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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Anonima Commerci

Lettera senza firma di un commerciante del centro storico in risposta all’ing. Eugenio Rinaldi sul centro invaso dai plateatici dei locali “mangia e fuggi”. “È essenziale concepire il commercio come un alleato per la città e non come un antagonista”

Pubblicato il 04-11-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

In tanti anni di lavoro ne ho viste e ricevute di ogni, ma la busta anonima ancora mi mancava.
Immaginatevi la mia sorpresa - all’inizio di certo non piacevole - quando aprendo la redazione mi sono trovato una busta sul pavimento, completamente bianca, senza scritte e senza mittente, che qualcuno aveva infilato sotto la fessura della porta chiusa.
Ho dischiuso la busta con una certa dose di inquietudine perché, come direbbe Forrest Gump, una busta anonima è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita.

Foto Alessandro Tich

Ma per fortuna, con mio giustificabile sollievo, si trattava di una normale lettera a Bassanonet e al suo direttore, scritta peraltro con toni estremamente gentili ed equilibrati, da parte di un commerciante del centro storico che ha preferito non firmarsi, spiegando anche il perché.
Una scelta che io non discuto. Tuttavia, il mittente sconosciuto poteva almeno scrivere qualcosa sulla busta tipo “al direttore di Bassanonet” o “alla redazione di Bassanonet” o anche semplicemente “da un commerciante del centro”: sarebbe stata un’opzione assai più gradita.
In più, sorgeva un altro problema: di solito le lettere non firmate (un modo più “soft” per dire lettere anonime), inviate o come in questo caso persino “consegnate sotto la porta” alle redazioni, sono destinate direttamente al cestino.
Ciuff! Tiro da tre, dopo averle appallottolate, pur non avendo mai giocato a basket.
Ma ho voluto fare uno strappo alla regola.
Il rappresentante dell’Anonima Commerci ha scritto infatti la sua lettera in risposta ad un’altra lettera.
Vale a dire quella dell’ingegner Eugenio Rinaldi, già storico presidente di Italia Nostra Bassano, sull’invasione dei plateatici in centro storico e sulla città di Bassano che “assume sempre più una connotazione che punta sul turismo mangia e fuggi, su locali ad uso mangimificio, soprattutto punti di ristoro di passaggio”.
La qual cosa, secondo Rinaldi, “stravolge la normale fruizione della città storica, con progressivo svuotamento dei servizi utili al cittadino quali botteghe storiche e negozi utili alla vita quotidiana dei residenti”.
Un “assalto agli spazi pubblici” che per il noto professionista cittadino “trascura forse l’aspetto più importante per una città storica che si concreta nel passeggiare tranquillamente prediligendo l’interesse storico culturale”.
Per tutto il resto, vi rimando al mio già cliccatissimo articolo “Pregiato Mangimificio Bassanese”.
Non ho quindi cestinato la lettera di replica senza firma, e anzi la pubblico eccezionalmente di seguito, non solo perché è stata scritta con educazione, ma anche perché contiene argomentazioni degne di attenzione, a riprova della grande attualità del problema sollevato da Rinaldi e dell’opportuno e in questo caso anche civile dibattito che ha saputo generare.

LETTERA A BASSANONET

29 ottobre 2024

Distinto Direttore Tich,

Innanzitutto volevo ringraziarla per il contributo che dà alla nostra città con i suoi articoli sempre interessanti e che aprono a spunti di riflessioni importanti.

Detto questo, essendo un commerciante del centro storico, mi permetto di rispondere alla lettera dell’ingegner Eugenio Rinaldi che ha pubblicato nei giorni scorsi.
Per ovvi motivi devo rimanere nell’anonimato, ma lei comprende bene che per un commerciante esporsi direttamente con un cittadino o con una parte di essi non è mai cosa buona.

Gentile Ing. Rinaldi,

La Sua riflessione offre spunti significativi per un dibattito essenziale su come preservare la storia e la cultura della nostra città, senza dimenticare il necessario equilibrio con le attività commerciali che contribuiscono alla vitalità cittadina.

Sebbene sia vero che le recenti liberalizzazioni abbiano incrementato senza controllo alcuno le attività commerciali di somministrazione di bevande ed alimenti, non possiamo trascurare il ruolo fondamentale degli operatori commerciali per il benessere e lo sviluppo economico della nostra comunità.
Una città, infatti, non può mantenersi vitale solo attraverso la valorizzazione dei monumenti e delle passeggiate storiche, ma necessita di un tessuto economico attivo e variegato, capace di attrarre e intrattenere sia i residenti sia i visitatori.

Non possiamo ignorare, inoltre, i numerosi esempi di città storiche, nel nostro bellissimo Paese, trasformate in zone di passeggio e ormai quasi prive di residenti, proprio per la mancanza di servizi e di attrattive economiche che possano sostenere la quotidianità.
Questa realtà, evidente in molte città italiane, ci ricorda che la vitalità di un centro storico non può dipendere soltanto dal fascino architettonico o dal passeggio, ma richiede il sostegno di attività economiche diversificate.

Rileviamo, altresì, una certa mancanza di oggettività in alcune posizioni.
Ad esempio, non viene evidenziato come i parcheggi per residenti, situati all’interno delle mura, tolgono anch’essi spazio pubblico alla collettività, destinandolo alle auto private.
Il centro storico, per definizione, è uno spazio di tutti e non un’area residenziale esclusiva.
Perciò, ogni decisione riguardante l’uso degli spazi cittadini dovrebbe considerare l’interesse dell’intera comunità, senza riservare particolari privilegi a una categoria specifica.

Gli esercizi commerciali, con le loro vetrine e la loro presenza costante, rivestono un ruolo di primo piano nell’animare le strade, nel creare opportunità di lavoro e nel favorire una fruizione moderna e accessibile degli spazi cittadini.
È grazie ad essi che le vie della città sono presidiate, frequentate e, in definitiva, rese vive.
A fronte di ciò, la loro presenza e l’occupazione dello spazio pubblico dovrebbero essere viste non come una sottrazione alla collettività, ma come una risorsa, a patto che sia regolamentata e armonizzata con il rispetto del decoro e della mobilità.

Riconoscendo il valore del patrimonio storico, culturale e artistico, è essenziale concepire il commercio come un alleato per la città e non come un antagonista.
Le attività economiche, infatti, non sono solo un’occupazione fisica dello spazio pubblico, ma un elemento propulsore della sua vitalità e un supporto concreto a quella diversificazione che rende la città accogliente e capace di rinnovarsi.

Con viva cordialità,

Un commerciante del centro

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