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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Autonomia Pedemontana

A Venezia la conferenza stampa di fine anno del governatore Zaia: “La Pedemontana sarà conclusa al 31 dicembre 2020”. E la SPV gli dà l'imbocco per parlare di autonomia

Pubblicato il 23-12-2019
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“La Pedemontana sarà conclusa al 31 dicembre 2020.”
Fatevi i nodi ai fazzoletti e segnatevi queste parole. Chi le dice, al microfono del suo intervento, è il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. Siamo sotto i lampadari a cristalli del salone d'onore di Palazzo Balbi a Venezia, la sede sul Canal Grande della giunta regionale del Veneto, e l'occasione è quella della tradizionale e affollata conferenza stampa di fine anno, con auguri natalizi compresi, del governatore e della sua giunta.
Incontro che quest'anno si svolge in quella che, nonostante il bel tempo, è una ennesima mattina di acqua alta. Dappertutto. Per arrivarci, e soprattutto in orario, c'erano solo tre alternative: dotarsi di stivaloni, comprare i copriscarpe impermeabili dal bengalese di turno oppure (come ho fatto io) cercare come un rabdomante all'incontrario le calli in secca per arrivare in qualche modo a destinazione.

Zaia al termine della conferenza stampa, attorniato dalla solita selva di microfoni (foto Alessandro Tich)

Con un percorso di avvicinamento così avventuristico, mi sono augurato che il governatore del Veneto dichiarasse qualcosa di interessante da pubblicare su Bassanonet, in modo tale da non rendere vana la mia difficoltosa acquatica trasferta. E così è stato. Dunque - Luca Zaia dixit - la Superstrada Pedemontana Veneta, e si intende “tutta” la Pedemontana, sarà conclusa e pronta alla fine dell'anno che inizierà tra pochi giorni.
Il realtà il presidente lo aveva già dichiarato altre volte in tempi passati, ma ora che il 2020 è alle porte si tratta di una previsione da cui non si può più fuggire, pena una figuraccia epocale per il governatore che non deve chiedere mai.
La conclusione dell'opera entro la fine dell'anno prossimo avrà una sola eccezione: la galleria di Malo, al centro di una lunga storia di sequestri e di dissequestri, e attualmente dissequestrata. Quella è una vicenda a parte, con tempi e modi distinti da tutto il resto dell'infrastruttura stradale. Ma non solo: dopo l'inaugurazione di quest'anno del primo moncherino di SPV di 7 chilometri tra Breganze e l'A31 Valdastico, ancora Zaia annuncia che all'inizio del 2020 “sarà aperto un altro grande tratto”.
Quale tratto? Da dove e fino dove? Passando anche per Bassano? Acqua in bocca, tanto per restare in tema. Il governatore non lo precisa neppure a seguito di una specifica domanda di una collega giornalista. Si limita a dire: “un tratto più importante”. Stop.
“Abbiamo ereditato un cadavere eccellente e lo abbiamo rivitalizzato”, afferma Zaia in merito alla Superstrada a pedaggio, riferendosi al subentro della Regione alla gestione commissariale. “Siamo il primo progetto di finanza che è stato rovesciato - prosegue -. Il concessionario incasserà un canone di 153 milioni all'anno per 39 anni, pari a circa 12 miliardi complessivi, e noi incasseremo i pedaggi.”
La SPV serve in realtà anche da imbocco a Zaia per parlare del suo tema preferito: l'autonomia del Veneto. Tra le 23 materie per le quali il Veneto chiede di essere autonomo ci sono infatti anche le infrastrutture e, come sottolinea il presidente, “l'autonomia deve saper gestire anche le sue strade”. “L'autonomia è una partita alla quale non abbiamo rinunciato”, dichiara. Zaia cita le “aperture” del presidente della Repubblica Mattarella e replica a chi teme divisioni nel territorio nazionale affermando che “l'autonomia, se non garantisce la coesione nazionale, non è autonomia”. “Siamo arrivati al secondo governo che non ci dice nulla - continua -. Continueremo a trattare, però non ad attendere.”
É a questo punto che arriva la sua dichiarazione politica più interessante.
“Il governo di prima - sbotta Zaia - ha fatto di tutto per non scrivere una pagina di storia e ha fatto di tutto per non farcela scrivere.” Ovviamente il governatore leghista sa bene che tutti noi sappiamo bene che il “governo di prima” - nell'ambito del quale la legge per l'autonomia delle Regioni che l'hanno richiesta è rimasta chiusa e ben sigillata dentro l'armadio - oltre ai 5 Stelle era composto anche dalla Lega. La sua dichiarazione appare quindi come una frecciata diretta al suo amico (si fa per dire) Matteo Salvini, che di quel governo era il front-man assoluto. Tanto più che Zaia apre all'attuale governo giallo-rosso, benché i suoi rapporti di stima reciproca (uso un eufemismo) con i 5 Stelle siano in questo momento ai minimi storici. “Questo governo ha l'occasione di scrivere questa pagina di storia - afferma testualmente -. Ci aspettiamo un segnale.”
E se il segnale del ministro per gli Affari Regionali e per le Autonomie Francesco Boccia non arrivasse? Zaia, in tal senso, ha pronto anche il Piano B. “Faremo 23 progetti di legge, uno per ogni materia per cui abbiamo chiesto l'autonomia - annuncia -. Ci diranno che non vanno bene e con i nostri 23 progetti di legge intaseremo la Corte Costituzionale. Voglio vedere se poi il governo non si muoverà.”
A proposito: questa è anche l'ultima conferenza stampa di fine anno con auguri compresi dell'attuale giunta regionale del Veneto. Il mandato infatti è in scadenza e la prossima primavera si vota per le regionali. A chi gli chiede se si ricandiderà (cosa che appare scontata, ma in realtà non lo è), il governatore non risponde. Fa il vago, fa il generico.
Dice e non dice, come per il “tratto importante” di Pedemontana che dovrebbe essere aperto agli inizi del 2020. Acqua alta e, ancora, acqua in bocca. In tanti anni abbiamo visto Zaia fare tante cose, ma fare il democristiano ancora no.

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