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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Consulenza Primaria

Dopo gli oltre 100mila euro spesi per il “concept progettuale” del Polo Urbano dell’Innovazione comprendente l’ex Santa Chiara e la scuola Mazzini, il sindaco annuncia…uno studio di fattibilità sul futuro della Mazzini

Pubblicato il 01-09-2023
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Rinascimento in bianco e nero

Ma guarda un po’.
Giovedì 31 agosto sfoglio il Giornale di Vicenza, e che ti leggo?
Leggo che per l’edificio della Scuola Mazzini “si prospetta uno studio di fattibilità che ne indichi il futuro”.

Foto Alessandro Tich

Sul quotidiano locale il sindaco Elena Pavan dichiara che “è chiaro a tutti noi che a quello stabile dobbiamo dare una funzione e un senso, ed è altrettanto chiaro che ne dovrà essere rispettata la funzione pubblica e di servizio alla comunità cittadina”.
“Per capire in che modo - scrive l’articolo del GdV -, il sindaco annuncia che coinvolgerà la città nelle consultazioni «anche il considerazione del valore storico e simbolico dell’edificio»”.
“Per questo - dichiara ancora il sindaco sulle pagine cittadine del giornale - abbiamo disposto uno studio e una volta che avremo chiara la situazione apriremo il dialogo con i bassanesi.”
Ergo, interpretando giornalisticamente il Pavan-pensiero: la Mazzini non ha più un futuro come scuola, ma non sappiamo ancora esattamente cosa farne. Ce lo diranno gli esperti, tramite uno studio di fattibilità che tenga conto del rispetto della sua funzione pubblica e di servizio ai cittadini. Consulenza Primaria.
Anche se, a dire il vero, si tratta di una consulenza Secondaria (se di primo o di secondo grado non ha importanza) dal momento che sono già stati spesi fior di quattrini pubblici per individuare una destinazione d’uso alla storica scuola elementare del centro storico.
Ve lo ricordate? Se non lo ricordate, come sono solito dire, ve lo ricordo io.

Correva l’anno 2020. L’amministrazione Pavan, con atto dirigenziale, sanciva l’affidamento del servizio di “supporto strategico del progetto preliminare di valorizzazione e riuso del patrimonio immobiliare all’interno del contesto urbano riferito all’ex convento di Santa Chiara, in ipotesi e/o parzialmente alla scuola Mazzini, al Giardino Parolini e del concept museologico del futuro Museo dell’Innovazione”.
Il linguaggio è burocratico, ma il senso è chiaro: si trattava di una consulenza esterna incaricata di “immaginare” scopi e contenuti di un Polo Urbano dell’Innovazione, una sorta di museo scientifico e naturalistico diffuso, da realizzare al posto del cratere abbandonato dell’ex Polo Museale Santa Chiara, allargando il “concept” del progetto museologico anche agli spazi della Mazzini e del Giardino Parolini.
La società incaricata di compiere lo studio preliminare era la Mesa Srl di Marghera (Venezia) per un corrispettivo di 42.212 euro, Iva compresa.
Poi, nel 2021, l’amministrazione Pavan affidava una seconda consulenza, collegata alla prima, riguardante la “progettazione per l’espletamento di servizi di architettura e ingegneria relativi allo studio di fattibilità dell’opera Polo Urbano per l’Innovazione”. Affidataria dell’incarico: la GrisDainese Srl, società di architettura e ingegneria con sede a Venezia. Il suo compito era quello di tradurre in una proposta di soluzioni architettoniche le indicazioni di “impostazione museale” elaborate da Mesa Srl per l’ex Santa Chiara, la Mazzini e il Giardino Parolini.
Corrispettivo per il secondo consulente: 60.396,90 euro, Iva compresa.
Prendendo quindi il pallottoliere: consulente 1 + consulente 2 = 102.608,90 euro.
Il risultato di tutto questo lavoro preliminare a reti unificate è stata la presentazione in pompa magna da parte di Mesa e GrisDainese della proposta progettuale dell’Hub Urbano per la Cultura e l’Innovazione, illustrato alle commissioni consiliari Territorio e Promozione del territorio il 13 maggio 2021.
Qui non mi soffermo sul “concept museale” e sulle soluzioni architettoniche per l’ex Polo Santa Chiara che ancora non si chiamava Genius Center.
In questa sede basta invece ricordare che cosa le due società consulenti avevano previsto per la scuola Mazzini.

