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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
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Special report
L’adunata dell’Alpini
Prospero Alpini: l’uomo che “inventò” il caffè in Occidente, dopo averlo scoperto in Egitto. In consiglio regionale a Venezia presentato il “Quaderno Alpiniano 2023” dell’Accademia del Caffè Prospero Alpini Marosticense
Pubblicato il 30-07-2024
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Com’è calda Venezia, avrebbe cantato Aznavour.
Per fortuna a Palazzo Ferro Fini, sede del consiglio regionale del Veneto, tira l’aria condizionata e per prima cosa, dopo averne varcato la soglia e secondo tradizione, mi fiondo al bar interno del consiglio a prendere un caffè.
Senza neanche farlo apposta, perché si tratta dell’argomento del giorno, consumo un rito quotidiano condiviso da milioni di persone per il quale dobbiamo ringraziare Prospero Alpini (Marostica, 1553 - Padova, 1616): medico, botanico e grande viaggiatore marosticense.
Foto Alessandro Tich
Il buon Prospero fu infatti l’uomo che “inventò” letteralmente il caffè in Europa e nel mondo occidentale, trasferendo alle nostre latitudini la conoscenza di una bevanda tradizionale del sempre misterioso Egitto.
Primo studioso in assoluto a descrivere la pianta del caffè e l’uso dei semi tostati, il futuro prefetto dell’Orto Botanico di Padova Prospero Alpini trascorse quattro anni a Il Cairo, dal 1580 al 1584, al seguito dell’ambasciatore della Repubblica di Venezia Giorgio Emo.
Qui, da buon botanico, catalogò numerose specie di piante officinali di largo uso nella medicina egiziana del tempo.
Tra queste, la pianta del caffè, diffusa nel mondo arabo, con la quale gli egiziani preparavano un decotto benefico chiamato Caova che si vendeva nelle bettole e locande cairote.
Rientrato nella Serenissima a svolgere il suo lavoro di medico, Alpini pubblicherà poi ben cinque libri dedicati ai suoi studi in Egitto, in due dei quali (De medicina Aegyptiorum, 1591 e De plantis Aegypti, 1592) descrive appunto, in anteprima esclusiva, la pianta del caffè e il decotto preparato con le sue bacche tostate.
Lo stesso medico di Marostica avrebbe quindi introdotto l’uso del decotto di origine egiziana nelle terapie per “scaldare lo stomaco” e coadiuvare la digestione.
Fatto sta che già nei primi anni del Seicento vennero aperte a Venezia le prime botteghe del caffè.
Liscio, macchiato, lungo o ristretto non importa: la storia del caffè in Occidente incomincia qui.
In onore e gloria dell’illustre concittadino, portatore di cotanta innovazione negli usi e consumi occidentali, nel 2019 si è costituita a Marostica l’Accademia del Caffè Prospero Alpini Marosticense.
Il suo scopo è quello di studiare e promuovere la storia del grande medico e viaggiatore, nonché di diffondere la cultura del caffè proponendo per il vasto pubblico eventi, degustazioni, mostre ed incontri.
Una nutrita delegazione arrivata da Marostica interviene in consiglio regionale alla conferenza stampa di presentazione della pubblicazione “Quaderno Alpiniano 2023”, edita dall’Accademia.
Viene accolta dal presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti, dalla consigliera regionale “marosticense di nascita” Chiara Luisetto e da altri consiglieri regionali, in un momentaneo “coffee break” (è proprio il caso di dirlo) della lunga discussione in aula sul rendiconto generale dell’esercizio 2023 della Regione Veneto.
Ne vengono fuori delle belle fotone di gruppo e l’impressione è quella di assistere a una vera e propria adunata dell’Alpini.
Il “Quaderno Alpiniano 2023”, introdotto in copertina da un’elegante tazzina di caffè a scacchi disegnata da Paolo Dalponte e coordinato nella sua stesura definitiva da Gianluca Parise, è un omaggio a più voci su Prospero Alpini, il suo mondo, i suoi viaggi e le sue opere, la storia del caffè come bevanda dapprima curativa e quindi veicolo universale di socialità.
