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Rinascimento in bianco e nero

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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

CSI - Scena del Ponte

Respinto dal consiglio comunale l'ordine del giorno delle minoranze che chiedeva a sindaco e giunta l'aggiornamento periodico e sistematico sullo stato del cantiere del Ponte. Pontenovela Special Edition

Pubblicato il 25-05-2018
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Rinascimento in bianco e nero

CSI - Scena del Ponte. Secondo il sindaco Riccardo Poletto la vicenda del Cantiere Senza Inizio (CSI, per l'appunto), così come presentata dalle minoranze, sta prendendo la piega di un giallo investigativo. Solo che chi conduce le indagini non starebbe facendo il proprio dovere. Il sindaco lo dice in consiglio comunale nei “cinque minuti “ di replica finale al termine della discussione, che gli spettano come da modifica del regolamento, e che sono solo l'ultimo di una serie di interventi che lo hanno visto prendere la parola a un ritmo più incalzante della battipali del Ferracina.
“Mi sembra di vedere uno di quei film americani che si accaniscono sulle vittime - dichiara Poletto -. Invece di capire chi ha commesso il reato, cominciano ad indagare la vittima. Non vorrei che l'atteggiamento nei confronti della struttura comunale sia proprio questo.” Per “struttura comunale” si intendono i funzionari che stanno gestendo per l'Amministrazione il soffertissimo iter dell'appalto (Direttore dei Lavori Viviana Bonato, Responsabile Unico del Procedimento Diego Pozza) dal momento che la componente politica, come vedremo, si chiama fuori da qualsiasi coinvolgimento nelle vicissitudini della Pontenovela.

Foto Alessandro Tich

Vittime e colpevoli

La “vittima”, in questo caso, è il Comune di Bassano che afferma di essere stato danneggiato dalle inadempienze dell'impresa appaltatrice.
Chi “ha commesso il reato” è invece appunto proprio l'ex appaltatore, Vardanega Costruzioni, colpevole per l'Amministrazione (Poletto dixit) di “incapacità di organizzare il cantiere in modo tale da eseguire le lavorazioni secondo il cronoprogramma”.
Chi infine “indaga la vittima”, invece di ricercare le responsabilità del colpevole, sono le minoranze.
A generare cotanta metafora nelle parole del primo cittadino è l'ordine del giorno, presentato dalle opposizioni, che viene discusso al primo punto del consiglio straordinario. Nel documento da sottoporre al voto dell'assemblea civica si chiede di impegnare il sindaco e la giunta “ad effettuare ricognizione periodica sullo stato dei lavori di ripristino e consolidamento del Ponte degli Alpini finalizzata a riferire, ad ogni seduta del consiglio comunale ed in modo sistematico e completo, sulla situazione del cantiere, dello stato di avanzamento dei lavori e sulle eventuali collegate vertenze giuridico-legali-giudiziarie con precisa relazione prospettica dal punto di vista economico-finanziario di tutte le spese e dei costi diretti e indiretti correlati all'esecuzione dell'opera sostenuti/da sostenere e la verifica in tutti gli aspetti del cronoprogramma dell'intervento”.
Insomma: tutto il Ponte minuto per minuto, per capire tutti assieme come stanno le cose e come uscire da questo stallo senza fine. Ma questo aggiornamento “periodico e sistematico” in consiglio comunale, come emerge dagli interventi dai banchi di maggioranza, non s'ha da fare. E l'intervento finale del sindaco è la summa e la sintesi di una presa di posizione che non può essere scardinata neanche da una brentana.

Riccardo Marzullo

Il sindaco Poletto è incontenibile e nel corso del dibattito interviene più volte.
Definisce “irricevibile” l'ordine del giorno, confortato dalla sua maggioranza, per le premesse del medesimo. Il documento chiede infatti che vengano chiarite una volta per tutte “le responsabilità inerenti ad alcune scelte e decisioni nei passaggi cruciali di questa vicenda, che hanno determinato, ogni giorno di più, la perdita di fiducia dei cittadini nella macchina amministrativa cittadina”.
Giammai fosse: non c'è nessuna sfiducia da parte dei cittadini e con una richiesta così impostata (sempre Poletto dixit) “si fa intendere che la genesi dei due anni di ritardo e dello stallo attuale sia da ascrivere ad alcune scelte dell'Amministrazione”.
Il sindaco veste anche i panni di Gigi Marzullo e afferma: “Mi faccio una domanda e mi do una risposta. La gente mi chiede: “Non è che questa ditta si sta comportando male da aprile 2018. Perché non l'avete cacciata prima? La risoluzione in danno l'abbiamo potuta fare soltanto nel momento in cui si erano accumulati tali e tanti ritardi in modo da essere irrecuperabili.”
La discussione, che durerà quasi quattro ore e mezza, si incanala nel solco di un mantra immutabile: ogni rilievo, dubbio o contestazione delle minoranze viene bollato dai banchi opposti come un intervento a difesa della Vardanega. I consiglieri di opposizione, di volta in volta, vengono accusati di strumentalizzazione politica e definiti “sindacalisti”, “tifosi” oppure “portatori di interesse” dell'impresa di Possagno.
Accuse che regolarmente vengono rispedite al mittente. La posizione condivisa dei gruppi di minoranza è che “Vardanega appartiene al passato”, che “il Ponte non è di una parte, ma è di tutti” e che l'Amministrazione deve da ora in poi riferire in consiglio “come andare avanti”, “qual è la prospettiva” e “come se ne esce”.
La questione è rivolta al futuro ma sindaco e maggioranza continuano a riferirsi al passato. E a Federica Finco che rileva che “la città è male informata, fortemente divisa e c'è il gioco dello scaricabarile” e ad Andrea Zonta che entra a gamba tesa sui problemi irrisolti delle spalle del Ponte, Poletto, quasi in pre-ruolo di commissario di se stesso, replica: “La partenza è un po' viziata, ci porta fuori strada perché ci porta ad andare a investigare alcuni aspetti che non sono il punto focale della situazione.”
Spalle, che palle.