Secondo il “concept” dell’Hub Urbano ecc. ecc. la Mazzini avrebbe dovuto ospitare il nuovo Museo di Storia Naturale ovvero quello che nel progetto veniva indicato come “Museo della Natura”.
Il progetto architettonico prevedeva una “breccia vetrata” al centro dell’edificio dalla quale si andava a creare “un nuovo atrio a doppia altezza”.
Ma soprattutto, il disegno progettuale dei consulenti aveva ideato un vero e proprio ponte sopraelevato su via Remondini tra la Mazzini e il Giardino Parolini: vale a dire “una pensilina ciclopedonale che bypassa il traffico e collega il Giardino Parolini, che farebbe comunque parte del Museo della Natura, alla scuola Mazzini”.
Il progetto collocava anche “un nuovo ristorante vetrato” sulla terrazza della Mazzini “per ridare vita a un elemento molto forte che ricolleghi la scuola Mazzini alla città”.
In quella occasione era intervenuto anche il consulente dei consulenti e cioè il direttore del MuSe di Trento Michele Lanzinger.
Come spiegato alle commissioni, il Museo della Natura alla Mazzini avrebbe dovuto presentare le collezioni naturalistiche bassanesi.
“Fossili, fogli di erbari e gli animali tassidermizzati e imbalsamati che ci mettono un po’ in imbarazzo”, dichiarava testualmente Lanzinger riferendosi alla Collezione Luca,
donata alla città. Animali tassidermizzati che, secondo quanto dichiarato allora da mister MuSe, hanno una regione di essere “se vengono letti come un paradigma della difesa, mancata forse, della biodiversità”.
E poi l’idea lanzingeriana: fare del Museo della Natura alla Mazzini “il laboratorio delle scuole della città”.
Mi fermo qui con l’Amarcord di quella presentazione.
Secondo il “concept progettuale” e la conseguente interpretazione architettonica di Mesa+GrisDainese, quindi, la Mazzini doveva trasformarsi in un centro per eccellenza per la conoscenza e lo studio della natura, con tanto di vetrate, ristorante e ponte ciclo-pedonale di collegamento col Giardino di fronte.
Era la prima volta che si parlava di queste cose. Ma è stata anche l’ultima.
Il progetto del “museo diffuso” del Polo Urbano per l’Innovazione si è poi evoluto nella telenovela chiamata Genius Center all’ex Santa Chiara. E della destinazione d’uso della Mazzini non se si è più sentito ufficialmente parlare.

Passiamo ora al 4 agosto 2022. La sindaca Elena Pavan, in un’intervista concessa a chi vi scrive e pubblicata in quella data su Bassanonet, dichiarava in merito al futuro della scuola Mazzini: “Sicuramente potrà esserci una parte dedicata formazione, è da capire in che accezione”.
Due le ipotesi avanzate in tal senso dalla prima cittadina: sede di un ITS (Istituto Tecnico Superiore) “per il quale siamo in dialogo anche con Confindustria” oppure sede distaccata del Conservatorio a Bassano per la quale “siamo in dialogo col Conservatorio Steffani di Castelfranco Veneto”.
“Magari su potrebbe anche ragionare - dichiarava ancora la Pavan al nostro portale - di creare alla Mazzini uno sportello del cittadino: quindi portare lì una parte di uffici comunali, destinata ai rapporti con il pubblico. Possono essere i servizi demografici, l’Urp, l’Informagiovani e tutti quegli sportelli che sono rivolti alla gente, in modo da creare un centro unico dove ci si può recare per avere risposte alle domande che vengono rivolte all’amministrazione.”
Era passato poco più di un anno dalla presentazione dell’ipotesi progettuale del “museo diffuso” tra Santa Chiara e la Mazzini e del Museo della Natura, o come vogliamo chiamarlo, non si faceva più parola.
In una precedente intervista a Bassanonet, pubblicata due giorni prima, sempre il sindaco Pavan aveva confermato il suo colpo di spugna sulla collocazione degli animali della Collezione Luca: “È escluso che sia dentro il Genius Center ma anche alla Mazzini.”
Lo aveva detto qualche giorno prima in conferenza stampa, aggiungendo che “la collocazione del museo naturalistico è una partita dormiente”.
Riguardo poi allo “stralcio” della Mazzini, di fatto rimasta in stand-by, rispetto a tutto il resto del progetto, ancora Elena Pavan mi aveva dichiarato:
“È stato dato l’incarico ai progettisti per ripensare tutto quel brano ampio di città lungo l’asse di viale delle Fosse e all’esito di quella progettualità avevamo incontrato questi soggetti e condiviso con loro dei ragionamenti. Proprio in quel contesto, sul suggerimento di Michele Lanzinger e dei progettisti di collocare il Museo Naturalistico all’interno della Scuola Mazzini, era stato riferito che probabilmente era una cosa non scontata nel risultato ed anche molto impegnativa, anche economicamente, viste le condizioni in cui versa la scuola Mazzini.”
Tutto sbagliato, tutto da rifare? Chissà chi lo sa.

Ora, secondo le scritture, l’amministrazione comunale è intenzionata a dare un nuovo affidamento per uno studio di fattibilità che “indichi il futuro” della storica e ormai ex scuola elementare del centro storico. Dopo gli oltre 100mila euro di soldi comunali già spesi per avere le stesse indicazioni, anche se inserite in un contesto progettuale più ampio.
Le dichiarazioni a mezzo stampa del sindaco non sono passate ovviamente inosservate, men che meno dal Circolo di Bassano del Grappa del Partito Democratico che ha trasmesso al riguardo un comunicato.
Ma me ne occuperò in un prossimo articolo: penso che per l’articolo attuale, in cui ho inquadrato i termini della questione, ho già scritto abbastanza.
E abbastanza ho scritto anche in questi ultimi tre anni su una vicenda che non ha mai avuto un vero inizio, prima del fatto di non avere una fine.
E intanto, nel quinto e ultimo anno dell’amministrazione Pavan, la questione del destino della scuola Mazzini è ancora all’anno zero.

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