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Rinascimento in bianco e nero

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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Noi, Voi, Vanoi

La Questione ambientale e territoriale con la Q maiuscola. Anche Provincia di Belluno e Feltre dicono “no” al progetto della diga del Vanoi, approvato da Bassano e dagli altri Comuni del bacino di pianura e osteggiato da Trentino e Bellunese

Pubblicato il 26-09-2023
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Rinascimento in bianco e nero

Noi, Voi, Vanoi.
“Noi” sono il Comune di Bassano del Grappa e gli altri Comuni del bacino di pianura del Brenta, che hanno approvato in consiglio comunale una mozione favorevole al progetto.
“Voi” sono i Comuni del Trentino e del Feltrino bellunese, che del progetto non vogliono neppure sentir parlare.

La Valle del Vanoi in Trentino (fonte immagine: italianostra.org)

“Vanoi” è il nome del torrente che scorre in Trentino, alimentato da numerosi rivi e torrentelli laterali, che tocca il Feltrino e che alla fine confluisce nel Cismon, il quale a sua volta sbocca nel Brenta. Costituisce pertanto il primo tratto della strada d’acqua che dalla Valle del Vanoi e dal Canal San Bovo scende per la gola della Val Cortella e sfocia alla fine in Valbrenta.
La storia inizia lo scorso 4 maggio, quando la Regione Veneto (presieduta dal governatore leghista Luca Zaia) ha trasmesso al Ministero delle Infrastrutture (retto dal ministro leghista Matteo Salvini) il Piano degli Interventi per fronteggiare l’emergenza idrica.
Le note politiche tra parentesi non sono messe a caso, perché gli equilibri della politica giocano un ruolo determinante in questa partita.
Tra i 274 interventi inseriti nel Piano, per un importo totale richiesto allo Stato di 1.914.692.515,95 euro (in lettere: un miliardo novecentoquattordici milioni, eccetera) al primo posto compare la voce “Realizzazione della Diga di Vanoi”. Destinazione d’uso della diga: “plurimo, acquedottistico, irriguo, idroelettrico”. Comune di realizzazione dell’intervento: Lamon, in provincia di Belluno. Importo richiesto dalla Regione Veneto al Ministero a copertura dell’intervento: 150 milioni di euro.
Verrebbe in questo modo realizzato un invaso tra Lamon e Canal San Bovo, della capacità di 33 milioni di metri cubi d’acqua, con un muro di sbarramento - e cioè la diga vera e propria - di 116 metri di altezza e un’altezza complessiva di 123,97 metri dal basamento a valle, a 800 metri di distanza dalla confluenza del Vanoi nel Cismon.
Le acque invaderebbero tutta l’attuale Val Cortella, per una lunghezza di territorio di oltre quattro chilometri in Trentino e una superficie valutata in 1,2 chilometri quadrati.
Lo scopo dichiarato del maxi intervento è quello di garantire una riserva d’acqua perenne in grado di risolvere il problema dei sempre più frequenti periodi di siccità nel bacino di pianura del Brenta tra le province di Vicenza e Padova, a beneficio innanzitutto dell’agricoltura.

Riemerge così dai cassetti della Regione un progetto di cui si parla da almeno sessant’anni, a più riprese sollecitato nell’ultimo ventennio dal Consorzio di Bonifica Brenta con sede a Cittadella, cui compete la progettazione del complesso della diga.
Quest’ultimo, ancora lo scorso 27 gennaio, ha già pubblicato nel proprio sito consorziobrenta.it, alla pagina “Avvisi ai aggiudicazione, esiti e affidamenti”, la comunicazione di esito dell’aggiudicazione dell’appalto - dal nome lunghissimo ma che la dice anche lunga sui vari passaggi preliminari richiesti - di progettazione dell’invaso.
E cioè “progettazione definitiva; studi specialistici multidisciplinari, indagini e rilievi in sito, prove di laboratorio; assistenza nei procedimenti autorizzativi del progetto “Serbatoio del Vanoi - Realizzazione di un invaso sul torrente Vanoi a tutela dell’irrigazione nel comprensorio del Consorzio Bonifica Brenta”.”
Il tutto per un importo complessivo a base di gara di 1.170.000 euro.
Aggiudicatario dell’appalto, con ribasso dell’importo a base d’asta del 22%, pari al 912.600 euro: il Raggruppamento Temporaneo d’Imprese tra Lombardi Ingegneria Srl di Milano (capogruppo mandataria), Technital Spa di Verona (mandante) e Lombardi SA Ingegneri Consulenti di Giubiasco, Svizzera (mandante).
L’iter progettuale è quindi formalmente partito, per un cronoprogramma che nel giro di un paio d’anni dovrebbe portare alla progettazione esecutiva.
Ma la prospettiva della diga sul torrente Vanoi è nel frattempo diventata la Questione ambientale e territoriale con la Q maiuscola, con una generale levata di scudi dal Trentino, dal Bellunese, dalle opposizioni in consiglio regionale del Veneto e anche dal fronte ecologista del Vicentino.

