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Rinascimento in bianco e nero

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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Di padre in figlie

Da sabato allo Spazio Corona a Bassano una mostra antologica dedicata a Danilo Andreose nel centenario dalla nascita. Incontro con le figlie del grande artista Alessandra e Francesca: “Nostro papà una persona generosa ed entusiasta della vita”

Pubblicato il 25-10-2022
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Rinascimento in bianco e nero

Di padre in figlie.
Non è il titolo di una nuova fiction bassanese, ma della bella storia che vi voglio raccontare.
La storia di una grande artista che ha reso onore al nome della città di Bassano del Grappa e di come la sua famiglia intende a sua volta onorarne la memoria.

Alessandra e Francesca Andreose accanto ad alcune opere in mostra del loro padre Danilo (foto Alessandro Tich)

Cento anni fa nasceva infatti Danilo Andreose (1922-1987), scultore di chiara fama considerato un nome di punta della scultura italiana del Novecento.
In occasione del centenario dalla nascita, da sabato prossimo 29 ottobre e fino al 23 dicembre lo Spazio Corona in largo Corona d’Italia a Bassano ospiterà una mostra antologica delle sue opere dal titolo Evoluzioni nella forma.
L’esposizione è stata resa possibile su impulso degli eredi dell’artista ed è organizzata dalla Promo Bassano Più assieme all’associazione MoMart di Padova, per l’allestimento curato da Renzo Stevan e Mario De Marinis.
Un importante nucleo di sculture astratte in marmo, bronzo e legno dalla grande forza plastica costituisce il cuore nella mostra. Ma a sorprendere il visitatore sono anche i pastelli, le incisioni e le grafiche che assieme alle ceramiche e ai bozzetti in terracotta testimoniano anche altri aspetti della prolifica e multiforme attività dell’autore.
Databili tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Ottanta, le opere in mostra di Danilo Andreose testimoniano l’interesse dell’artista per una ricerca formale che, allontanandosi dai consueti percorsi dell’imitazione del reale, mirasse piuttosto ad esaltare le qualità della materia e il rapporto di questa con lo spazio circostante. Evoluzioni nella forma, per l’appunto, in cui le rappresentazioni dell’astratto assumono una suggestiva sembianza concreta.
La mostra è accompagnata da un volume pubblicato dall’Editrice Artistica Bassano, a cura di Claudia Caramanna e Andrea Minchio e con le fotografie di Fabio Zonta, nel quale il profilo dell’artista si arricchisce di informazioni inedite e illustrazioni preziose sulle sue opere.

Classico e fulgido esempio di “bassanese di adozione”, Andreose era nato ad Agna in provincia di Padova, ma già dagli anni ‘40 - trasferendosi a Pove del Grappa, terra elettiva di scalpellini - sarebbe diventato uno dei protagonisti della cultura a Bassano e nel suo territorio.
Al di là dei suoi meriti artistici, fu tra le altre cose uno dei fondatori nonché presidente dello storico Circolo Artistico Bassanese, fucina di esposizioni artistiche e di iniziative dedicate all’arte in città. Correva l’anno 1951 e di quel gruppo di fantastici visionari facevano parte anche altri big della cultura creativa Made in Bassano: Renata Bonfanti, Vito Pavan, Federico Bonaldi, Gino Pistorello, Romano Carotti, Ennio Verenini, solo per citarne alcuni.
Nel 1964 fu anche tra i fondatori dell’Associazione Amici del Museo di Bassano del Grappa, di cui sarebbe stato il presidente fino al 1967. E ancora socio fondatore del Lions Club Bassano, promotore di mostre, animatore culturale. Ma anche figura di riferimento nella comunità cittadina, in particolare per i giovani, nel suo apprezzato ruolo, svolto per tre decenni, di insegnante di disegno alle scuole medie Vittorelli.
Trasferitosi da Pove a Bassano dopo il matrimonio, avrebbe fatto della nostra città la base della sua creatività, fino all’ultimo.
E c’è un luogo che più di tutti gli altri parla di lui: la sua casa bassanese, in quartiere San Vito vicino alla chiesa. È qui che le figlie di Andreose, che vivono a Padova, dovendo sgomberare l’abitazione che era stata messa in vendita hanno ritrovato un patrimonio artistico inedito, che è poi il nucleo principale delle opere esposte in Spazio Corona.
Una di loro, Francesca, si è presa l’impegno di catalogarle e di gestire un sito internet (daniloandreose.it) dedicato alla produzione artistica del padre.
Incontro Alessandra e Francesca Andreose nella sede della mostra a Bassano, intente a seguire e a rifinire gli ultimi ritocchi dell’allestimento. Sono due dei quattro figli del maestro: in famiglia ci sono anche l’altra sorella Gemma e il fratello più giovane Alvise.
Evoluzioni nella forma non è quindi solamente una mostra d’arte: è anche un vero e proprio omaggio famigliare che racconta, attraverso le sue opere, la sorprendente figura di un protagonista del Novecento bassanese.