Na onta e na Zonta

Dai banchi di minoranza, Andrea Zonta mette il dito nella spalla.
“Il dramma di fondo - afferma - è che non avete focalizzato il tema delle due sponde sulle quali si fonda il progetto.” Ricorda che la convenzione con Nardini del 2016 “chiede una perizia statica e asseverata anche della sponda destra, dove insistono le proprietà di 9 privati da una parte e dell'Associazione Nazionale Alpini dall'altra. Dall'altra parte cosa aspettiamo?”.
“La disponibilità delle aree bisogna darle alla consegna dei lavori - continua -. Le due sponde oggi non sono accessibili e in più c'è l'ulteriore verifica strutturale della spalla sinistra chiesta da Nardini.”
Sempre Zonta rivela che un consulente della Inco Srl, quando questa era temporaneamente subentrata nell'appalto alla Vardanega, aveva svolto una perizia nella quale consigliava “di eliminare i carichi sulle spalle del Ponte durante i lavori”.
In più il consulente trentino aveva rilevato che il problema delle fessurazioni nelle strutture murarie raggiungeva il culmine alla “particella catastale 446” che corrisponde al negozio di cappelli “Petri”, sulla sponda sinistra, a ben 50 metri dalla spalla, all'altezza di salita Ferracina. “Come si può proseguire il restauro - incalza il consigliere - con una situazione così? Il prossimo che viene o è un pazzo o il Ponte non sarà mai fatto.”
La spallata di Zonta non sposta il sindaco di un centimetro: “La disponibilità delle aree c'è - replica Poletto -. La ditta che ha firmato il contratto sapeva della disponibilità delle aree. Che poi la disponibilità sia condizionata, certamente sì. Anche il Ponte lo è.” Per Riccardo il decisionista si tratta comunque di “questioni marginali rispetto al cuore della questione e cioè cosa ha fatto la ditta quest'anno.”
Più tardi, un più morbido vicesindaco Campagnolo (è Poletto il “cattivo” di questo film) affermerà in merito alla spalla Nardini che “questo non è il motivo che ha impedito all'appaltatore di lavorare”. E al consigliere Mariano Scotton che chiede “come mai la verifica strutturale sulle proprietà Nardini non è stata attivata subito dopo la convenzione col Comune del 2016” ancora Campagnolo risponde: “Dovevamo prima eseguire ulteriori analisi sulla spalla”.
Scotton pone anche una seconda, fatidica domanda: “L'ingegner Rizzo si è fatto vivo?”.
Il riferimento è al consulente del Comune che deve eseguire la verifica strutturale sulle proprietà Nardini prima della quale, ai sensi della convenzione, nessun lavoro sulla spalla sinistra può essere eseguito. “L'ing. Rizzo è operativo - risponderà molto più tardi Roberto Campagnolo -. Ha acquisito delle comunicazioni cartacee ed è in fase di contraddittorio con la proprietà che al momento è in corso. Serviranno settimane perché si concluda.” Quante settimane? La risposta, amico mio, sta soffiando nel Brenta.

