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È un momento particolarmente fiacco per la produzione industriale (“sluggish”). Le ultime rilevazioni condotte da Confindustria Vicenza, attraverso la 164ª indagine congiunturale che ha preso in esame i numeri del secondo trimestre del 2024, fotografano un andamento negativo per l’industria. La produzione industriale registra una flessione del 3,8% rispetto ad un anno fa.
«Nel II° trimestre dell’anno corrente vengono confermati i segnali di debolezza già evidenziati nelle indagini precedenti, seppur con qualche prospettiva di miglioramento. Cresce, rispetto al trimestre precedente, la percentuale di imprenditori che segnala aumenti produttivi attestandosi al 27%, mentre scende la quota di rispondenti che registra cali produttivi, pari al 45% (nel primo trimestre del 2024 il 21% delle aziende segnalava incrementi, mentre il 52% dichiarava cali produttivi). Il saldo di opinione risulta quindi pari a -18 (era -31 nel primo trimestre 2024)», si legge nella nota degli industriali.

Catena di montaggio
Il 50% delle aziende intervistate denuncia un livello produttivo insoddisfacente (46% nel precedente trimestre). Dal punto di vista della geografia dei mercati, quello interno registra un calo del 4,7%, mentre l’export all’interno dell’Unione Europa segna un -1,9%. Dopo tre trimestri consecutivi con segno negativo le vendite extra Unione tornano invece in area positiva (+2,9%). In prospettiva, per quanto riguarda la ripartenza autunnale i dati a disposizione di Confindustria Vicenza non lasciano intravedere particolare ottimismo: la consistenza del portafoglio ordini rimane stabile per il 33%, cresce per il 19% mentre diminuisce per il 48% delle aziende (saldo pari a -29, circa in linea rispetto al saldo del trimestre precedente pari a -30); il periodo di lavoro assicurato supera i tre mesi nel 18% dei casi (19% nel trimestre precedente).
Sul fronte del mercato del lavoro, nel secondo trimestre il numero di occupati è rimasto pressoché stabile rispetto ad un anno fa: nel periodo aprile-giugno 2024 il 61% delle aziende dichiara di aver mantenuto inalterato il proprio livello occupazionale, il 18% l’ha aumentato, mentre il 21% ha ridotto la propria forza lavoro (più di quelli che assumono).
Non va meglio neppure allargando l’orizzonte a livello nazionale, perché i dati grezzi dell’indice della produzione industriale rilevato dall’Istat segnano a giugno un calo del 5,6% (rispetto a giugno 2023). Nei primi sei mesi del 2024, rispetto al primo semestre dello scorso anno, la flessione è del 2,8%.
In questo quadro poco brillante per l’industria italiana, anche l’inflazione destare qualche preoccupazione. Nel mese di luglio, secondo gli ultimi dati Istat, i prezzi sono saliti del’1,3% rispetto allo scorso anno, in aumento rispetto al +0,8% registrato a giugno. La ripresa dell’inflazione è spinta dall’accelerazione su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da +3,5% a +11,3%). La possibile escalation del conflitto in Medioriente, che sta purtroppo prendendo forma in queste ultimissime ore, potrebbe rilevarsi anche sul fronte dei prezzi dell’energia un’ulteriore “mina vagante” per il secondo semestre dell’anno.
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