Alessandro TichAlessandro Tich
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Attualità

Lo salverà un referendum?

Mentre al Tribunale di Bassano è iniziato il trasloco della cancelleria penale, nove consigli regionali (ma non il Veneto) hanno depositato in Cassazione la richiesta di referendum abrogativo della legge di riforma della geografia giudiziaria

Pubblicato il 04-10-2013
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La notizia, per il momento, è passata inosservata.
Anche perché, in questi giorni e soprattutto in queste ore a Roma, sono ben altre le questioni a preoccupare la classe dirigente in poltronissima del governo e del parlamento.
Nove consigli regionali italiani hanno depositato in Cassazione, nel termine dello scorso 30 settembre, la richiesta di referendum abrogativo della legge di riforma della geografia giudiziaria, che ha disposto la soppressione di 37 tribunali (tra cui Bassano del Grappa) e di 220 sezioni giudiziarie distaccate.

Il trasloco della sezione penale del Tribunale di Bassano (foto Alessandro Tich)

L'iniziativa è stata promossa ai sensi dell'art. 75 della Costituzione: “E' indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.”
Secondo quanto prescritto dalla Carta fondamentale, sarebbero state dunque sufficienti le delibere di cinque assemblee regionali. Ma al numero minino “costituzionale” se ne sono aggiunte altre quattro, per un'istanza comune che unisce nord, centro e sud: si tratta dei consigli regionali di Abruzzo, Puglia, Piemonte, Marche, Calabria, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Campania.
Nella lista delle assemblee regionali proponenti non c'è il Veneto: delle sei Regioni che comprendono i territori dei famosi “sei tribunali da salvare” (Bassano del Grappa, Chiavari, Pinerolo, Tolmezzo, Lucera e Rossano Calabro) è l'unico assente.
La Cassazione dovrà ora pronunciarsi sulla conformità dei quesiti alle norme di legge. La palla passerà quindi alla Corte Costituzionale, che dovrà giudicare - presumibilmente entro il prossimo febbraio - l'ammissibilità del referendum proposto. Ovviamente basta un cavillo di forma o di sostanza per dichiarare non ammissibile e quindi azzerare l'iniziativa referendaria, tuttavia secondo una dichiarazione a mezzo stampa di Valerio Onida, presidente emerito della Consulta, “a prima vista non sembrano esserci ragioni di inammissibilità”.
L'azione congiunta dei nove consigli regionali intende promuovere una nuova azione di pressing nei confronti delle stanze dei bottoni romane.
“Noi comunque - ha infatti dichiarato al “Fatto Quotidiano” Emilio Nasuti, consigliere della Regione Abruzzo - vogliamo porre un tema al governo. Siamo pronti a collaborare ai tagli e agli accorpamenti. Ma questa riforma è stata decisa a Roma senza interpellare i territori e conoscere le loro esigenze. Se nessuno accoglierà la nostra richiesta di dialogo andremo sino in fondo col referendum.”
“Per intervenire - scrive ancora il “Fatto” - c’è ancora qualche mese di tempo. Altrimenti saranno i cittadini a decidere la sorte dei cosiddetti “tribunali minori”.”
Un referendum che, qualora venisse ammesso, non ha comunque un risultato scontato: sempre che raggiunga il quorum dei votanti.
Nel frattempo, ai “confini dell'impero”, il Tribunale di Bassano del Grappa perde sempre di più i pezzi. Ieri - come testimoniato dalla nostra foto - è iniziato il trasloco degli uffici della cancelleria penale e del Gip-Gup (Giudice delle Indagini Preliminari - Giudice dell'Udienza Preliminare) a seguito del trasferimento definitivo, decretato da ministro Cancellieri, della sezione penale nel tribunale accorpante di Vicenza.
Contemporaneamente, come segnalato oggi dal “Gazzettino”, presso la sezione civile di via Marinali sono rimasti in servizio due soli giudici che dovrebbero smaltire, nei due anni di proroga concessi dal Ministero, 2800 cause arretrate.
Siamo di fatto ai confini della realtà. L'importante è che non lo siano anche i nostri rappresentanti nei Palazzi che contano. In questi mesi che precedono il possibile referendum abrogativo, i “sei da salvare” - in quanto a tirare per la giacca per l'ennesima volta i politici a Roma - saranno questa volta circondati anche dagli altri “tribunalini” della penisola, colpiti da improvvisa sindrome da resurrezione.
Altre parti d'Italia, come testimoniato dal nuovo fronte referendario, hanno ripreso a muoversi. Dalla linea del Piave, per il momento, nessuna notizia.

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