti di Madonne - continua -. Per quanto riguarda il San Cristoforo, che invece è molto probabile sia di Francesco il Vecchio, siamo addirittura proprio andati a studiarci l’iconografia veneta di quegli anni.”

Ogni restauro, e questo non fa eccezione, è un atto di restituzione che si pone come obiettivo il recupero di un’opera nella sua visione generale, ma è fatto anche e soprattutto di particolari.
“È stato difficile - riferisce Antonella Martinato -. Ad esempio nel piede sinistro di San Cristoforo c’è una sorta di ripensamento, per cui noi abbiamo dovuto mediare e se uno sta lì attento a fissare nota questo piede un po’ anomalo perché il suo verso è stato vuotato. È probabile che sia stato un ripensamento stesso dell’artista o che sotto sia uscito un primo disegno poi modificato e negli interventi precedenti siano intervenuti un po’ in maniera forte su quella parte. Quindi noi abbiamo lasciato una sorta di “sfumato”, di “sfuocato” per poter comunque dare un’interpretazione.”
“Il San Cristoforo è molto bello e delicato a livello iconografico e nonostante ci sia uno standard nel rappresentarlo, questo di Bassano è molto particolare - aggiunge -. Perché c’è il Bambino che stringe una ciocca di capelli del Cristoforo. E questo gesto così dolce secondo me è simbolico per la comunità di Bassano perché fa proprio “famiglia” e va al di là di una iconografia standard.”
“Gli affreschi ora stanno bene, è importante la manutenzione - conclude la restauratrice -. L’ho detto al Comune e lo sottolineerò nella mia relazione finale: la manutenzione per questi affreschi dovrebbe essere costante, non dico annuale ma almeno biennale. Salire e controllare che tutto vada bene e dare una “spolverata” garantirebbe la durata costante nel tempo di queste due opere. Sono durate quasi cinquecento anni, auguriamoci che siano una testimonianza futura e che la comunità se ne prenda cura.”

E Fulvio Bicego, alias Calendar Man?
Col ricavato ad oggi raccolto dal suo Calendario 2025 “Una Bassano insolita”, ha intanto coperto buona parte del costo dell’intervento e pertanto il suo lavoro, in questo senso, non è ancora terminato.
Peraltro, il restauro appena inaugurato non è l’unico destinatario della sua ultima iniziativa di beneficenza tramite i calendari: in programma c’è anche l’acquisto di un monitor multiparametrico per il reparto di Pediatria del San Bassiano.
Ce n’è quindi di che essere orgogliosi, anche se Bicego è sempre dell’avviso che “si può dare di più”.
“Mi hanno chiesto se sono contento - dichiara a Bassanonet -. Io ho risposto “Nì”. “Sì” perché sono contento di quello che sono riuscito a fare con i miei calendari. “No” se si pensa che a Bassano ci sono 19.200 famiglie.”
Ma intanto, a colpi fotografici di FulBic il drone, si gode quel Viso di Madonna da cui riaffiorano i lineamenti e quel Bambin Gesù che portato sulla spalla da San Cristoforo, gli afferra con la manina una ciocca di capelli.
“Per me - conclude Fulvio Bicego riferendosi ai due affreschi restaurati - è il regalo di Natale alla città di Bassano.”
We Wish You a Merry Bicmas.

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