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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Note in calce

Veneto Barbaro colpisce ancora. Alla Fornace di Solagna pubblico delle grandi occasioni per Calceviva, la mostra collettiva di un solo giorno di quattro giovani artisti del territorio

Pubblicato il 17-07-2023
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Non li posso chiamare “I Fantastici Quattro” perché, diversamente dai supereroi della Marvel, le donne sono due.
Ma basta usare un sinonimo e il gioco è fatto. Li chiamerò pertanto “I Magnifici Quattro”.
In ordine alfabetico di cognome e di apparizione sulla locandina: Luca Andreatta, Camilla Baron, Maddalena Brunello, Memöart.

Luca Andreatta, Alberto Vanzo - Memöart, Camilla Baron, Maddalena Brunello (foto Alessandro Tich)

Sono i quattro giovani protagonisti di Calceviva, mostra d’arte collettiva ospitata alla Fornace di Solagna. Mostra di un solo giorno, come le storie su Instagram, anzi di poche ore, nel segno del “qui e adesso”, nel tardo pomeriggio di un sabato 15 luglio.
È la nuova proposta di Veneto Barbaro, l’associazione che riunisce un gruppo di ragazzi e ragazze di Solagna che animano di iniziative culturali l’estate del Piccolo Grand Canyon della Valbrenta.
Questa volta i riflettori sono puntati sull’arte contemporanea.
Quell’arte che, come spiegano gli stessi organizzatori solagnesi, “siamo abituati ad immaginare dominio di un’élite ristretta” e che “può essere invece portatrice di una nuova fiamma vitale e rendersi protagonista nel veicolare la rinascita e la riscoperta di un luogo”.
Il luogo in questione è proprio la ex Fornace di Solagna, messa a disposizione degli artisti da Sergio Paolin, titolare della attigua azienda di cartoleria Arbos e dalla moglie Cristina Marzola, che in questi locali gestisce un negozio di bigiotteria.
Collane e orecchini, per un giorno, lasciano spazio alle opere dei quattro autori la cui creatività si rispecchia sul Brenta.
Luca Andreatta vive a Campese; Camilla Baron, che è anche la vicepresidente di Veneto Barbaro, è di Solagna e pure Maddalena Brunello e Memöart (nome d’arte di Alberto Vanzo), compagni nella vita, si sono da poco trasferiti ad abitare nel paese di Bartolomeo Ferracina.
Perché “Calceviva”?
Perché, spiegano ancora i civilissimi barbari promotori dell’evento, “calce viva è il termine comune per indicare l’ossido di calcio, ottenuto fin dall’antichità dalla cottura del calcare, pietra di cui le nostre montagne sono ricche”.
Quindi “come nella fornace viene trasformato il calcare in materiale utile come legante per la costruzione, così i giovani artisti riuniti qui oggi mirano a far sentire la loro voce che, come la calce, è viva e capace di rendere vitale la cultura del territorio”.
E a un evento del genere non posso fare a meno di dedicare le mie note in calce.

La mostra per un giorno dei Magnifici Quattro non è una semplice esposizione allestita in un luogo insolito. È di più: è un’occasione di cultura ma anche di festa che attraverso l’esposizione artistica genera il seme dell’incontro tra le persone.
Non una cosa scontata, di questi tempi. C’è un pubblico folto, variegato e intergenerazionale, proveniente anche da Bassano e dai Comuni contermini, che partecipa all’apertura della mostra destinata a chiudere la sera stessa, anche se le opere rimarranno allestite ancora per qualche giorno in negozio.
Musica live d’ambiente con Dietriangle, birra alla spina e altre bevande fresche per dar da bere agli assetati, l’angolino di Veneto Barbaro con le magliette e i quaderni dell’associazione, la gente che conversa tranquillamente senza i formalismi delle vernici ufficiali.
Clima “free” in tutto e per tutto, per un tardo pomeriggio diverso dal solito.
È un modo per anche animare questa parte di paese, sovrastata dal bosco e dalle rocce del monte Cornon, dove in questo periodo non si sente neppure il rumore del treno che passa, lungo le rotaie che dietro alla Fornace entrano in galleria: fino a metà agosto la linea ferroviaria Primolano-Bassano è interrotta, e surrogata da autobus sostitutivi, per gli eterni e misteriosi lavori di manutenzione straordinaria che si ripetono regolarmente ogni anno.
Da qui parte anche il Sentiero dei Borghi che attraversa i saliscendi delle pendici del Massiccio regalando panorami stupendi. Per un giorno, però, imbocchiamo un Sentiero dell’Arte appositamente tracciato da quattro giovani autori della valle che nell’occasione invitano i presenti a scoprire la loro strada.

Luca Andreatta non è nuovo alle esposizioni in questo paese.
Lo scorso dicembre aveva allestito la sua mostra personale “Andante Sostenuto” alla biblioteca comunale, con un ciclo di dipinti figurativi di scorci e panorami della Valbrenta, ma mediati dalle sensazioni dell’animo.
Da allora la sua ricerca è proseguita, con una figurazione che cattura scene e luoghi appartenenti a una “non scontata quotidianità” nei piccoli paesi di valle, là dove le cose tentano ancora di scorrere con ritmi naturali.
Camilla Baron, nata artisticamente col Graffiti Writing per arrivare poi alla pittura e ad altre forme espressive, attinge invece soprattutto al simbolismo del mondo animale: dipinti e piccole installazioni con creature boschive e fiabesche che si rifanno alla mitologia, ai racconti e all’immaginario umano, unite all’uso del colore che l’artista ama esperire e rendere co-protagonista delle sue immagini.
Maddalena Brunello - già tra gli artisti della mostra collettiva Messe a Bassano - reinterpreta la stoffa e altri materiali che diventano il supporto di stampe calcografiche che, unite al filo, al ricamo e alla pittura compongono la tessitura che caratterizza il suo modo di fare arte. Vecchie lenzuola e tessuti già vissuti e usati nel tempo si trasformano così in “stendardi” che, coi loro segni ma grazie anche all’uso delle parole, lanciano messaggi da decriptare.
Mentre Alberto Vanzo in arte Memöart sviluppa la sua ricerca artistica indagando soprattutto sul volto umano, sviluppando un’indagine sulle parti del viso in rapporto a quattro dei cinque sensi, Nelle sue ultime opere ha allargato l’obiettivo andando a comprendere l’intero busto in relazione al quinto senso, il tatto, con figure sembrano quasi voler cercare un contatto con l’osservatore.

Quattro linguaggi e un’unica lingua: quella della libertà creativa.
“Veneto Barbaro, associazione culturale di giovani della Valbrenta - leggo ancora nella locandina di presentazione della mostra -, ha riunito con questo obiettivo quattro diverse personalità artistiche della valle in un edificio storico - anch’esso recentemente rinato grazie al design e alla creatività -, auspicando che eventi come questo siano fornaci per la cultura e la comunità.”
È incredibile, con il caldo di questi giorni, che sia proprio una fornace a rinfrescare lo spirito.

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