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Luigi MarcadellaLuigi Marcadella
Giornalista
Bassanonet.it

Politica

Ciao Silvio!

Silvio Berlusconi e la saga di Forza Italia a Bassano. Dalla nascita dei Club nel 1994 al boom degli anni Duemila, fino alla parabola discendente. I ricordi di Greco, Bizzotto, Secco, Furlan e Scotton

Pubblicato il 13-06-2023
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Anche nella politica bassanese c’è stato per lungo tempo un fattore B. determinante per governare il consenso elettorale cittadino.
La data spartiacque: elezioni del marzo 1994, discesa in campo di Silvio Berlusconi, Forza Italia alla Camera nella sua prima uscita sulla scheda elettorale balza al 23 per cento, mentre al Senato la lista del Polo delle Libertà sfonda abbondantemente il 40 per cento.
Dimenticata quasi tutto d’un tratto la DC, una buona parte dei democristiani si trasferì voti e bagagli in Forza Italia, nel nuovo campo bipolare costruito da Silvio Berlusconi.

Silvio Berlusconi, politico e imprenditore italiano, quattro volte Presidente del Consiglio.

Da allora una lista praticamente sconfinata di carriere, locali e nazionali, sono state costruite sulle fortune politiche di Silvio Berlusconi e sull’onda del potere costruito dal quattro volte Presidente del Consiglio (imprenditore, finanziere e soprattutto editore e inventore della Tv commerciale) nella sua lunga cavalcata nella società italiana.
Finita la Prima Repubblica, il contenitore politico creato da B. - da lui stesso definito liberale, socialista, cristiano ed europeista - si rivelò abbastanza largo ideologicamente e vasto elettoralmente per dare un futuro alle biografie di tanti volti noti della Prima Repubblica e ai volti nuovi della Seconda. Più in piccolo, Forza Italia diede una seconda chance anche a molti esperti amministratori bassanesi, ad altri direttamente una illustrissima prima vita politica.

L’avvocato Giovanni Greco è sicuramente il custode del verbo forzista originario in città.
Con Fabio Favero e Paolo Serraiotto fondò nel 1994 il primo Club di Forza Italia, il secondo avamposto pedemontano del partito di Berlusconi in ordine di creazione dopo il primo Club di Rossano Veneto.
L’avvocato Greco, anche se defilato dalla prima linea amministrativa, ha mantenuto i collegamenti formali ed informali del messaggio berlusconiano sia nei tempi di massimo fulgore sia in quelli di profonda mestizia.
«Ho conosciuto Silvio Berlusconi ad Arcore nel 1994, durante la prima manifestazione organizzata con i presidenti dei Club di Forza Italia. Ho sempre creduto nel suo modo nuovo di fare politica, in città all’inizio ci guardavano con un certo scetticismo, tutto però cambiò velocemente con la vittoria alle elezioni Politiche. Berlusconi è stato il più grande innovatore della politica italiana e per questo è stato attaccato in modo così accanito per trent’anni».
I primi incontri dei sostenitori bassanesi di Forza Italia erano organizzati in centro storico, in una sede situata nella galleria di via Roma, in seguito con l’aumentare dei supporter azzurri la sede fu spostata in un locale più grande in Piazza Garibaldi.
«In saletta Bellavitis, il 6 febbraio 1994, si tenne il primo incontro pubblico di Forza Italia, con me c’erano l’ingegner Claudio Gerolimetto e Aida Selvaggi. Dopo le elezioni Politiche, cominciarono invece i primi contatti istituzionali. Ad agosto arrivò in municipio il ministro Giuliano Urbani per parlare del progetto della Pedemontana con l’allora amministrazione comunale guidata da Gianni Tasca».

Fu un forzista della primissima ora Gianpaolo Bizzotto, uno dei giovani virgulti della DC bassanese, area geografica Santa Croce, sindaco azzurro negli anni d’oro della saga di Forza Italia in Veneto (1999-2009).
«Dopo il massacro di Tangentopoli entrai fin da subito in Forza Italia, in un paio d’anni mi raggiunse tutto il gruppo di Santa Croce. Era il nuovo contenitore politico che proclamava dei principi che andavano benissimo anche a noi democristiani e ai giovani cattolici che volevano impegnarsi in politica». Gianpaolo Bizzotto è uno dei consiglieri comunali che nel 1995 costituisce il primo gruppo di Forza Italia in consiglio comunale, assieme a Claudio Gerolimetto – che poi diventerà anche segretario provinciale del partito – e a Stefania Amodeo. Forza Italia inizia il suo corso bassanese all’opposizione della giunta di Lucio Gambaretto, a capo di una coalizione di centrosinistra.
«Divento sindaco nel 1999, dopo la vittoria al ballottaggio contro Pierdomenico Bonomo, con una sorta di Popolo delle Libertà ante litteram, c’erano solo Forza Italia e Alleanza Nazionale in maggioranza.
All’epoca non fu semplice portare in giunta AN, in città c’erano ancora parecchie resistenze.
Nel 2004 scegliemmo la stessa formula e ci fu un vero e proprio boom di Forza Italia, volata al 35 per cento. Silvio Berlusconi mi scrisse una lettera di congratulazioni».
Il Cavaliere, da quello che è dato sapere, non venne mai ufficialmente a Bassano, manteneva comunque nel vicentino una serie di legami personali di vecchia data, soprattutto con imprenditori molto importanti.
«L’ho conosciuto personalmente nel 2003-2004 - prosegue Bizzotto - ad una cena organizzata nella villa del conte Giannino Marzotto.
A Bassano aveva un filo diretto con un altro grande imprenditore e bassanese doc, il mio carissimo amico Mario Lanzarini. A casa sua, in una villa vicino al Cà Sette, ho conosciuto l’ex ministro Giuliano Urbani. Una volta al mese Lanzarini si trovava a cena con il presidente Berlusconi, assieme ad una cerchia ristretta di amici. Parlavano di tutto, di imprese, di politica, del futuro del Paese. ”Officina” - mi disse Lanzarini - era il nome che veniva dato a quelle riunioni informali».
Domanda delle cento pistole: ci sarebbe stato a Bassano il decennio di potere incontrastato di Gianpaolo Bizzotto senza Forza Italia?
«Bisogna distinguere tra la politica amministrativa e quella nazionale. È chiaro però che fare riferimento ad un partito che andava alla grande è stato per me un volano incredibile.
Probabilmente mi ha portato a vincere più facilmente. Quando andavo in Regione o a Roma le porte per Bassano erano tutte aperte».
Praticamente un passe-partout azzurro che collegava via Matteotti, passando per Palazzo Balbi, fino a Palazzo Chigi.
«Secondo me Silvio Berlusconi sarà considerato uno statista così come lo sono stati De Gasperi, Andreotti e Craxi. Sicuramente un genio della politica, dell’imprenditoria, dell’informazione.
È stato azzoppato non certo per il bunga-bunga ma perché era troppo avanti rispetto agli altri».