“L’idea della mostra - mi spiega Francesca Andreose - è nata nel 2019, quando la Pro Bassano aveva organizzato la mostra su Vito Pavan, con l’idea di fare una rassegna degli artisti del C.A.B., Circolo Artistico Bassanese. De Marinis e Stevan ci avevano contattato per organizzare questa mostra.” “Poi c’è stato il Covid, nel frattempo abbiamo venduto la casa di famiglia tramite l’agente immobiliare Giorgio Prati che era innamorato delle cose del papà - prosegue -. Era l’ottobre dell’anno scorso e Prati ci ha detto: “prima di riportare le opere a Padova, facciamo una mostra”. Abbiamo fatto così una piccola mostra nello spazio che ci ha messo a disposizione.”
“La mostra ha riscosso molto interesse pur non avendo fatto molta pubblicità, perché noi figli manchiamo da Bassano da decenni e avevamo perso i contatti - continua Francesca -. Visto quindi l’interesse e visto che quest’anno è il centenario della nascita del papà, è nata l’idea con Giorgio Prati, Andrea Minchio e con Stevan e De Marinis che abbiamo ricontattato, di fare questa mostra allo Spazio Corona proprio per il centenario.”
Ma cosa c’era nell’abitazione di San Vito di Danilo Andreose, ritrovato dalle figlie in fase di sgombero della casa?
“Dentro casa a San Vito c’erano intanto tutte le sculture che si trovavano nello studio del papà - mi risponde Alessandra Andreose -. Però poi, mettendo tutto in ordine, abbiamo dovuto catalogare le opere e mia sorella Francesca ha fatto un lavoro di catalogazione incredibile.” “C’erano anche tantissimi disegni, bozzetti, schizzi, i dépliant delle mostre -ricorda ancora la figlia -, perché mio papà aveva conservato tutto: anche lettere originali, critiche. Abbiamo trovato una quantità enorme di materiale e da là abbiamo riguardato con occhi diversi tutta la produzione del papà.”
“Con occhi diversi” in che senso? “Perché per noi - spiega Alessandra - prima era una cosa scontata, i suoi pastelli li avevamo appesi in casa e quasi non ce ne accorgevamo nemmeno più. Invece ci siamo resi conto di quanto grande sia stato il papà come artista. Anche sugli schizzi, che qui non abbiamo potuto esporre: con tre tratti riusciva a creare figure in movimento, composizioni. Era un grande disegnatore.”
L’artista Andreose, “riscoperto” dalle figlie, sarà dunque al centro di una nuova riscoperta anche da parte del pubblico che andrà a visitare la mostra.
Ma al di là dello scultore e del disegnatore, che uomo era Danilo Andreose?
È una domanda a cui solo un figlio può dare la risposta più vissuta e quindi più appropriata.

“Intanto era una persona estremamente generosa e simpatica - afferma Francesca -. Ci ha trasmesso un grandissimo amore per l’arte a tutti quattro noi figli, perché ci portava fin da piccoli a vedere dalle tombe etrusche a Michelangelo, che era la sua passione, in giro per l’Italia.”
“Poi era un abilissimo comunicatore - sottolinea Alessandra -. Lui non illustrava le opere e i musei che andavamo a vedere, riusciva a comunicare la grandezza di queste cose e la passione e l’amore che nutriva per loro. Era un entusiasta della vita in genere, che fosse dalla famiglia e dai bambini alla natura e agli animali.” “Papà era una persona piena d’amore e questa cosa, secondo me, si vede anche nella sua produzione - aggiunge -. Soprattutto nel figurativo, avendo lui lavorato molto anche per le chiese. C’è una sua bellissima “Fuga in Egitto”, di cui abbiamo un gesso, che è un’opera che esprime felicità. Come anche il fregio che c’era al cinema Astra.”
“C’è anche il battistero della chiesa di Santa Croce a Bassano - osserva la sorella - che è bellissimo e che io non conoscevo e ho conosciuto curando il sito.”
Ma allora, visto che l’artista era anche un comunicatore, che cosa intende comunicare la mostra di Bassano?
“Più che comunicare vogliamo ricordare - precisa Francesca Andreose -, perché abbiamo visto che molti bassanesi hanno un ricordo di papà sia come uomo che come artista, anche se sono passati tanti anni dalla sua morte, che è avvenuta nell’87.”
“È stato secondo me un grande artista del Novecento e le sue opere lo dimostrano - conclude la figlia “catalogatrice” -. È stato anche un grande insegnante. È stato l’insegnante penso di mezza Bassano, generazioni e generazioni di Bassanesi dagli anni ‘50 agli anni ‘80. Incontriamo ancora persone dai 50 anni in su che lo ricordano con affetto e come insegnante era in grado di trasmettere l’amore per l’arte.”

Tutto è pronto quindi per Evoluzioni nella forma in Spazio Corona a Bassano, l’omaggio espositivo a Danilo Andreose nel centenario dalla nascita.
Un tributo di memoria davvero speciale nei confronti, prima ancora che di un grande artista, di un genitore.
Di padre in figlie. Ciak, si gira.

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