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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Robe di Capa

“Robert Capa. Retrospective”. Da settembre al Museo Civico di Bassano una straordinaria mostra, nei 70 anni di fondazione di Magnum Photos, dedicata al grande fotografo ungherese, figura di spicco del fotogiornalismo del XX secolo

Pubblicato il 06-07-2017
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Uno scatto nella storia per la storia dello scatto. In occasione di “Bassano Fotografia 2017. Oltre l’immagine” (16 settembre - 5 novembre 2017), festival biennale organizzato da Pro Bassano in collaborazione con il Comune di Bassano del Grappa, giunto quest’anno alla sua quinta edizione, il Museo Civico di Bassano ospiterà la grande mostra “Robert Capa. Retrospective”, dedicata al lavoro straordinario del fotografo ungherese Robert Capa (Budapest, 22 ottobre 1913 - Thai Binh, Indocina, 25 maggio 1954), pseudonimo di Endre Friedmann, inventato nel 1936 insieme alla compagna Gerda Taro.
Circa 100 immagini in bianco e nero ripercorreranno i maggiori conflitti del XX secolo, dalla guerra civile spagnola (1936-1939) alla resistenza della Cina all’invasione giapponese (1938), dalla Seconda guerra mondiale (1941-1945) al primo conflitto arabo-israeliano (1948), fino alla guerra francese in Indocina (1954). A queste fotografie si aggiungerà una serie di ritratti di amici e artisti tra cui Picasso, Bergman, Hemingway, Faulkner, Matisse.
La rassegna è curata da Chiara Casarin, direttore dei Musei Civici bassanesi, e Denis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci di Venezia, che hanno presentato ufficialmente oggi l'evento assieme all'assessore alla Cultura del Comune di Bassano del Grappa Giovanni Cunico.

Il miliziano colpito a morte (Spagna, 1936), la più celebre e più discussa fotografia di Robert Capa

