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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Detto per inciso

Si inaugura il 20 giugno a Bassano la mostra delle incisioni di Giambattista Piranesi. L'amministrazione Pavan si appunta la medaglia al petto, ma l'evento è stato concepito dall'amministrazione precedente

Pubblicato il 23-05-2020
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Squillino le trombe, rullino i tamburi. Dopo Albrecht Dürer, le sale restaurate di Palazzo Sturm a Bassano accoglieranno un altro tra i giganti dell'incisione mondiale: Giambattista Piranesi (1720-1778). Il prossimo 20 giugno, facendo ovviamente i Covid-scongiuri, sarà infatti inaugurata la mostra “Giambattista Piranesi. Architetto senza tempo”.
Per la prima volta assoluta i Musei Civici esporranno al pubblico il corpus completo delle incisioni piranesiane conservate nelle collezioni permanenti cittadine, che comprendono tra le altre cose le celebri “Vedute di Roma”. Una raccolta che include incisioni sciolte e molte altre racchiuse in volumi, alle quali si aggiunge la serie completa delle “Carceri d'Invenzione” proveniente dalle collezioni della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Il perché della scelta di tale autore per la nuova mostra a Palazzo Sturm è presto detto: quest'anno infatti ricorre il terzo centenario della nascita di Piranesi (4 ottobre 1720) e in questo modo la città di Bassano del Grappa intende omaggiarlo. “Il patrimonio conservato nei nostri Musei Civici non cessa di stupirci - ha dichiarato il sindaco e assessore alla Cultura Elena Pavan -. Il desiderio di aprire i nostri archivi e di valorizzare le nostre collezioni nascoste ci permette ora, per la prima volta nella storia dei nostri musei, di ammirare i capolavori grafici di Piranesi e di coglierne il genio artistico e la straordinaria abilità nella tecnica incisoria.”
Una dichiarazione di stupore per i tesori conservati nei nostri Musei Civici (e in effetti la repentina e silente partenza della “Pala di Sant'Anna” di Jacopo Bassano ha stupito anche noi) e di compiacimento per “il desiderio di aprire i nostri archivi e di valorizzare le nostre collezioni” che intende comunicare la soddisfazione del governo cittadino, e di chi ne regge le sorti anche per la cultura, per l'imminente mostra piranesiana.

Giambattista Piranesi, 'Veduta del Tempio della Sibilla a Tivoli', 1761

Ma - detto per inciso - quella che viene presentata come una perla culturale dell'amministrazione Pavan affonda in realtà le sue radici in altri lidi amministrativi.
Come nel caso della mostra di Dürer e del futuro appuntamento con la mostra di Mario Sironi, difatti anche questo evento è stato tramandato in eredità agli attuali governanti di Bassano dall'amministrazione precedente, che aveva con largo anticipo inserito l'omaggio espositivo al Piranesi nella programmazione delle mostre 2020. Precisamente nel febbraio 2019, quando è stata data alle stampe la pubblicazione di annuncio della programmazione museale 2019/2020. E siccome questa cosa non uscirà mai nelle comunicazioni ufficiali relative alla mostra, ve la diciamo noi.

