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Il bello dell’oro è che adora le brutte notizie. È un vecchio aforisma sul metallo giallo che ben potrebbe attagliarsi al momento attuale, con molti distinguo da fare come vedremo.
La guerra e le incertezze in economia spingono da sempre verso l’alto le quotazioni dell’oro, 1.930 dollari per oncia al momento in cui scriviamo. Il rifugio nell’oro è una delle poche certezze che sembrano rimanere valide, prezzo dell’oro e buoni affari per il mercato della gioielleria non sempre però vanno a braccetto. Per conoscere lo stato di salute del comparto orafo bisogna andare a sentire i rumors di chi produce ed esporta gioielli. A dieci giorni dalla conclusione di VicenzaOro si possono tirare alcune considerazioni, tenendo sempre bene in mente l’incognita di uno scenario economico che si può benissimo tagliare a metà, “prima” e “dopo” la guerra.
Vicenza, seconda provincia italiana per export dopo Arezzo e prima di Alessandria, esporta per un totale di oltre 1,7 miliardi, il 20,2% del totale nazionale. Le presenze in fiera quest’anno hanno segnato un +24% sull’edizione di settembre, con compratori provenienti da 127 nazioni che “fisicamente” sono venuti a vedere le novità e i cataloghi degli orafi vicentini. Come detto, c’è un “prima” e un “dopo” la guerra in Ucraina: con i dati del “prima” si guardava con ottimismo al proseguo del 2022.

Gioielli a Vicenzaoro, 17-21 Marzo 2022
Il Centro Studi di Confindustria Moda ha calcolato per Federorafi che il commercio con l’estero del settore orafo-argentiero-gioielliero nel 2021 ha superato gli 8 miliardi, uno strepitoso +59,7% sul 2020. In termini assoluti l’export annuale aumenta di oltre 3 miliardi di euro rispetto all’intero 2020; a confronto con l’anno 2019 l’export guadagna invece 1.088 milioni (+15,6%).
Tornando ai dati del 2021, gli Stati Uniti si sono confermati in prima posizione come lo scorso anno, con un’incidenza del 15,9% sul totale della nostra manifattura orafa. L’export verso la Svizzera, secondo mercato, cresce del +49,5%, quello verso gli Emirati Arabi, al terzo posto, del +107,7% (mercati che coprono rispettivamente il 12,5% e l’11,5% del totale).
Guadagna la quarta posizione la Francia, interessata da un aumento del +43,4%, l’Irlanda invece si colloca al quinto posto, con una crescita del +61,8%. Salgono del +35,3% anche le vendite verso Hong Kong, sesta destinazione, mentre la Cina, in 15° posizione (era al 18° nel primo semestre), sperimenta una variazione del +129,7%, significativa ma ben lontana dall’assorbire il trade-off con Hong Kong. E poi c’è il “dopo” la guerra, con gli effetti da valutare sui mercati russi e sulle vendite imputabili alla facoltosa clientela russa in Italia e in giro per il mondo.
Le vendite in Russia, Ucraina e Bielorussia, nel complesso, hanno raggiunto quasi 76 milioni di euro nel 2021, grazie ad aumento del +40,1% sul 2020.
I flussi maggiori, 59,3 milioni di euro, sono destinati alla Federazione russa. La sola Russia risulta il 23° sbocco del settore per valore di export, ma sommata a Ucraina e Bielorussia sale al 18°, coprendo così l’1% del totale esportato di settore. Nel 2020 l’Italia risultava il primo fornitore per la Russia con una quota del 21,7%, al secondo posto la Cina con il 20,2%. Tra gli altri fornitori globali ci sono poi Thailandia, Francia e Stati Uniti. Gli effetti economici di un mondo che si divide in blocchi rischiano di pesare molto anche per la gioielleria made in Italy, tecnicamente si parla di rischio di “sostituzione”.
Merita ricordare ancora che gli acquisti di gioielli da parte dei turisti russi, in ogni area del mondo, sono difficilmente quantificabili ma rappresentavano una straordinaria voce di business per le aziende del settore. In definitiva, così come l’Italia tenterà di sostituire le forniture di gas provenienti dalla Russia, così il mercato russo potrebbe sostituire le merci italiane.
È una regola certa? Sicuramente no, normalmente chi vuole il made in Italy vuole comprare italiano e non “ci” sostituisce così facilmente.
Ma oltre alle esportazioni, anche per assemblare i gioielli entra in campo la Russia, visto che rappresenta una delle più importanti zone geografiche di estrazione di metalli preziosi e diamanti. Nel 2021 le importazioni di metalli preziosi sono ammontate a 890 milioni di euro, (500 milioni di solo palladio).
La Russia è il secondo fornitore di palladio per l’Italia e il terzo di platino.
Per l’oro è all’ottavo posto, mentre per l’argento all’undicesimo.
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