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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Capra e cavoli

Gli incredibili sviluppi della Possagnovela. Il presidente di Fondazione Canova Vittorio Sgarbi ridimensiona il ruolo di Chiara Casarin, che non è stata scelta da lui e non è il nuovo direttore. “È consulente a Bassano e lo sarà a Possagno”

Pubblicato il 05-01-2020
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Rinascimento in bianco e nero

Dimenticatevi Netflix. C'è una nuova serie a puntate che sta diventando sempre più appassionante: è la Possagnovela. Tutto il plot ruota attorno alla figura del personaggio protagonista: la dottoressa Chiara Casarin, trevigiana, 44 anni, attuale consulente esterno del Comune di Bassano del Grappa. La quale ha prolungato i botti di Capodanno annunciando l'altro ieri, 3 gennaio, sul Corriere della Sera che curerà “la direzione congiunta dei musei di Bassano e Possagno, che custodiscono il grande patrimonio canoviano”. Facendo produrre alla pagina della Cultura del quotidiano nazionale il seguente titolo: “Musei di Canova: Chiara Casarin direttrice unica”.
Ieri invece, in serata, è giunto in redazione il comunicato stampa della Fondazione Antonio Canova di Possagno relativo alle iniziative del 2020 e alle nuove nomine e del quale mi sono già occupato in un mio articolo precedente. Si tratta di un testo che oltre ad essere un comunicato ufficiale è anche illuminante, le cui parole vanno oggi attentamente analizzate a freddo per quello che dicono e anche per quello che non dicono.
Oggi infine (ma è un “infine” transitorio, in attesa della prossima puntata) è pubblicata sul Corriere del Veneto una bella intervista rilasciata a Giandomenico Cortese dal presidente della Fondazione Canova Vittorio Sgarbi, che rovescia e soprattutto smentisce, ridimensionandola, la situazione delineata appena due giorni fa dalla Casarin e che sembra fatta apposta per essere letta tra le righe.

Foto Alessandro Tich - archivio Bassanonet


Partiamo dal comunicato stampa di ieri della Fondazione Canova.
Il primo e importante dato di fatto che emerge chiaramente dal testo è che il direttore uscente dott. Mario Gudarzo - che ha terminato il suo incarico il 31 dicembre 2019 e a cui nel comunicato la Fondazione esprime sentite affermazioni di encomio e di ringraziamento - non ha un sostituto. Vale a dire un professionista esperto in storia dell'arte che subentra al suo posto con le stesse mansioni e con gli stessi poteri operativi sulle iniziative scientifiche dell'istituzione museale. La figura del direttore/conservatore è espressamente prevista dall'articolo 11 dello Statuto della Fondazione Canova Onlus e prevede che debba trattarsi di una persona dotata “di adeguato titolo di studio” e che debba “essere in possesso di specifica preparazione”. Il direttore “promuove e coordina l'attività culturale della Fondazione, cura le collezioni e l'Archivio Storico del Museo, risponde del proprio operato al Consiglio di Amministrazione, assicura l'attuazione degli indirizzi e delle decisioni del Presidente e del Consiglio di Amministrazione”.
Ebbene: questa figura di riferimento scientifico fisso e costante per l'attività della Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno, nel nuovo organigramma dell'istituzione, non c'è. Magari potrà essere nominata in futuro, ma in questo momento non esiste. Possiamo girare la frittata come vogliamo, ma questa è la assoluta e incontrovertibile verità dei fatti.

Il secondo e rilevante dato di fatto contenuto nella comunicazione ufficiale della Fondazione è la novità - conseguente alla oggettiva mancanza di un nuovo direttore a tutti gli effetti - introdotta dal presidente Vittorio Sgarbi.
Si tratta del Comitato di Studio, che sostituisce il vecchio Comitato Scientifico. Il Comitato Scientifico, secondo l'articolo 13 dello Statuto, è composto da 7 membri. Vale a dire 7 “saggi”, nominati dal CdA e scelti “tra persone di comprovata esperienza e specifica competenza nel settore storico-artistico e museale”, che hanno una “funzione consultiva” ed esprimono “pareri obbligatori ma non vincolanti in merito agli indirizzi scientifici della Fondazione”. Stiamo parlando tuttavia di un Comitato Scientifico, per così dire, di facciata. Come informa il comunicato stampa, “tale comitato, non operativo, non si è mai riunito”.
Le illustri personalità che lo compongono, curatori e direttori di museo internazionali, saranno pertanto trasferite nell'“Albo d'onore degli amici della Fondazione Canova” - una sorta di trofeo onorifico da esporre in bacheca - e al loro posto viene istituito il Comitato di Studio “con funzioni tecniche e operative”.
È di questo neo costituito Comitato di Studio che fa parte la new entry Chiara Casarin, assieme ad altri cinque componenti, mediamente giovani, ai quali si aggiunge il “sovrintendente del Ponte di Bassano” Fabrizio Magani. Di questo gruppo la Casarin sarà la coordinatrice, ma il timone resta saldamente in mano a Vittorio Sgarbi che del Comitato di Studio sarà il presidente.

