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Latterie Vicentine entra in Parmareggio con Agriform
Nasce un gruppo da 600 milioni di euro di fatturato. Intervista ad Alessandro Mocellin (Latterie Vicentine)

Alessandro Mocellin, Presidente di Latterie Vicentine
Latterie Vicentine entra nel capitale di Parmareggio, leader mondiale nella produzione di Parmigiano Reggiano. Grazie alla controllata Agriform, la prima realtà veneta nel settore del Grana Padano, Asiago e Piave, il gruppo lattiero-caseario, con sede a Bressanvido, diventerà socio di un maxi consorzio con un fatturato potenziale di quasi 600 milioni di euro e si collocherà ai vertici del mercato dei formaggi Dop. Lo scorso 23 dicembre è stato firmato l’atto notarile con il quale il gruppo vicentino, guidato dal povese Alessandro Mocellin, ha sottoscritto integralmente il 30% dell’aumento di capitale promosso da Parmareggio, un deal in “salsa vicentino-emiliana” che cambierà la geografia italiana del potere nel settore caseario. Il nuovo gruppo riunirà oltre 2 mila allevatori e una ventina di caseifici. A partire dal primo di gennaio, grazie a questo accordo strategico che porta la nuova realtà immediatamente dietro a Granarolo e Galbani nella produzione di formaggio, Latterie Vicentine si insedia dunque a pieno titolo nel gotha nazionale ed europeo del latte.
Presidente Mocellin, il 2020 si chiude con una grande operazione di mercato. Siete entrati a far parte di un “colosso del latte”. Facciamo però un passo indietro, dal punto di vista economico come finisce l’anno?
Il 2020 evidentemente non può essere paragonato con altri anni. Manca il dato puntuale di dicembre, ma rispetto ai 75 milioni di euro di fatturato del 2019 abbiamo resistito. Forse chiuderemo anche con qualcosa in più. E’ diminuita però la marginalità, all’incirca del 10%. C’è una eccedenza ormai stabile di produzione di latte rispetto alla domanda e i prezzi tendono a calare. A livello mondiale sono inoltre calati i consumi a causa del Covid.
La pandemia ha cambiato anche le preferenze dei consumatori per quanto riguarda latticini e formaggi?
Certamente, ha modificato molto i consumi e le scelte delle famiglie. Globalmente si sono venduti meno prodotti freschi a vantaggio di quelli a lunga conservazione e stagionati. Il consumo di latte fresco ha avuto una frenata notevolissima. Con bar, ristoranti e alberghi chiusi, i dati sono peggiorati ulteriormente. Mentre i prodotti a lunga stagionatura vanno alla grande. Quest’anno abbiamo prodotto 70 mila forme di Grana Padano (ndr. i numeri delle forme sono regolamentati), il 40% del nostro latte lavorato, e 456.000 forme di Asiago, fresco e stagionato, che rappresentano il nostro core business. Siamo i primi produttori in Italia: 3 forme su 10 sono prodotte da noi.
Il 2020 è l’anno della resilienza per le imprese: voi cosa vi siete inventati per competere con la pandemia e con i concorrenti?
Il mercato del formaggio è in grande evoluzione. A metà anno abbiamo costruito un’ala aziendale dedicata al taglio e al confezionamento dei formaggi: i consumatori anziché comprare il pezzo di formaggio al banco ormai preferiscono trovarlo già pronto e tagliato in varie pezzature, con forme e packaging diversi. L’idea ci è venuta dal confronto quotidiano con la grande distribuzione: nel 2020 le “pezze” di formaggio pronte al banco frigo hanno registrato un +40% di vendite. E’ una scelta di business che va incontro all’esigenza di nuclei familiari sempre più ristretti o addirittura composti da una sola persona.
In termini di investimento cosa avete messo sulla bilancia?
Un investimento globale da 1,5 milioni di euro, un milione per la nuova struttura e 500 mila euro in nuovi macchinari.
Su quale tipo di prodotto state concentrando la vostra attenzione, anche in ottica di soci importanti di un colosso europeo del comparto lattiero-caseario?
Il mercato ci dice che il consumo di latte a lunga conservazione è quasi raddoppiato dall’inizio della pandemia, così come c’è stato un boom dei formaggi stagionati. E’ vero che il lockdown ha aumentato la tendenza delle famiglie a fare scorte e a diminuire gli accessi al supermercato, ma è comunque un trend che va seguito. Come Latterie Vicentine nei nostri punti vendita commercializziamo anche uova, durante il lockdown erano quasi introvabili: un altro piccolo esempio di come variano i consumi alimentari in questi mesi particolari. Il Covid ha comunque velocizzato alcuni grandi cambiamenti che da tempo erano sottotraccia.
E dal punto di vista geografico: quali saranno i mercati che andrete a “puntare”?
Intanto vogliamo servire bene il nostro mercato, quello fuori dalla porta di casa. Sui freschi siamo prettamente locali, sui formaggi duri e semiduri abbiamo un raggio nazionale e grazie ad Agriform e alla nuova partnership avremo la forza anche per aumentare in modo significativo le nostre esportazioni. Il nostro primo mercato estero sono gli Usa, uno delle aree commerciali più in crisi per il nostro business. E’ in crescita invece il mercato in Svizzera, il secondo per importanza, tengono Germania e Canada, rispettivamente terzi e quarti mercati di riferimento.
Mercati “esotici” che vogliono il formaggio vicentino?
Abbiamo registrato un successo clamoroso in Libano, 300 mila euro di export di Grana Padano. Continua invece il successo in Scandinavia dove siamo ormai leader assoluti.
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