La Provincia Autonoma di Trento, sul cui territorio ricadrebbe la quasi totalità (98%) dell’invaso idrico, nell’area del Primiero, ha già annunciato la propria totale contrarietà al progetto.
Il 18 maggio, due settimane dopo il documento della Regione Veneto trasmesso al Ministero, la giunta provinciale trentina ha trasmesso una nota a Venezia nella quale conferma “che l’opera presenta criticità già sollevate nel 2008 e nel 2015, e che quindi per noi non può essere realizzata”, a fronte soprattutto della pericolosità geologica dell’area.
Pochi giorni fa, e cioè lo scorso 21 settembre, è arrivato il “no” anche della Provincia di Belluno, che ha bocciato il piano voluto dalla giunta regionale Zaia per rispondere alle richieste dei territori di pianura, favorevoli a intensificare l’uso a fini irrigui in agricoltura dell’acqua che proviene dalla montagna.
A luglio i Comuni di Lamon e di Sovramonte, nel Feltrino, hanno votato la loro ferma opposizione ad un progetto “calato sulla testa della popolazione locale senza confronto con il territorio”.
Ancora nel 2022 è intervenuta l’associazione dei Pescatori del Primiero, che hanno affermato il loro “no” alla diga sul torrente ricordando, tra le altre cose, che tutta la Val Cortella è inserita nella classe più elevata della Carta di Sintesi della Pericolosità Idrogeologica della Provincia Autonoma di Trento.
Sempre nel luglio di quest’anno, l’associazione A.RI.A bassanese ha espresso “la massima preoccupazione per quanto si progetta e si prospetta per i territori tra Veneto e Trentino”, unendo la propria voce a quelle del Comitato permanente per la difesa delle acque del Trentino e del consiglio della Provincia Autonoma di Trento.
“Un immenso bacino - afferma A.RI.A.- che sommergerebbe una valle trentina i cui versanti, testati negli anni ‘60 da esperti ingegneri e geologi, presentano cavità importanti a fianco del torrente, ricche di sabbia e materiale cedevole.”
“Basterebbe questo, a nostro avviso - ammonisce l’associazione bassanese -, per allarmare la popolazione tutta, risvegliando atroci ricordi, indelebili ferite, che portano cuore e mente alla tragica sera del 9 ottobre 1963, la sera del Vajont (oltre mille morti!).”
Tragedia del Vajont della quale, tra l’altro e per la cronaca, il prossimo 9 ottobre ricadrà il sessantesimo anniversario.

