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2020: l'Odissea dello spazio
Masterplan Bassano 2020: l'Associazione Urban Center Bassano replica alle dichiarazioni dei due progettisti Vallotto e Guglielmini. E contesta Bassanonet: “Esagerazione giornalistica”. Costringendoci a mettere in chiaro alcune cose
Pubblicato il 23-06-2017
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2020: l'Odissea dello spazio.
Dopo 2020: Fuga dall'Urban Center (si legga il nostro articolo di ieri) continua la nuova serie cinematografica dedicata ai luoghi di “conservazione” e di “memoria pubblica” dei grandi progetti e proposte per la città presentati negli scorsi anni quali contributo al vivacissimo dibattito civico dell'epoca sulla Bassano del Grappa del futuro.
Lo spazio dell'Odissea in questione è quello fisicamente riservato alla custodia del “Masterplan Bassano 2020”: il consistente e per alcuni versi anche avveniristico piano urbanistico di indirizzo elaborato nel 2011 con spirito volontario dai due architetti Massimo Vallotto e Antonio Guglielmini. Il quale, secondo i due professionisti, come il celebre progetto Chipperfield “giace dimenticato in qualche altro oscuro meandro dell’Urban Center cittadino” (nostro virgolettato nel sottotitolo dell'articolo, ripreso tale e quale dal comunicato stampa firmato dai due architetti).

Un'ipotesi progettuale del Masterplan Bassano 2020 (archivio Bassanonet)
Con il conseguente auspicio, da parte degli stessi, che gli elaborati del Masterplan “possano trovare una degna conservazione in un recondito “magazzino” del Museo Civico, a disposizione di chi un giorno vorrà eventualmente consultarli per ricostruire questa particolare storia fatta di impegno civico, entusiasmo e amore per la propria città”.
In data odierna non si è fatta mancare la pronta replica dell'Associazione Urban Center Bassano, riferita proprio al nostro articolo pubblicato su Bassanonet e intitolata, sullo stile del nostro stesso titolo, “Fuga dalle dicerie: l'Urban Center risponde”.
Nel comunicato trasmesso in redazione Associazione UC risponde alle dichiarazioni di Vallotto e Guglielmini, ma allo stesso tempo contesta a Bassanonet di avere messo in atto una “esagerazione giornalistica”. E questo, fondamentalmente, per avere evidenziato tra le altre cose il virgolettato dell'“oscuro meandro” dichiarato testualmente dai due progettisti. Nel comunicato che leggerete tra poco, il consiglio direttivo dell'UC afferma: “Lo spessore intellettuale di Vallotto e Guglielmini non ci consente di pensare che abbiano voluto promuovere il loro lavoro mortificando l’Associazione Urban Center, che hanno curato e seguito sin dalla loro fondazione. Riteniamo dunque si tratti di una esagerazione giornalistica e attendiamo fiduciosi una smentita dai diretti interessati.”
Diretti interessati chi? Vallotto e Guglielmini oppure Bassanonet?
Riportando in virgolettato le dichiarazioni “della discordia” è ovvio e palese che abbiamo riportato il pensiero e la presa di posizione messi nero su bianco dai due professionisti sul loro comunicato stampa, da noi pubblicato integralmente, e non il pensiero della nostra redazione. Altro che “esagerazione giornalistica”: sarebbe stata tale se avessimo posto enfasi, ad esempio, sul fatto che si tratta di quello stesso Urban Center dove i disegni, le tavole e i modellini del progetto della “Piazza d'Acqua” dell'archistar britannica David Chipperfield - costato 300mila euro ai committenti Luigi Bonotto e Renzo Rosso - sono stati trovati nei giorni scorsi incustoditi in un sottoscala del pianterreno, come da ampio e clamoroso reportage sul “Giornale di Vicenza”.
Ma non era l'oggetto del nostro articolo e pertanto abbiamo glissato. Ci sono altri sistemi giornalistici per “esagerare”, e non certo quelli utilizzati nel pezzo contestato.
L'Associazione Urban Center, come leggerete, dichiara anche: “Non possiamo dunque credere, vista la proficua collaborazione che ci lega ai professionisti in questione, che si siano rivolti alla stampa con questi toni”. E ancora, sull'“oscuro meandro”: “Non possiamo credere che gli amici Vallotto e Guglielmini abbiano fatto una simile dichiarazione”.
Che cosa vuol dire, che le parole dei due professionisti non corrispondono alla loro “proficua collaborazione” con l'Urban Center e che pertanto ci siamo inventati, o peggio ancora abbiamo volontariamente travisato il tutto?
Se ne facciano una ragione: gli architetti Massimo Vallotto e Antonio Guglielmini si sono rivolti alla stampa proprio con questi toni.
Di seguito riportiamo integralmente e tale e quale - parole in neretto comprese - il comunicato di replica dell'Associazione Urban Center Bassano:
Fuga dalle dicerie: l’Urban Center risponde
Massimo Vallotto, ex Presidente e socio fondatore dell’Urban Center e Antonio Guglielmini, con cui in tante occasioni l’Associazione Urban Center ha collaborato e si è confrontato, ci avevano anticipato l’altro ieri, con una mail cordiale, la volontà di spostare il materiale illustrativo del “Masterplan Bassano 2020”, inviandoci il comunicato poi apparso su questa testata. L’articolo di accompagnamento però aveva toni e titolo assai meno neutri, anzi diciamo pure sgradevoli, nei confronti dell’Associazione. In gergo giornalistico, il virgolettato è una dichiarazione di cui si autorizza la pubblicazione.
È pertanto con profondo dispiacere e stupore che leggiamo [il Masterplan] “giace dimenticato in qualche oscuro meandro dell'Urban Center cittadino”.
Non possiamo credere che gli amici Vallotto e Guglielmini abbiano fatto una simile dichiarazione, considerando che il Masterplan Bassano 2020 è stato forse il progetto più esposto all’Urban Center e dall’Urban Center, anche in occasione di altre mostre ed eventi pubblici in Piazza e presso la Chiesa di San Giovanni. Sempre volontariamente, gratuitamente, in accordo e anche su richiesta degli ideatori del Masterplan.
Negli anni, in particolare l’architetto Vallotto ci ha chiesto e verificato come fosse custodito il materiale espositivo. Con Antonio Guglielmini poi, l’anno scorso, abbiamo promosso l’esposizione di un suo progetto, tra gli altri, nell’ambito dell’evento “Confronti” su istanza dei soggetti che hanno proposto nuove soluzioni per un Teatro civico Cittadino. Anche in quell’occasione l’Associazione Urban Center, a sue spese e volontariamente, ha organizzato un evento di dibattito e confronto sul tema della realizzazione di edifici a carattere culturale e riuso del patrimonio pubblico. Non possiamo dunque credere, vista la proficua collaborazione che ci lega ai professionisti in questione, che si siano rivolti alla stampa con questi toni.
Se avessero avuto delle rimostranze da fare sulla conservazione del materiale, siamo certi ci avrebbero contattato direttamente, certi della collaborazione che ha sempre contraddistinto il nostro rapporto. Lo spessore intellettuale di Vallotto e Guglielmini non ci consente di pensare che abbiano voluto promuovere il loro lavoro mortificando l’Associazione Urban Center, che hanno curato e seguito sin dalla loro fondazione.
Riteniamo dunque si tratti di una esagerazione giornalistica e attendiamo fiduciosi una smentita dai diretti interessati.
Il Consiglio Direttivo dell’Urban Center Bassano
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