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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Piazza Libertà

A Bassano la manifestazione pacifica per la riapertura delle palestre e dei centri sportivi, chiusi per Dpcm. Richiesta al governo la libertà di lavorare: “Nelle nostre strutture migliaia di accessi e 0 contagi”

Pubblicato il 30-10-2020
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“Libertà! Libertà! Libertà!...”. Sentendolo scandire in coro in piazza Libertà, cadenzato con il battito delle mani, fa un certo effetto. La libertà che nell'occasione viene richiesta ad alta voce, ma in forma garbata e tranquilla, è semplicemente quella di lavorare. Destinatario della richiesta collettiva: il governo della Repubblica Italiana. La voce che si alza dalla piazza è quella di “#centrisportiviaperti - #sportèsalute”, manifestazione pacifica per la riapertura dei centri sportivi, a cui l'ultimo Dpcm del premier Conte ha imposto la chiusura.
Palestre, piscine, centri fitness, centri wellness, centri sportivi: tutti a casa.
L'obiettivo governativo è quello di evitare “focolai” di contagio Covid in strutture notoriamente frequentate da molte persone. Ma sono anche le stesse strutture che nei mesi successivi al lockdown si sono riorganizzate in termini di misure di prevenzione e con investimenti non da poco. E tra i diversi cartelli portati in piazza dai manifestanti, spiccano quelli che indicano il numero degli accessi di questi mesi nelle singole strutture sportive, pari a diverse migliaia, e il numero dei contagi e cioè “0”.

Foto Alessandro Tich

I vari centri e palestre che hanno aderito alla manifestazione, da Bassano ma anche da qualche Comune del circondario come Cassola e Rosà, rimangono ordinatamente in fila nel cuore della piazza per dare vita alla protesta pacifica, controllati a vista da alcune pattuglie cordialmente arcigne della Polizia di Stato e della Polizia Locale. A chiamare a raccolta i manifestanti sono stati i tre rappresentanti della palestra King di Bassano Patrizia Bertoncello (titolare), Stefano Tedesco e Paola Orso, assieme a Pierpaolo Longo, gestore della piscina comunale Aquapolis di Bassano.
“Vogliamo farci valere - spiega Patrizia Bertoncello - perché comunque lo sport fa bene e non è giusto che stiamo chiusi, perché non abbiamo avuto contagi nella nostra struttura, come ho visto che non ci sono stati contagi in tante altre strutture. Quindi non capiamo il perché non possiamo lavorare.” “Ci rivolgiamo a Conte, al governo - rimarca la mia interlocutrice -. Vogliamo solo lavorare. Nelle giuste regole, mantenendo le distanze, sanificando. Quello che abbiamo sempre fatto, praticamente. Vogliamo lavorare perché ad esempio nella mia struttura siamo in 30 e siamo in 30 persone a casa.” “Loro dicono che ti aiutano - aggiunge - ma in realtà non è vero niente, perché è successo anche l'altra volta che non ci hanno aiutato e sappiamo che anche questa volta sarà così.” “Vogliamo lavorare e in sicurezza, come abbiamo sempre fatto - ribadisce la titolare della palestra -. Perché noi abbiamo avuto dal 19 maggio al 25 ottobre 19.000 entrate in palestra e abbiamo avuto 0 contagi. Quindi la palestra è sicura. Vogliamo solo questo: lavorare.”
Dai vari cartelli e striscioni esposti in piazza emergono i messaggi che esprimono il senso della protesta. Ve ne cito alcuni: “Lo sport è vita non un crimine”; “La salute psicofisica prima di tutto!”; “Piazze affollate palestre desolate fateci lavorare” o anche, semplicemente, “Libertà”. Un altro cartello sottolinea che “L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, articolo 1 della Costituzione. Così, tanto per ricordare.
“Una serata come questa - spiega “mister Aquapolis” Pierpaolo Longo - identifica come lo sport, in momenti di crisi, è in grado di fare squadra. Realtà che a volte sono concorrenziali tra loro hanno trovato nella crisi e nella drammaticità della situazione il motivo di essere uniti per manifestare, nella giornata di oggi, per Bassano del Grappa.”
Chiedo a Longo che cosa sperano realmente i manifestanti con questa protesta, al di là dell'istanza di riaprire le strutture. “Che si sensibilizzi su quello che è il mondo dello sport - mi risponde il gestore della piscina comunale -. Un settore che è spesso dimenticato, sia dal punto di vista normativo che a livello di tutele. Basti pensare che quelle che sono state le promesse di maggio e di giugno devono ancora realizzarsi e la settimana scorsa ci hanno promesso dei ristori immediati che vedremo se arriveranno.”
La manifestazione pacifica, iniziata alle 17, va avanti per un'ora circa. Pochi minuti prima delle 18, ora del coprifuoco per i bar e i ristoranti, dagli altoparlanti di un bar della piazza risuonano le note dell'inno di Mameli. È già successo altre sere, sempre alla stessa ora: sempre con l'inno nazionale o con la tromba de “Il silenzio”, la buonanotte nelle caserme. Le note di “Fratelli d'Italia” vengono accompagnate dal fragoroso battimani a ritmo dei manifestanti e da un applauso generale al termine dell'inno.
E mentre i bar chiudono i battenti, la manifestazione dei centri sportivi chiusi, lentamente, si scioglie. Due mondi che si incontrano e che idealmente si uniscono, finché Dpcm non li separi.

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