Benemerito della causa berlusconiana locale è stato senza dubbio anche Dino Secco, ultimo parlamentare bassanese forzista e in molti periodi il volto più noto di Forza Italia nel territorio.
«Sono entrato in Forza Italia alla fine del 1994, il movimento stava già andando a gonfie vele. In alcuni quartieri di Bassano raccoglieva percentuali bulgare: San Vito, Campese e XXV Aprile.
Il messaggio di Berlusconi passò subito nella mente della nostra gente. Qui dalle nostre parti parlare di tasse, infrastrutture e burocrazia era garanzia di successo con gli elettori.
Inoltre Berlusconi ha sempre avuto un occhio di riguardo per quello che succedeva in Veneto».
Dino Secco è stato per tanti anni l’uomo di Forza Italia a Palazzo Nievo in Provincia ed è subentrato in Parlamento a seguito della decadenza dalla carica di parlamentare del grande capo regionale di Forza Italia, Giancarlo Galan.
«Tanti i ricordi, il più nitido è sicuramente quello dell’euforia degli incontri dei militanti agli albori di Forza Italia. Arrivavo come tanti dalla fine DC, chiusa con un fax da Mino Martinazzoli: nonostante tutto c'erano ancora tanti iscritti e dirigenti che si ritrovarono dall’oggi al domani senza un partito».

Nel giorno della scomparsa del Cavaliere, non si può non chiedere un commento all’uomo che in alcuni momenti è stato forse più berlusconiano di Silvio Berlusconi, stiamo parlando di Simone Furlan, fondatore del mitologico Esercito di Silvio.
Bassanese acquisito per questioni lavorative (è un imprenditore nel settore alberghiero), non ha mai avuto buon feeling con i capi del partito ma è stato uno dei pochi vicentini che poteva vantare una certa assiduità di contatti con il Cavaliere.
«L’ho sentito l’ultima volta al telefono una ventina di giorni prima del ricovero di aprile. Ci eravamo riproposti di vederci, poi non sono più riuscito a parlarci».
Piccolo salto indietro nel tempo: siamo nell’estate nel 2013, Berlusconi è alla prese con l’ennesima battaglia campale giudiziaria e a Simone Furlan viene in mente di fondare un “esercito” a difesa del leader di Forza Italia.
«Se c’è una guerra serve un esercito. L’idea arrivò dopo aver visto un documentario Mediaset intitolato “La guerra dei Vent’anni” e dopo aver constatato che il PDL dell’epoca era un po’ deboluccio nel difendere Berlusconi.
In pochi giorni mi trovai 40 mila iscritti in tutta Italia. In agosto mi chiama al telefono la sua segretaria storica, la signora Marinella, e mi dice: “Il Presidente vorrebbe incontrarla ad Arcore”.
Da lì è nato tutto, le frequentazioni, le partecipazioni al Comitato di Presidenza di Forza Italia a Palazzo Grazioli».
Politica a parte, cosa vuole ricordare di Silvio Berlusconi?
«Una generosità che andava oltre ogni immaginazione e la sua incredibile umiltà. Faceva sentire importante qualsiasi interlocutore che si trovava di fronte, dal grande politico al giovane che gli chiedeva l’autografo.
Ho perso un pezzo della mia vita, un padre acquisito».

A tenere ancora sventolante la bandiera di Forza Italia in città, alla testa di un partito che nella coalizione di destra soffre sempre di più il confronto con Fratelli d’Italia e Lega, ci pensa invece Mariano Scotton.
Oltre agli impegni di giunta, fa anche da ufficiale di collegamento del partito tra Bassano e Vicenza e tra Bassano e il neo segretario regionale Flavio Tosi.
«Berlusconi è stato un protagonista assoluto della vita pubblica degli ultimi 50 anni, nella politica, nello sport, nell’impresa. Milioni di cittadini lo hanno votato a più riprese, ha dato lavoro a migliaia di persone.
Lo ricorderemo per il suo atlantismo e il suo europeismo, che poi nel mio piccolo sono anche i valori che mi hanno fatto avvicinare a Forza Italia nel 2014, in una fase critica del partito. Sicuramente non sono salito sul carro del vincitore, all’epoca Forza Italia era in grande difficoltà.
Però per me quel messaggio politico aveva ed ha ancora una grande attualità. Berlusconi era un visionario su tutto, soprattutto in politica estera, è stato l’uomo di Pratica di Mare, del dialogo tra Occidente e Russia».

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