Nello stesso mese, Europa Verde Bassano ha trasmesso un comunicato stampa in risposta alla mozione presentata il 29 giugno al consiglio comunale di Bassano dal consigliere di maggioranza Mauro Zen a sostegno della realizzazione del nuovo bacino sul Vanoi e approvata da consiglio comunale stesso.
“Osserviamo - afferma il comunicato - che la Val Cortella, come documentano anche i giornali, nel 2022 è stata colpita da una frana, e che questa stessa Valle ci risulta essere al momento inserita nella classe più elevata di pericolosità (P4) della CSP (Carta di Sintesi della Pericolosità) della Provincia Autonoma di Trento.”
“Osserviamo inoltre - prosegue Europa Verde Bassano - che, come noto, nel bacino montano del Brenta, ed in particolare nel sottobacino del torrente Cismon esistono già 4 invasi: quello della Val Noana (TN); quello di Val Schener (TN), poco a monte della confluenza con il torrente Vanoi; quello di Ponte Serra, posto a monte della confluenza con il torrente Senaiga (BL) e quello del Corlo (BL).”
“Come Europa Verde di Bassano del Grappa, di concerto con Europa Verde del Trentino - conclude la nota -, auspichiamo e sollecitiamo ulteriori e approfondite valutazioni tecniche, eseguite da esperti in materia, in collaborazione con la Regione Autonoma del Trentino Alto Adige, invece di procedere con mozioni e delibere di giunta regionali che, come dichiarato nelle stesse, hanno un mero valore politico-programmatico ma nessun valore tecnico-contabile.”
In consiglio regionale del Veneto, sempre a luglio tuona il portavoce delle opposizioni Arturo Lorenzoni. Lorenzoni riferisce che “lo scorso 22 dicembre la giunta veneta ha approvato l’affidamento del progetto esecutivo al Consorzio di Bonifica Brenta, senza però alcun coinvolgimento della Provincia di Trento, dove si vorrebbe realizzare l’opera”.
“Una procedura quantomeno irrituale, se non vogliamo dire che la Lega del Veneto si è mossa con arroganza istituzionale - dichiara il consigliere regionale del Gruppo Misto -. Sono quindi giuste le rimostranze della giunta trentina.”
Più la prospettiva della diga del Vanoi prende corpo, dunque, e più si allarga il fronte contrario al gigante di cemento e di acqua, definito da Lorenzoni “la risposta sbagliata a un problema reale”.

Ma c’è anche il fronte opposto, quello che vede di buon occhio la realizzazione del nuovo grande invaso a monte del bacino di pianura del Brenta.
Vi fa parte il Comune di Bassano del Grappa, come da voto favorevole in consiglio comunale. Ma anche altri Comuni di pianura sia del Vicentino che del Padovano come Romano d’Ezzelino, Pianezze, Pozzoleone o Rubano, solo per citarne qualcuno, tutti favorevoli alla mozione, fotocopia di quella presentata a Bassano.
Un documento che nella prima parte descrive “la grave situazione idrica della pianura”, facendone anche un excursus storico, per motivare la necessità della realizzazione del nuovo invaso. Poi rileva che l’intervento gode delle risorse del PNRR e che la Regione Veneto ha inserito l’opera del proprio “Piano Regionale per la Ripresa e Resilienza”, ai fini dell’inserimento del progetto nel programma europeo del Recovery Fund.
Quindi la mozione chiede “il concreto impegno della Regione e degli altri Enti competenti (Ministeri, Autorità di bacino) sugli obiettivi espressi e in particolare sull’inserimento del bacino del Vanoi nella programmazione degli interventi da attuare con massima priorità”.
Particolare interessante: come da prassi, l’atto consiliare chiede “di inviare il testo della presente deliberazione alla Regione e agli altri Enti competenti”.
Segue quindi l’elenco di tutti gli altri Enti competenti a cui trasmettere la delibera.
Ma la Provincia Autonoma di Trento non esiste.
Sulla mozione approvata dai Comuni di pianura interviene a gamba tesa ancora il portavoce delle opposizioni in consiglio regionale Arturo Lorenzoni.
“Un progetto già abbozzato negli anni Sessanta, di costo oggi stimato in oltre 150 milioni di euro, tornato alla ribalta con il protagonismo del ministro Salvini, che sembra essersi appassionato alle grandi opere, indipendentemente dalla loro utilità, come mostra anche il ponte sullo stretto di Messina - dichiara Lorenzoni -. Non bastasse, per mettere pressione politica, la Lega ha anche promosso in molti Comuni veneti delle mozioni a favore del progetto, che comprensibilmente sono state approvate, non essendo stata data ai consiglieri un’informazione completa sulle alternative esistenti.”
Eccoli qua, gli equilibri della politica che ho citato all’inizio di questo articolo.