La mostra-evento di Piranesi rappresenta quindi l'esecuzione di un progetto già previsto, sull'onda lunga dell'assessorato alla Cultura e della direzione museale precedenti.
Fatto sta che per la curatela di “Giambattista Piranesi. Architetto senza tempo” ritroviamo ancora il nome di Chiara Casarin (come lo ritroveremo per Sironi, in collaborazione con Raffaella Mocellin), che è la curatrice della nuova mostra allo Sturm assieme a Pierluigi Panza, scrittore, giornalista, critico d'arte e studioso di Piranesi. Il quale - detto così, sempre per inciso - è quello stesso Pierluigi Panza che aveva firmato il famoso articolo sul “Corriere della Sera” dello scorso 3 gennaio nel quale Chiara Casarin annunciava che sarebbe stata la “direttrice unica” dei Musei di Bassano del Grappa e di Possagno, diffondendo la notizia di un clamoroso bi-incarico dirigenziale nei due musei canoviani che sarebbe stato poi stroncato sul nascere. Per la serie: corsi e ricorsi della storia.
Ritornando alla mostra - che rimarrà aperta fino al 19 ottobre - il patrimonio grafico dell'artista di origini venete (nacque infatti a Mogliano, fra Venezia e Treviso), che conta a Bassano circa 570 opere, sarà esposto nel quarto e quinto piano di Palazzo Sturm, destinati alle esposizioni temporanee. L'allestimento sarà costituito da 56 teche progettate dallo studio APML Architetti, strutture pensate per preservare le condizioni ottimali di conservazione delle opere sia da un punto di vista microclimatico che luministico. Sarà anche l'occasione per far conoscere al pubblico dei non esperti la figura - principalmente nota agli studiosi e ai soliti addetti ai lavori - di colui che è considerato il più grande esponente dell'incisione veneta del Settecento.
Anche se Piranesi (disegnatore, incisore, antiquario e architetto) fu veneto di nascita ma romano di adozione, essendosi definitivamente trasferito nell'Urbe - la città di quei resti antichi che tanto lo attraevano - all'età di 26 anni.
In mostra incontreremo nuovamente un nome noto del triennio di direzione museale della Casarin: quello di Factum Arte, di cui sarà proiettato un video di animazione, realizzato da Grégoire Dupond ancora nel 2010 per la mostra “Le arti di Piranesi” alla Fondazione Cini di Venezia, che ricostruisce tridimensionalmente ogni ambiente delle 16 tavole delle “Carceri”. Esposte in mostra anche le lettere della corrispondenza tra il conte Remondini di Bassano e Francesco Piranesi, figlio dell'incisore e continuatore dell'attività. Sarà inoltre dato spazio all'artista contemporaneo Luca Pignatelli, con alcune sue opere incentrate su una “rappresentazione stratificata del tempo” e ispirate dall'incisore settecentesco.
Il tutto nel segno di quello che può essere lo slogan di ciò che è stata la gestione casariniana del Museo Civico: “no arte contemporanea, no party”.

Ritorniamo infine sull'importante collaborazione della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, che ha concesso in prestito alla mostra di Bassano 16 tavole di Piranesi tratte dalla celebre serie delle “Carceri d'Invenzione” che, assieme alle “Vedute”, costituiscono l'opera più famosa della produzione piranesiana. Si tratta tuttavia della stessa Fondazione Cini che in contemporanea, e sempre per il 300simo anniversario della nascita dell'artista, si sta anche muovendo per conto suo. Dallo scorso 12 maggio e fino a metà giugno, per la momentanea chiusura delle proprie sedi causa emergenza Covid, la Cini ha allestito una “mostra diffusa” all'aperto tra i campi e le calli di Venezia, esponendo sui muri della città lagunare le riproduzioni delle incisioni di Giambattista Piranesi, raffiguranti alcuni dei luoghi più simbolici della “Città eterna” e conservate alla Fondazione, messe a confronto con le vedute di Roma del grande fotografo milanese Gabriele Basilico, realizzate con le stesse angolazioni delle incisioni piranesiane su commissione della Cini nel 2010. Si tratta di un'anteprima della mostra “Piranesi Roma Basilico”, che era già in programma dal 24 aprile al 23 novembre 2020 alla Galleria di Palazzo Cini a San Vio, nell'anno della Biennale di Architettura, e la cui apertura è stata rinviata a nuova data per la sopraggiunta emergenza coronavirus.
Questo per dire che non appena sarà possibile, la mostra veneziana (25 stampe originali di Piranesi e 26 fotografie di Basilico) aprirà i battenti, proponendosi di essere - come si legge sul sito della Fondazione - “un nuovo appuntamento per il grande pubblico”.
Speriamo solo che la world famous città di Venezia, sotto il profilo del richiamo del pubblico e del cosiddetto turismo d'arte, non dia la zappa sui piedi a Bassano. Nel qual caso, alla luce delle notizie di questi giorni, non sarebbe la prima volta.

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