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Il Consiglio comunale di giovedì scorso è stato un evento da ricordare per la storia politica recente di Bassano.
L’aggettivo storico rischia sempre di essere un tantino esagerato, ma se contestualizzato alla vita della città dà la dimensione dell’importanza della decisione sul “caso Baxi-Pengo-San Lazzaro”, che rientra sicuramente tra quei giri di boa della storia amministrativa cittadina in grado di produrre conseguenze anche per gli anni a venire. Così come lo è stato, per esempio, la vicenda delle Torri di portoghesi, nella parte finale dell’amministrazione di Gianpaolo Bizzotto.
Cosa è emerso dalla ormai famosa votazione “12-12” che ha respinto l’atto di indirizzo per l’accordo Baxi-Pengo?
Alessandro Bordignon (Presidente del Raggruppamento Bassano di Confindustria Vicenza)
Sicuramente il primo dato è politico: la spaccatura a metà della maggioranza, che così come è nata oggi non esiste più.
In secondo luogo, è emersa plasticamente la necessità assoluta di trovare la convergenza per un piano cittadino sui punti fondamentali dello sviluppo di Bassano da qui ai prossimi 20 anni, un progetto non più rimandabile che tocca evidentemente anche la conformazione delle zone industriali e produttive che convivono “dentro” e “fuori” le nostre aree urbane. Seguendo la discussione del Consiglio, è risultata fuorviante la strategia di impostazione del dibattito politico incentrata esclusivamente sulla polarizzazione tra sviluppo industriale e preservazione del verde e del paesaggio. La morsa decisionale che ha stretto il Consiglio comunale sicuramente è stata – e sarà – dannosa dal punto di vista della coesione della comunità bassanese. Dividere con l’accetta il mondo tra chi è a favore dei lavoratori, delle aziende e dello sviluppo e chi dall’altra parte mette al primo punto la difesa dell’ambiente, degli ultimi spazi verdi a disposizione di un territorio, non aiuta la città a ragionare in modo sereno su una scelta straordinariamente importante per il proprio futuro.
Sta di fatto che, al netto di come è stata impostata politicamente la strategia per inquadrare la questione amministrativa, questo voto peserà sicuramente sulla profondità della frattura nel dibattito pubblico dei prossimi mesi, indurendo i toni e le posizioni. Sul voto del Consiglio Comunale è arrivato infatti durissimo il commento di Alessandro Bordignon, presidente del Raggruppamento Bassano di Confindustria Vicenza. Il comunicato lo riportiamo nella sua interezza, compreso il gran consiglio finale.
«Con grande amarezza riscontro che, nonostante la posta in gioco, ancora una volta, si voti “contro” per la solita becera logica di schieramento, tradendo così proprio quella posizione di cui taluni pretendono, a questo punto ipocritamente, di volersi far portavoce: ovvero la difesa dei lavoratori. Nel voto di ieri c’era molto in ballo: il lavoro, la dignità, la ricchezza di un gioiello di città come Bassano, il suo futuro. Invece la solita scusa del “campo di grano” (già vista nella triste vicenda di San Lazzaro) diventa logica di scontro perdendo completamente di vista il perché ci si siede in Consiglio Comunale. I 12 che hanno votato contro si sono assunti una responsabilità politico-amministrativa drammatica, più grande di loro. La maggioranza aveva la possibilità di annullare il voto contrario “di parte” e invece ha fallito. Bell’esempio... L’ignavia poi di chi si è sottratta al voto è ancora peggio: se non decidi, non puoi stare nella stanza delle decisioni! Pure Dante ha messo gli ignavi nell’Antinferno. In Consiglio stia chi ha il coraggio di prendersi le proprie responsabilità e abbia le idee chiare, ma dopo ieri pare un’utopia. Mi aspetto ora che possano intervenire nella vicenda autorità superiori come la Regione ad esempio, per poter prendere una decisione positiva al di là del triste spettacolo bassanese che può avere effetti molto gravi di impoverimento del nostro amato territorio. Va fatto in fretta, le multinazionali non aspettano. Auspico che i lavoratori si facciano sentire, auspico che in Consiglio Comunale non siedano più in futuro degli irresponsabili».
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