Fra i tanti interventi sul progetto Vanoi, si segnala anche la presa di posizione della sezione di Trento dell’associazione Italia Nostra, diffusa a metà dello scorso luglio con una nota intitolata: “Diga del Vanoi: basiti che si parli ancora di questa opera”.
“Si ritorna a parlare della possibilità di costruire un grande invaso artificiale nel Vanoi - esordisce Italia Nostra -. Questo nonostante i progetti del passato (1922, 1959, 1985, 1998) siano sempre stati bocciati o per irrisolvibili problemi geologici o per l’insostenibilità del ritorno economico della diga o per una diffusa opposizione della popolazione interessata.”
“Dell’intera vicenda - è un altro passo del lungo intervento - sconcerta il metodo adottato dalla Regione Veneto nell’imporsi e affidare a una ditta privata il progetto, in assenza di una minima concertazione con i sindaci interessati e con la Provincia autonoma di Trento. La Regione Veneto ha avuto la sfrontatezza di imporre a un’altra realtà istituzionale un’opera tanto impattante: si rimane basiti.”
Di seguito altre citazioni, estrapolate dal contesto ma molto esplicite (per la lettura completa del testo: www.italianostra.org/foto-giorno/diga-del-vanoi-italia-nostra-basiti-che-si-parli-ancora-di-questa-opera/).
“Il torrente é un unicum in Trentino, l’unico luogo provinciale dove avviene la riproduzione naturale della trota marmorata, una specie di fauna ittica endemica a rischio estinzione. Non si sono approfondite altre valenze naturalistiche presenti, documentate. Non si é affrontato alcun studio sui rischi sanitari.”
“Eppure é risaputo che buona parte del territorio interessato ai lavori sia ricco di rocce silicee: in caso di movimentazioni dei terreni i problemi di salute degli abitanti esploderebbero, anche nel lungo periodo. Dal punto di vista identitario e paesaggistico la eventuale costruzione della diga romperebbe l’incantesimo di una vallata miracolosamente ancora integra e sconvolgerebbe delicati equilibri naturalistici, storici, culturali.”

Continua Italia Nostra Trento: “Tutti e due i versanti (Canal San Bovo e Cinte Tesino) sono classificati nella zona rossa di rischio geologico della Provincia. Giа nel 2010 una frana di grandi dimensioni era caduta in Val Cordella, interessando la vecchia strada e sconvolgendo gli equilibri già precari del versante.”
“Dopo Vaia i rischi sono aumentati, si contano a decine le frane diffuse sui versanti. Nel progetto non si trovano risposte a questi temi se non la riedizione dei vecchi studi del 1959 che già allora evidenziavano problemi da non sottostimare. E della possibile modifica del microclima dell’intera vallata? Non una parola.”
Conclusione: “Riteniamo che quanto affermato recentemente dalle istituzioni trentine interessate vada subito raccolto e che il progetto venga accantonato.”
Nel frattempo arriva anche la contrarietà unanime all’intervento, di maggioranza e opposizione, del Comune di Feltre.
“Un dissenso condiviso e trasversale che non può essere ignorato”, commenta oggi la consigliera regionale di Europa Verde Cristina Guarda.
La quale rimarca che “il Veneto non ha certo bisogno di spendere 150 milioni di euro” e che la Regione potrebbe invece “raggiungere un risultato analogo non inondando il Veneto di altro cemento, utilizzando piuttosto le risorse pubbliche in maniera congrua, visto che con uno stanziamento pubblico di 500.000 e 35 ettari sparsi per l'alta pianura veneta si possono realizzare le aree forestali di infiltrazione, con zero impatto sull'ambiente”.
“E’ utile ricordare - aggiunge la consigliera- che l'area in cui dovrebbe insistere la diga è caratterizzata da altissimo rischio idrogeologico, caratterizzata dunque da elevata criticità. La sola progettazione della diga è stata finanziata con 917.000 euro.”
“Risorse ingenti che potremmo utilizzare investendo in proficue pratiche di conservazione della risorsa idrica, ideate da Veneto Agricoltura, rispettose delle peculiarità idriche del nostro territorio - conclude Guarda -. Bene ha fatto il Comune di Feltre, spero che altri Comuni vogliano manifestare in modo analogo il proprio legittimo dissenso.”
Noi, Voi, Vanoi. Una storia a monte sulla quale dobbiamo prestare un monte di attenzione.

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