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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Sogni sottopelle
Andata in scena ieri sera, giovedì 3 agosto, al Teatro Remondini, La Scortecata di Emma Dante racconta la tragedia di un sogno rimasto sottopelle
Pubblicato il 04-08-2017
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È andata in scena ieri sera, giovedì 3 agosto, al Teatro Remondini, La Scortecata, rappresentazione teatrale liberamente tratta dal racconto omonimo scritto nel Seicento da Giambattista Basile contenuto nella raccolta Lo cunto de li cunti riscritto da Emma Dante.
La nuova produzione del Festival di Spoleto 60 e del Teatro Biondo di Palermo ha inaugurato il primo appuntamento bassanese d’agosto con il teatro di Operaestate festival Veneto.
Sul palco, bravissimi, Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola, a interpretare due vecchissime sorelle, la fata e il re-principe azzurro, i personaggi di questa favola nera che racconta l’indicibile desiderio di gioventù e di bellezza, di amore e di vita, che sulla soglia del trapasso prende Carolina e Rusinella e fa vivere loro l’ultimo sogno fiabesco, ma senza lieto fine.

da "La Scortecata", di Emma Dante
In scena, i due attori sono seduti su due seggioline di legno, in tenuta da casa da centenarie popolane, e sono intenti a praticare un gioco — succhiano con frenesia il mignolo, gesto che ha qualcosa di bambino e di osceno insieme, e che ha il fine di ridonare al dito destinato a ingannare il re il turgore della giovinezza. In mezzo ai due, un castello-giocattolo dai bagliori azzurri che rappresenta il regno da favola dove abitano i loro sogni giunti fuori orario, dopo una lunga vita trascorsa in povertà e solitudine, che non ha conosciuto la felicità, priva di bellezza. Una delle due riuscirà — sognerà di riuscire, nell’interpretazione suggerita dalla Dante — nell’intento di vivere una notte d’amore col re, rappresentata comicamente con la colonna sonora di Mambo italiano: lo fa grazie a degli espedienti disumani, da patto col diavolo. Scoperto con orrore il trucco, il re la defenestra e a questo punto interviene la fata, a trasformare la vecchia-mostro in una bellissima farfalla “Reginella” come ringraziamento per una bella risata. Risvegliata dal sogno, di nuovo avvizzita, la donna chiede alla sorella di continuare il gioco, di permetterle di continuare a sognare altrove e di toglierle la pelle di dosso, di scortecarla.
Il riso abbonda anche tra gli spettatori, in tanti momenti dello spettacolo, per l’inclinazione con l’asse bilanciato sull’umoristico e sul caricaturale che è l’assetto della rappresentazione, e per la bravura degli attori, impegnati a far suonare con ritmo la musicalità della lingua partenopea e anche in una prova fisica di quelle a cui ci ha abituato il teatro di Emma Dante. La tragedia del testo è già abbastanza evidente, e il finale impietrisce, tradotto in un fermo-immagine caravaggesco, non occorrono altre sottolineature d’autore.
Elementi scenici, luci, musiche e costumi, contribuiscono a rimarcare l’attualità di questa storia antica (e lei sì, immortale) dal tema carico di modernità, nella nostra epoca in cui infuria la guerra alla vecchiaia, a colpi di guerra chirurgica e di armi intelligenti, al botox . Applausi dal pubblico di Operaestate.
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