Che cosa dovrà dunque fare la nuova “creatura” sgarbiana? Anche qui il comunicato stampa della Fondazione lo dice a Chiare lettere.
Il Comitato di Studio avrà il compito - meramente esecutivo e per il momento limitato nel tempo - “del coordinamento delle iniziative canoviane per il triennio 2020-2021-2022 tra il Museo Civico di Bassano del Grappa e la Fondazione Canova” per corrispondere alla volontà testamentaria di Giovanni Battista Sartori, fratello di Canova, “il quale auspicava una gestione condivisa del patrimonio canoviano di Bassano e Possagno”.
L'indirizzo scientifico e culturale in vista degli Anniversari Canoviani sarà proposto dal CdA di Fondazione Canova (e non dal Comitato di Studio, che ne sarà l'esecutore) nella riunione del prossimo 14 gennaio e in questo senso, come annuncia ancora la nota stampa, “questa gestione condivisa appare una necessità quanto mai attuale in prospettiva degli Anniversari Canoviani del 2022, che celebreranno i 200 anni dalla morte dell’artista”.
Per questo motivo “i Musei Civici di Bassano del Grappa e la Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno predisporranno una convenzione per amministrare e promuovere il comune patrimonio, confermandosi il più importante centro canoviano al mondo”.
Ma attenzione, attenzione: la Fondazione Canova parla di “gestione condivisa” con Bassano, ma non parla mai di “direzione unica” dei musei di Bassano e Possagno come nell'articolo del Corsera dedicato alla Casarin. Non è una sottigliezza semantica: è il rovesciamento dell'intera questione.

Di un “nuovo direttore” della Gypsotheca e Museo Canova di Possagno e di “direzione unica” dei musei di Possagno e Bassano Vittorio Sgarbi non fa alcun cenno neppure nell'intervista pubblicata oggi sul Corriere del Veneto.
Nell'articolo si apprende subito che sarà lui, e non altri, a guidare le celebrazioni per i 200 anni dalla morte di Antonio Canova e che la figura del direttore uscente Mario Guderzo è stata sostituita da una sorta di direttivo collegiale (il Comitato di Studio, per l'appunto), la cui responsabile operativa Chiara Casarin gli è stata suggerita “da Valerio Favero, sindaco di Possagno e vicepresidente della Fondazione”.
Della Casarin Sgarbi dichiara di apprezzare il recupero di “storie e ricerche sui bozzetti delle Tre Grazie e della Maddalena Penitente che arricchiscono i Musei bassanesi” e “la ricerca e digitalizzazione di un patrimonio inestimabile, realizzata con Factum Arte, dei disegni e dei taccuini del Canova, più di 2mila pezzi”. Tuttavia il presidente della Fondazione specifica che Chiara Casarin, nella sua funzione di coordinamento direttivo del comitato, “è consulente a Bassano e lo sarà a Possagno”. Altro che birettrice.
Il tutto al netto della situazione ancora in sospeso per la nomina del nuovo direttore dei Musei Civici bassanesi, che rappresenta una telenovela a parte.
Qual è dunque l'anello di disgiunzione tra le due opposte verità, quella dell'articolo sulla ex direttrice dei Musei Civici di Bassano del 3 gennaio e quella del comunicato stampa della Fondazione Canova e dell'intervista a Vittorio Sgarbi dei due giorni successivi?

Al di là delle dichiarazioni per i media e sui media, i retroscena di questi scoppiettanti primi giorni di gennaio sul fronte della Possagnovela dicono altre cose.
Fonti bene informate riferiscono infatti che l'uscita mediatica di Chiara Casarin sul Corriere della Sera non sia piaciuta per nulla a Vittorio Sgarbi e che sullo stesso “arrivo” alla Gypsotheca e Museo Canova della curatrice trevigiana, sponsorizzata dal sindaco di Possagno e vicepresidente della Fondazione Valerio Favero, ancora Sgarbi (e uso un eufemismo) non l'abbia presa tanto bene. Non per particolari motivi di merito, ma per il fatto che sulla decisione di affidare un ruolo direttivo alla curatrice di “Valentina” il professore non sarebbe stato preventivamente informato.
Sono cose che capitano, o che possono accadere, quando hai un presidente che tra i suoi mille incarichi politici, scientifici o televisivi è ogni giorno impegnato in qualche altra parte d'Italia. Ma qualcuno, evidentemente, ha fatto i conti senza l'oste.
E cioè senza considerare il fatto che l'attuale presidente della Fondazione Canova (diversamente dai suoi predecessori Giancarlo Galan e Franca Coin) è uno studioso e un esperto del settore e può intervenire sulle scelte dell'istituzione possagnese con ampia cognizione di causa. E per chi decide qualcosa senza il consenso dell'uomo delle capre, sono cavoli amari. Per questo Vittorio Sgarbi ha pensato di salvare capra e cavoli.
Diciamo che la dottoressa Casarin, nell'annunciare in totale autonomia al Corriere della Sera nazionale la sua presunta direzione unica dei due musei canoviani di Bassano e di Possagno, nei confronti di chi presiede oggi la Fondazione è stata un po' sgarbata.
E lui ha messo le cose a posto con una Sgarbata delle sue.

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