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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Luigi MarcadellaLuigi Marcadella
Giornalista
Bassanonet.it

Special report

Imprese

Cambio di guardia

Alessandro Bordignon è il nuovo presidente del raggruppamento bassanese di Confindustria. Prende il posto di Andrea Visentin

Pubblicato il 25-05-2022
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Cambio di guardia ai vertici del raggruppamento bassanese di Confindustria.
Il nuovo presidente è Alessandro Bordignon, amministratore delegato della Tecnoplast di Romano d’Ezzelino.
Nel salone nobile di Villa Rezzonico una tavola rotonda sul futuro dell’economia locale ha aperto i lavori preliminari al passaggio di consegne per la scelta del nuovo direttivo di Confindustria (“Distretto, territorio, filiera: competere a Bassano, come?”). Occasione che ha visto in prima fila anche la politica bassanese: presente il sindaco Elena Pavan, il vicepresidente del Consiglio Regionale Nicola Finco con i sindaci di Rossano Veneto Morena Martini e Simone Bontorin di Romano d’Ezzelino. La moderatrice dell’evento Barbara Todesco ha introdotto il presidente uscente Andrea Visentin nel suo ultimo passaggio pubblico da presidente degli industriali.

Assemblea Raggruppamento Bassano di Confindustria (Villa Rezzonico)


«Quattro anni molto intensi, iniziati con la pandemia e finiti con la guerra. Vorrei ricordare soprattutto una delle tante attività che abbiamo sviluppato, Radici Future, una visione del domani non solo per le aziende ma anche per il territorio. La sostenibilità cambierà il modo di fare investimenti, di avere più o meno credito a buon prezzo, sarà bussola per lo sviluppo industriale del Nordest».

A proposito di sostenibilità, era presente in sala anche Armido Marana, vice presidente di Confindustria Vicenza con delega proprio alla sostenibilità e all’economia circolare. Assente la presidente Laura Dalla Vecchia perché impegnata all’estero. La tavola rotonda è stata introdotta da Stefano Micelli, docente di International Management alla Ca' Foscari che da buon accademico ha tenuto il suo speech con l’ausilio delle slides (“Il futuro del made in Italy nella globalizzazione che cambia”).

«Da giovane ricercatore ho conosciuto la realtà della Mevis a metà anni Novanta. Già allora si intravedeva la sfida in atto tra le piccole e medie imprese venete con la tecnologia. A distanza di quasi trent’anni, nelle mie ricerche oggi incontro una manifattura che ha vinto tante di quelle sfide. Abbiamo assistito ad una sorta di internazionalizzazione democratica del business, non è più solo per le grande imprese».

Ma il mondo che si trovano fuori dal capannone gli imprenditori veneti non è più “piatto” (il riferimento è al best seller “The World Is Flat” di Thomas L. Friedman), anzi è sempre più caratterizzato dal materializzarsi di iceberg che improvvisamente si piazzano in mezzo all’economia globale.
E’ stato piatto fino alla grande del crisi del 2008-2009, poi è entrato in un vortice di turbolenze tutte da decifrare nei loro effetti. Tanti i segnali di allerta messi in rassegna da Stefano Micelli: la nave incagliata a Suez nel marzo 2021, in grado di inceppare praticamente gran parte della logistica globalizzata, la “virata cinese” in termini autoritari con l’arresto dei giornalisti indipendenti dell’Apple Day di Hong Kong e ovviamente la pandemia e da ultimo la guerra.
Con un fotogramma in grado di immortalare il cambio di paradigma della globalizzazione: la chiusura dei McDonald’s a Mosca, simbolo di un mondo che si richiude in blocchi. L’economista ha spiegato inoltre alla platea bassanese che torneranno indietro anche una parte delle produzioni delocalizzate nel mondo. Qualcosa non funziona più. In realtà è da un decennio che si pongono le base geopolitiche del “reshoring”; morale della favola: tranne che per l’economia della conoscenza, la globalizzazione si sta “congelando” e il futuro che ci aspetta è un nuovo ordine mondiale basato sulla regionalizzazione del capitalismo. Europa con Europa, America con America, Asean con Asean e Cina versus il resto del mondo (aggiungiamo noi). Il ritorno (a casa) nei rispettivi Continenti delle manifatture e delle produzioni porterà cambiamenti (molti) per la nostra economia e anche qualche lato positivo (occupazione e investimenti).
La grande paura degli imprenditori veneti? Sicuramente quella di non trovare figure professionali adeguate, conclude Micelli (ps. in sala era presente anche il preside del Graziani Gianni Zen, da sempre in prima linea per rendere competitiva e moderna l’offerta scolastica bassanese). Dopo una infornata di slides “macro”, a raccontare l’economia “micro” ci ha pensato l’imprenditore marchigiano Enrico Loccioni (Impresa Loccioni) che ha proseguito il filone di approfondimento sulla centralità delle persone in azienda («La chimica delle relazioni è il motore di ogni grande caso di successo»).

Fabio Zardini, ad di Steelco, colosso di Riese Pio X, 800 dipendenti, produce macchinari per la sterilizzazione e il lavaggio nel settore della farmaceutica. Ha tra i suoi clienti giganti come Pfizer Inc., Samsung (lo sapevate che oltre all’elettronica produce anche vaccini proprio per Pfizer?) GlaxoSmithKline e Roche.
«Il problema? Quando un ingegnere se ne va. Per l’azienda che lo ha formato è una grande perdita. Io seguo la regola delle “2 C”: coinvolgimento e comunicazione per evitare di lasciarmi sfuggire giovani talenti».

In collegamento zoom, rigorosamente in lingua inglese, non per colpa della pandemia ma per scelta logistica, è toccato poi a Andreas Barduna, senior vice presiden di Miele, marchio tedesco di elettrodomestici con sede a Gütersloh, 4,84 miliardi di fatturato e 120 anni di storia. A chiudere il giro del convegno Elena Donazzan, che da Assessore al Lavoro della seconda regione più industrializzata d’Italia non poteva che partire proprio da questo “pazzo” mercato del lavoro che si è venuto a creare a cavallo tra virus&guerra.
«E’ cambiato il mondo in questi due anni, ma sono cambiate anche le persone. Abbiamo assistito al fallimento della globalizzazione, come aveva previsto il mio autore preferito, Giulio Tremonti. Dall’estero vengono a portare le aziende qui in Veneto perché trovano distretti dove si è in grado di fare tutto, ottimi professionisti e capitale umano».

Già, ma il capitale umano comincia a scarseggiare, o per meglio dire va a lavorare dove (e quando) meglio crede.
«Sento strani ragionamenti sul decreto flussi, io la vedo in altro modo. Penso che non dobbiamo portare lavoratori da fuori, dobbiamo valorizzare il capitale umano che c’è qui».

Finito il convegno si deve scegliere il direttivo del nuovo mandato confindustriale bassanese. Ad affiancare il neopresidente Bordignon ci saranno Gianpietro Beltramello (Gabel), Giacomo Cera (Rigoni di Asiago), Romano Contin (Vitec Imaging Solutions), Caterina Fontana (Manifattura Fontana), Simone Gnoato (Tecnoacciai), Carmen Poliero (Legor Group), Nicoletta Reginato (Rimarplast), Andrea Visentin (Mevis), Marzio Xausa (Maroso Ivo Enzo Srl).

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