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I due Alpini

Il gran regalo a Bassano di Luca Martinasso, Alpino di Ivrea: è il finanziatore del restauro dell’affresco dell’Alpino all’ingresso di Angarano del Ponte. “Qui mi sento a casa”

Pubblicato il 07-10-2021
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Quella che vi racconto oggi, egregi lettori, è la bellissima storia di due Alpini.
Il primo è l’Alpino dipinto, che tutti noi ben conosciamo, affrescato sull’angolo in alto a sinistra della Porta Grimani, il monumentale ingresso di Angarano del Ponte.
Il secondo è invece un Alpino in carne ed ossa: il suo nome è Luca Edoardo Martinasso, per tutti Luca, e arriva da Ivrea, in provincia di Torino.

Luca Martinasso nel giorno dell’inaugurazione del Ponte (foto di Fulvio Bicego)

E adesso vi parlo prima dell’uno e poi dell’altro, per spiegarvi di seguito che cosa li unisce.

L’Alpino affrescato che accoglie idealmente chi accede sul Ponte dalla destra Brenta fu realizzato nel settembre 1948 dall’artista bassanese Antonio Marcon e fu inserito nelle solenni cerimonie (ma solenni veramente) per la ricostruzione del Ponte distrutto nella seconda guerra mondiale.
L’affresco fu inaugurato il 3 ottobre 1948, nella stessa data del taglio del nastro del Ponte ricostruito, inaugurato dal presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. Purtroppo l’affresco non resistette a lungo, già nei primi anni Cinquanta emersero infiltrazioni di umidità e - come spiega in un suo testo Flavia Casagranda, fonte delle notizie che vi sto dando - lo stesso Marcon ne curò un primo restauro.
Dopo la grande alluvione del 1966 e i conseguenti lavori di consolidamento del Ponte si provvide a un nuovo restauro dell’affresco, diventato ormai illeggibile. Se ne occupò l’altro pittore bassanese Bruno Breggion, che lo sostituì con una sua particolare interpretazione: il “nuovo” Alpino era molto più giovane dell’originale e con particolari diversi.
Ma anche quest’opera ebbe vita piuttosto breve: il nuovo paramento della Porta Grimani, rifatto in cemento anziché in muratura, portò progressivamente al deterioramento del dipinto. Infine, in questo tourbillon di restauri dell’affresco, è stato il turno dell’altro pittore e decoratore bassanese Giovanni Grego che agli inizi degli anni Novanta ridipinse l’Alpino come lo vediamo oggi, riprendendo la figura e l’iconografia originale del Marcon.
Ma intanto, da allora, è passata un’altra trentina d’anni. L’Alpino affrescato ha risentito nuovamente degli acciacchi dell’età e dell’umidità e dovrà essere quindi restaurato nuovamente, per la quarta volta. L’intervento rientra nel progetto del restauro generale della Porta Grimani, che sarà prossimamente messo in campo dal Comune, con la direzione dei lavori affidata all’architetto Giancarlo Calcagno.

Luca Martinasso, l’Alpino in carne ed ossa, abita ad Ivrea e proviene da una famiglia di Alpini.
È infatti una penna nera come suo nonno, Florido Guglielmo Martinasso e come suo zio Roberto.
Ha prestato servizio militare come Alpino alla Caserma Montegrappa (un nome, un destino) di Torino. Non è più socio della Sezione A.N.A. di Ivrea, ma non è la tessera di un’associazione che stabilisce l’alpinità del cuore.
Prima di adesso a Bassano del Grappa non era mai stato. Ma di Bassano e del suo Ponte, ovviamente, ha sempre sentito parlare. E mi racconta che un suo prozio, nato nel 1900, ha addirittura combattuto sul Grappa, negli ultimi giorni della Grande Guerra. “Gli sono bastati quattro giorni - mi riferisce Luca - per dire che la guerra è una schifezza.”
Incontro Luca Martinasso qui a Bassano. Lo incontro, per la verità, due volte: a una cena al ristorante “Al Pioppeto” a Romano d’Ezzelino, dove facciamo una bella chiacchierata, e più velocemente il giorno dopo, ovvero domenica 3 ottobre, alla cerimonia di inaugurazione del Ponte al teatro all’aperto del Castello, dove è tra gli invitati.
Luca è arrivato in città accompagnato dal fratello Simone, che a Ivrea gestisce un bar che si chiama “Caffetteria Cerchio”. E in effetti, quasi prendendo spunto dal nome del locale gestito dal fratello, Luca Martinasso il suo cerchio lo ha chiuso. Ha sempre voluto fare qualcosa di importante a favore degli Alpini e di quel Ponte di Bassano che ancora non conosceva di persona. E quando ha saputo che c’era l’affresco dell’Alpino da restaurare, ha deciso convintamente di finanziarlo: 12.000 euro - che è il costo del restauro, inserito nei 42.000 euro del quadro totale di spesa del restauro generale della Porta Grimani - che erano nella sua disponibilità e che l’Alpino eporediese (così si chiamano gli abitanti di Ivrea) ha donato tramite bonifico al Comune di Bassano del Grappa.

Come dice quel mio caro amico che cito spesso, nulla accade mai per caso. E il generoso gesto di Martinasso, a quanto pare, ne è la conferma. Ad Ivrea vive infatti anche un’altra persona di buona volontà che ha recentemente finanziato - “complice” l’amicizia con il benefattore bassanese nonché Calendar Man Fulvio Bicego - il completamento del restauro dell’intero Altare del Rosario nel Duomo di Santa Maria in Colle. Questa persona conosce Luca, ha saputo della sua volontà “di fare qualcosa di importante” e lo ha messo in contatto con lo stesso Bicego.
È così partito il percorso di avvicinamento e di contatto con gli uffici comunali per concretizzare l’operazione di sostegno economico al restauro dell’affresco dell’Alpino, conclusasi con la donazione arrivata dal Piemonte. Il contributo è stato reso possibile grazie al meccanismo dell’Art Bonus, che a norma di legge consente a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano di godere di un credito di imposta, pari al 65% dell’importo donato. Art Bonus che è previsto anche per l’intervento di restauro della Porta Grimani, nella specifica voce del Comune denominata “Ponte di Bassano - Restauri marmi lapidei”.
Grazie ai 12.000 euro donati da Luca, quindi, la spesa per il ripristino dell’affresco è già coperta.
Come è già coperto - ma di veli protettivi - l’Alpino dipinto da restaurare, a cura di Artemisia Restauro d’Arte della restauratrice Antonella Martinato.

I due Alpini, quello affrescato e quello da Ivrea, si sono così incontrati e idealmente uniti.
E Luca Martinasso dichiara di aver realizzato “il sogno di una vita”. “Volevo fare qualcosa di mio - mi dice a cuore aperto -. Ho pensato: se hanno messo a posto il Ponte, quell’affresco dev’essere pari al Ponte.” “Mi sento come una persona che è uscita dal suo guscio dopo anni - afferma ancora, quasi che la sua donazione rappresenti un grande momento di vita -. Faccio quello che mi sento di fare, perché io sono io.” Con tanto di dichiarazione d’amore per la nostra città, che ha conosciuto, per quanto intensamente, solo per pochi giorni e nella quale sicuramente avrà voglia di tornare: “Mi sento più a mio agio qui che ad Ivrea. Qui a Bassano mi sento a casa.” E pensare che non gli ho neppure detto che la Caserma Montegrappa ce l’abbiamo anche noi.

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