Difesa d'ufficio

Il dibattito in consiglio comunale ci mostra anche che cosa vuol dire concretamente “difesa d'ufficio”. È la difesa della parte politica nei confronti degli uffici tecnici preposti alla gestione dell'appalto. Dalla quale la stessa parte politica si chiama completamente fuori. “L'ultima firma che ho fatto - sottolinea Poletto - è stata l'approvazione del progetto esecutivo nel 2015. Tutto il resto, dalla commissione di gara in avanti, spetta per legge alla struttura tecnica. Non ci sono altre firme di sindaco e vicesindaco. Ho solo firmato l'ordinanza contingibile e urgente per la rimozione immediata delle ture.”
Ma non è uno “scaricabarile” nel senso contestato dalle minoranze: “Mi stenderò a terra - afferma il sindaco - per difendere i nostri tecnici che hanno fatto molto di più di quello che dovevano fare.”
“Non si deve lasciare tutto in capo alla struttura tecnica, la quale si deve assumere tutte le responsabilità - ribatte Zonta -. Le scelte devono essere dettate dal confronto tra l'area tecnica e le scelte politiche.” Ma la parola “responsabilità”, riferita ai tanti aspetti negativi di questa storia, per l'Amministrazione non esiste: siamo noi la vittima, non il colpevole.

Il Wikisindaco

The Vice Roberto Campagnolo, uomo sempre più in secondo piano in questa vicenda, dedica vari minuti del suo primo intervento al riassunto delle puntate precedenti. Racconta che “l'incontro con il mondo universitario” per occuparsi del Ponte era un'indicazione già dell'Amministrazione precedente.
Beatifica il prof. Giovanni Carbonara, firmatario del progetto per la parte storico-conservativa, aprendo il tablet e leggendo in aula una parte del suo curriculum postato su Wikipedia. Sulle due travi (impalcato e fondazione) che tanto fanno discutere rimarca che per Carbonara “sono due protesi coerenti col restauro e con la storia del Ponte”.
Più tardi darà finalmente anche qualche informazione più aggiornata. Con Nardini c'era stata una bozza di accordo già nel 2015, poi integrata nella convenzione del 2016 che ha sostituito “l'ipotesi di espropriazione che era stata valutata”.
“L'indisponibilità della spalla è un errore progettuale? Certamente no - prosegue -. Il progettista ha fatto il progetto sapendo che aveva la disponibilità dei luoghi.”
E se Nardini, dopo la verifica strutturale, “impedisce”? “Vedremo quali sono le condizioni”, osserva Campagnolo, da noi ribattezzato il Wikisindaco, vincendo il premio di Bassanonet per la categoria “affermazioni generiche”.

L'uovo e la gallina

Tra gli aspetti degni di nota dell'estenuante discussione in sala consiliare c'è anche la nuova versione del dilemma dell'uovo e la gallina. “È nato prima il Ponte o prima Nardini?”, si chiede infatti dagli scranni di opposizione Dario Bernardi.
Per il già assessore ai Lavori Pubblici la convenzione con i privati, “totalmente diversa dal primo accordo del 2015”, dà infatti per scontato che l'ingresso del Ponte, quello “dove si bevono gli aperitivi”, sia di proprietà privata e non comunale come il resto del monumento. “L'Ufficio Patrimonio del Comune - ammonisce - ha fatto una verifica, prima di firmare la convenzione?”.
“C'è un progetto per il Ponte del 1982 - informa Campagnolo - che riconosce quell'area come di proprietà Nardini.” Ma una verifica preliminare non è stata effettivamente compiuta. “L'approfondimento richiesto da Dario Bernardi - aggiunge l'assessore -, e penso di parlare a nome dell'Amministrazione, è plausibile.”
È l'unica “concessione” della maggioranza rispetto alla componente minoritaria del consiglio. Alle 23.30, in ora marzulliana, si passa finalmente al voto alla presenza degli ultimi eroici spettatori, tra le file del pubblico, che hanno resistito alla sfibrante discussione assieme al vostro umile cronista e al collega del Giornale di Vicenza.
L'ordine del giorno viene respinto con 16 voti contrari della maggioranza, 7 favorevoli delle opposizioni e 1 astenuto (Dario Bernardi). CSI - Scena del Ponte archivia questa puntata senza che in futuro, in consiglio comunale, vengano più forniti indizi periodici e sistematici per scoprire il vero assassino.

Citazioni citabili

Per concludere, stiliamo la nostra classifica delle tre migliori posizioni delle “citazioni citabili” tra tutte le dichiarazioni enunciate in quattro ore e mezza di discussione.

Terzo posto - sindaco Riccardo Poletto: “All'architetto Bonato bisognerebbe fare un monumento per le energie e le competenze spese.” Pensiamo che a questo punto l'Area Lavori Pubblici possa lanciare un concorso di idee per il progetto della statua celebrativa.

Secondo posto - vicesindaco Roberto Campagnolo: “L'incontro di lavoro con il professor Carbonara è stato un'esperienza di vita.” Il luminare del restauro architettonico fa illuminare d'immenso il discepolo assessore.

Primo posto - consigliere Stefano Monegato: “Le ture sono la nostra Salerno-Reggio Calabria con il Ponte sullo Stretto di Angarano.” Manca solo il Ferry Boat tra le due spalle, e siamo a posto.

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