Al Museo Civico di Bassano (dal prossimo 16 settembre al 22 gennaio 2018) saranno esposte 97 straordinarie istantanee che il fotografo, fondatore della celeberrima agenzia Magnum Photos nel 1947 insieme a Henri Cartier-Bresson, George Rodger, David “Chim” Seymour e William Vandivert, ha scattato dal 1936 al 1954, anno della sua morte in Indocina, per una mina anti-uomo. L'evento è organizzato proprio in occasione delle celebrazioni dei 70 anni dalla fondazione di Magnum Photos.
Eliminando le barriere tra fotografo e soggetto, le sue opere raccontano la sofferenza, la miseria, il caos e la crudeltà della guerra. Gli scatti, divenuti iconici - basti pensare alle uniche fotografie (professionali) dello sbarco in Normandia delle truppe americane, il 6 giugno 1944 - ritraggono cinque grandi conflitti mondiali del XX secolo, di cui Capa è stato testimone oculare.
“Se la tendenza della guerra - osserva Richard Whelan, biografo e studioso di Capa - è quella di disumanizzare, la strategia di Capa fu quella di ri-personalizzare la guerra registrando singoli gesti ed espressioni del viso. Come scrisse il suo amico John Steinbeck, Capa "sapeva di non poter fotografare la guerra, perché è soprattutto un'emozione. Ma è riuscito a fotografare quell’emozione conoscendola da vicino, mostrando l'orrore di un intero popolo attraverso un bambino.”
L’esposizione si articola in 11 sezioni: Copenaghen 1932, Francia 1936-1939, Spagna 1936-1939, Cina 1938, Seconda guerra mondiale 1939-1945, Francia 1944, Germania 1945, Unione sovietica 1947, Israele 1948-1950, Indocina 1954 e infine Ritratti, fotografie di amici e artisti (Gary Cooper, Ernest Hemingway, Ingrid Bergman, Pablo Picasso, Henri Matisse, Truman Capote, John Huston, William Faulkner, Capa stesso insieme a John Steinbeck, e infine un ritratto del fotografo scattato da Ruth Orkin nel 1951).
All’interno del percorso il visitatore potrà ripercorrere la vita e il lavoro di Capa, sin dal suo primo incarico internazionale per l’agenzia berlinese Dephot, a Copenaghen nel 1932, per la conferenza di Trotskij. In mostra anche le fotografie delle tumultuose parate di Parigi del 1936 e della guerra civile in Spagna, nello stesso anno in cui la celebre rivista inglese Picture Post dedica un inserto di undici pagine con l'indimenticabile didascalia: “Il più grande fotografo di guerra al mondo: Robert Capa”. A queste si aggiungono i reportages della resistenza della Cina all’invasione giapponese del 1938, della Seconda guerra mondiale, che Capa seguì sui diversi fronti di battaglia con le dense immagini della conquista della Sicilia e di Napoli del 1943, per arrivare al D-Day e alla liberazione di Parigi del 1944, l’invasione in Germania con i parà americani del 1945, il viaggio in Russia del 1947, fino alla fondazione ufficiale dello stato di Israele del 1948 e suo ultimo incarico di guerra in Indocina del 1954.
In queste immagini è possibile scorgere la cifra stilistica e poetica del grande Capa, quella “vicinanza” - fisica, emotiva - che riecheggia nella sua famosa frase “Se le tue foto non sono abbastanza buone, non sei abbastanza vicino” e che pone ancora oggi interrogativi fondamentali sulla natura della fotografia, al punto che la stessa Magnum Photos ha avviato, a giugno 2017, il progetto Closer, “più vicino”, per permettere di acquistare capolavori dei suoi fotografi.
Il progetto espositivo presentato a Venezia è frutto della collaborazione tra i Musei Civici - Assessorato alla Cultura di Bassano del Grappa e la Casa dei Tre Oci di Venezia, specializzata sulla fotografia dei grandi maestri: da Elliott Erwitt a Sebastião Salgado, da Gianni Berengo Gardin a Helmut Newton fino a DavidLaChapelle (la mostra Lost+Found è visitabile fino al 10 settembre 2017) e produzioni proprie, dalla collettiva Sguardo di donna al lavoro di Ferdinando Scianna sul ghetto ebraico di Venezia.
“Più di una ragione - spiega Chiara Casarin – mi ha indotto a credere in questo progetto. Innanzitutto il protagonista, Robert Capa, che con i suoi scatti di guerra può, in questo delicato momento storico, toccare le corde e rappresentare per immagini i timori di ciascuno di noi. Un occhio sensibile e sfrontato allo stesso tempo che può insegnare a guardare il mondo in modo diverso.”
“Una seconda ragione - aggiunge la direttrice dei Musei Civici - riguarda la città di Bassano del Grappa dove la manifestazione Bassano Fotografia, giunta alla sua quinta edizione, prosegue un’importante attività di promozione dei talenti ed è un fondamentale contesto territoriale per una retrospettiva di valore internazionale.”
“La terza, ma non ultima ragione - conclude Chiara Casarin -, è il Museo Civico di Bassano del Grappa dove le strategie di valorizzazione del patrimonio si innestano nella programmazione di mostre su temi e autori che abbiano lasciato un segno nella storia dell’ultimo secolo.”
Una mostra di rilevanza internazionale, al contempo ancorata ad una manifestazione oramai tradizionale come Bassano Fotografia, è dunque l’occasione per consolidare una programmazione museale di forte interesse culturale ed artistico in linea con gli obiettivi del Museo Civico, favorendo un dialogo, sempre più attuale e necessario, tra l’arte antica e il linguaggio contemporaneo.
Il respiro di questa proposta si lega inoltre alle delicate tematiche dei conflitti, che oggi trovano senza dubbio un osservatore attento e coinvolto, il cui sguardo restituisce una prospettiva universale, che sembra superare la specificità della storia.
In perfetta linea di coerenza con la sua missione di valorizzare la fotografia come linguaggio di espressione e come strumento di conoscenza, Manfrotto, leader mondiale nella progettazione, produzione e distribuzione di una vasta gamma di accessori professionali per i mercati della fotografia, del video, del cinema e dell'intrattenimento, aderisce come sponsor della retrospettiva.
Dal 16 settembre spazio dunque, a Bassano del Grappa, alle Robe di Capa. Maestro assoluto dell'attimo fuggente e dell'immagine da cogliere al momento giusto con la sensibilità di un poeta e la velocità di un predatore.
Non a caso, in ungherese, “Capa” vuol dire “Pescecane”.

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