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A dirla con Macbeth
È andato in scena ieri sera, al Teatro Remondini, il terzo appuntamento della rassegna “Il Teatro ti fotografa”. Sul palco il Macbeth, di Teatro Bresci

Macbeth, di Teatro Bresci, al Remondini
È andato in scena ieri sera, mercoledì 18 gennaio, al Teatro Remondini, il terzo appuntamento della rassegna “Il Teatro ti fotografa”. Sul palco il Macbeth, di Teatro Bresci, diretto da Fausto Cabra e Silvia Quarantini.
Cinque gli interpreti sempre in scena, per questa rivisitazione della celebre tragedia shakesperiana: Giacomo Rossetto e Anna Tringali nel ruolo dei protagonisti, Macbeth e lady Macbeth, e poi Massimiliano Mastroeni, Renzo Pagliaroto e Andrea Tonin, che si sono avvicendarti con versatilità nell’interpretazione dei numerosi coprotagonisti del dramma.
Camicia bianca, pantaloni neri, cravatta e valigetta, la divisa indossata dagli attori, a raffigurare il mondo del business dei nostri tempi che ha sostituito la corte medioevale scozzese teatro della tragedia del potere scritta da Shakespeare – le cravatte, col nome del personaggio scritto a chiare lettere, usate anche come espediente di scena per mettere in evidenza i cambi di ruolo degli attori.
L’allestimento contemporaneo, curato da Floda Yensid e Stefano Razzolini (tanta plastica, anche sacchetti di nailon comparsi sui volti degli attori a soffocare esistenze e parole; solo tavoli e sgabelli in scena, un po’ tavoli da obitorio un po’ palco sul palco, da cui declamare i versi alati del Bardo; luci da party e spettrali torce al led), insieme alle musiche composte da Mimosa – interessante giovane attrice e cantautrice italiana che ha già in attivo diverse produzioni e collaborazioni di successo – a tratti quasi dei jingle, e ai numerosi slogan moderni alla Yes, we can, che qui assumono un’inevitabile connotazione a tinte macabre, oltre agli inserti drammaturgici aggiunti testo originale, hanno contribuito a un innesto efficace nella contemporaneità dei temi della corsa al potere, e dei meccanismi della passione, messi in scena da Shakespeare. A questi, sono stati aggiunti, coi linguaggi della modernità, quel senso di spaesamento e di resa-offesa nei confronti della manipolazione per interessi altrui di cui siamo tutti vittime, allora come ai nostri tempi.
L’amalgama è andato a effetto in diversi momenti, anche se è prevalso un andamento a due marce della rappresentazione, che ha visto larga parte dello spettacolo dedicata all’interpretazione del testo originale: alcuni passi cruciali fatti rivivere dal “palco sopra il palco” sono stati connotati da ritmi lenti – e lo spettatore che conosce il testo costeggia, decelerando, o procedendo in anticipazione rispetto all’azione.
Come visto anche in altre produzioni fiorite nei teatri in quest’anno di celebrazioni dedicate al grande drammaturgo inglese, la promessa della “fedeltà” al testo, trattandosi dei capolavori di Shakespeare, è sempre una scommessa e un azzardo, nessuna garanzia.
Interessanti, nel lavoro di Teatro Bresci, le parti che offrono al pubblico una visione di sponda della tragedia, e gli effetti della contaminazione coi linguaggi del presente.
Applausi, dal pubblico del Remondini.
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