Ma anche - tra le altre cose - sull’Accademia che ne onora la memoria, su Marostica ai tempi alpiniani, sulla spezieria di Prospero Alpini, sulla cucina del Cinquecento, sugli orti botanici, sul caffè e la sociabilità nell’Europa moderna, sui musei dedicati al profumato “oro nero” e anche sul caffè nell’arte, dal ritratto dell’Alpini dipinto da Leandro Da Ponte fino alle illustrazioni in tema “coffee” di Elena Xausa.
Alla impegnativa pubblicazione antologica hanno contribuito Cinzia Battistello, Giandomenico Cortese, Giancarlo Cassina, Andrea Cozza, Mariangela Cuman, Otello Fabris, Angelina Frison, Barbara Guidi, Giuseppe Antonio Muraro, Elena Riello, Massimo Rinaldi, Maurizio Rippa Bonati, Giorgio Strapazzon, Francesca Xausa e Roberto Xausa.
Insomma, un compendio di notizie e informazioni tostato e miscelato al punto giusto.
“Prospero Alpini è un uomo del “mondo nuovo”, un uomo di scienza e coscienza - afferma in conferenza stampa il presidente del consiglio Roberto Ciambetti, che del Quaderno firma l’introduzione -. Siamo nel passaggio tra le alchimie del passato e la nuova scienza che darà vita alla farmacologia e alla chimica odierna.”
“Quella generazione - è ancora un passaggio del suo discorso - fu la medesima che creò l’Orto Botanico di Padova istituito nel 1545, e oggi Patrimonio dell’Umanità Unesco, per la coltivazione delle piante medicinali, che allora costituivano i cosiddetti “semplici”, cioè i medicamenti che provenivano direttamente dalla natura. Prospero Alpini è il frutto di un’epoca in cui si seppero coniugare esigenze completamente diverse tra loro, dalle istanze ambientali e di riordino del territorio alla nuova agricoltura, alla nuova economia e alla nuova scienza.”
“Non sorprende - aggiunge Ciambetti - se nel 1603 fu incaricato di guidare l’Orto Botanico di Padova che egli seppe rilanciare e trasformare nel più avanzato centro di ricerca in Europa.”
“Onorati di essere a Venezia, madre della Serenissima che ha consentito a Prospero Alpini il viaggio in Egitto - gli fa eco Mariangela Cuman, presidente dell’Accademia del Caffè Prospero Alpini Marosticense -. L’Accademia si è data l’obiettivo di raccontare la figura di Prospero Alpini, ma anche la realtà di quell’epoca e la valenza della sua scoperta, quel caffè che è diventato patrimonio della nostra quotidianità e che meriterebbe di diventare un bene tutelato dall’Unesco.”
“Con questo Quaderno raccontiamo un caffè che partendo da Venezia si è diffuso nel mondo - dichiara Giandomenico Cortese, giornalista e vicepresidente dell’Accademia del Caffè -. Nei caffè è nata la democrazia europea. I caffè sono diventati le nuove “agorà”, luogo di incontro e di espressione dei nuovi movimenti e dei nuovi modi di vivere. L’Accademia di Marostica vuole essere proprio questo: un luogo di ricerca e di divulgazione, di sviluppo di idee, di una storia e di una identità, di promozione di conoscenze e di esperienze, sulla scia del nostro illustre concittadino medico-viaggiatore.”
All’incontro stampa veneziano intervengono anche il presidente del consiglio comunale di Marostica Pietro Fantinato che porta il saluto dell’amministrazione comunale, il presidente della Fondazione Banca Popolare di Marostica Volksbank Roberto Xausa che ha stretto collegamenti con le comunità del Brasile e in particolare con la Borsa-Museo del Caffè della città di Santos, il coordinatore editoriale della pubblicazione Gianluca Parise che ne sintetizza i contenuti principali e Francesca Xausa che nel Quaderno ripercorre con il suo saggio quattro secoli di “civiltà del caffè”.
A proposito: tra le tante cose interessanti che si apprendono leggendo il “Quaderno Alpiniano 2023”, c’è un capitolo, a cura di Giandomenico Cortese, dedicato a “L’affascinante storia del caffè”.
Riguardo al caffè, o Caova che dir si voglia, Cortese scrive:
“Sappiamo che arrivava in Egitto dall’Etiopia e dalle rotte commerciali dello Yemen.”
E sapete come si chiama il porto yemenita “dove già nel Quattrocento vi è testimonianza dell’utilizzo quotidiano del caffè”?
Si chiama Mokha. Tutto combacia.
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