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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

Baby 7 miliardi

Secondo l'ONU, oggi è nato il sette miliardesimo abitante del pianeta. La “nuova bomba demografica” che traccerà i futuri scenari mondiali appartiene ai Paesi in via di sviluppo. E un anno fa se ne era parlato proprio a Bassano

Pubblicato il 31-10-2011
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La novità di oggi è questa: è nato ufficialmente baby 7 miliardi, ovvero il sette miliardesimo abitante del nostro pianeta.
Speravamo nascesse a Bassano del Grappa (sai che scoop?) e invece è nato - anzi, è nata, perché si tratta di una bambina - nell'Uttar Pradesh, remota (per noi) regione dell'India.
La notizia dello storico lieto evento è stata subito battuta dalle agenzie di tutto il mondo, e immediatamente contestata dalle Filippine, che rivendicano il primato sostenendo che il neonato prescelto dal destino - sempre una bambina - è venuto in realtà alla luce a Manila, due minuti prima della mezzanotte ora locale.

Si tratta, a dire il vero, di un puro calcolo astratto: frutto dell'iniziativa dell'Ong “Plan International” che su indicazione dell'ONU ha stabilito nella data di oggi, per convenzione, il “D Day” previsto per la nascita dell'essere umano numero sette miliardi. Gli esperti di demografia sottolineano l'impossibilità di stabilire con certezza, in tempo reale, l'effettiva consistenza numerica della popolazione umana: i margini di errore sono notevoli, favoriti dalle tante “nascite invisibili” nei Paesi in via di sviluppo, e rinviano la probabilità del raggiungimento del nuovo traguardo a nove zeri alla prima metà del 2012.
Tuttavia, la sostanza cambia poco: che il bebè numero 7 miliardi siano nato oggi o nasca invece l'anno prossimo, il mondo è sempre più piccolo e ci stiamo - volenti o nolenti - sempre più stretti.
E lo scenario demografico dei prossimi decenni, con cui dovranno rapportarsi i nostri figli e i nostri nipoti, delinea degli equilibri planetari molto diversi da quelli che già adesso vediamo cambiare con velocità vertiginosa. Fenomeni futuri i cui trend si stanno delineando già da oggi, e su cui gli esperti ci stanno mettendo in guardia da tempo.
Proprio un anno fa, alle “Bolle” Nardini a Bassano del Grappa, si svolgeva il convegno internazionale “Benvenuti nel Capodanno 2050”: una sorta di “summit” tra studiosi dei due lati dell'Atlantico chiamati a definire da più punti di vista le prospettive del nostro pianeta fra 40 anni, quando - secondo le proiezioni demografiche - “la Terra sarà abitata da 9 miliardi di persone, di cui 8 miliardi residenti nei Paesi oggi in via di sviluppo, e il 75% della popolazione mondiale vivrà nelle città” mentre in Italia “il 17% della popolazione residente sarà di origine straniera e il 15% degli italiani avrà più di 80 anni.”
“Fra 40 anni - ha affermato in quella occasione il politologo statunitense Jack A. Goldstone, autore dello studio “La nuova bomba demografica” e consigliere del presidente Obama - i Paesi con il più veloce tasso di sviluppo saranno quelli di popolazione musulmana. Il mondo sarà urbano, e non più rurale, e si formeranno mega-città. Megalopoli come Karachi, Jakarta, Mumbai saranno i centri dell'innovazione demografica. I giovani del mondo futuro saranno avidi di conoscenza, anche nei Paesi più deboli e instabili. L'Europa e gli USA dipenderanno dalle relazioni con i nuovi centri demografici e di sviluppo mondiali. I Paesi oggi in via di sviluppo avranno una forza-lavoro globale di non meno di 4 miliardi e mezzo di persone.”
Una realtà sempre meno virtuale con la quale le attuali giovani generazioni del “vecchio” mondo occidentale saranno chiamate, inevitabilmente, a confrontarsi: in termini non solo di concorrenza economica e di raffronto demografico, ma anche di risorse ambientali ed energetiche a disposizione.
E allora assumono un valore quasi profetico le parole che Umberto Guidoni - l'astronauta italiano che ha messo piede due volte, con le missioni Shuttle, nella Stazione Spaziale Internazionale ISS - ha pronunciato qualche giorno fa incontrando il pubblico a Cartigliano.
“La cosa che più colpisce guardando la Terra, di giorno, dallo Shuttle - ha affermato Guidoni - è che non c'è traccia di umanità. Di notte è diverso, perché vedi le luci delle città. Ma con la luce del giorno, è come se l'uomo non esistesse. Sette miliardi di persone che sembrano tutte scomparire. In quei momenti mi sono reso conto che la Terra è come un'astronave. Chi viaggia sullo Shuttle ha delle risorse limitate per una missione di 15 giorni, devi usare tutto in maniera oculata e non sprecare niente per poter sopravvivere. Così è anche per la Terra: dobbiamo mantenere il livello di consumi in maniera sostenibile. E' la vera sfida per il nostro pianeta. Viaggiando nello spazio te ne rendi conto.”
Ma noi, che su un'astronave in orbita non saliremo mai, ce ne rendiamo conto davvero?

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