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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Musica

Tra cuore e Diaframma

Ultima tappa prima della pausa estiva per Le Notti de Il Bandito: al Vam Federico Fiumani e il suo gruppo

Pubblicato il 15-07-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Ultima tappa prima della pausa di mezza estate per Le Notti de Il Bandito, ciclo itinerante di appuntamenti creato da Gianfranco Gandolfi che ha come protagonisti la cultura, l’attualità e sopra a tutto la musica, rassegna che dà appuntamento all’autunno.
A chiudere il programma, sabato 13 luglio, un concerto dei Diaframma di casa al Vam di San Zenone, organizzato in collaborazione con Go Down Records e Casal Gajardo Productions.

i Diaframma, a Villa Albrizzi Marini

Il gruppo di Federico Fiumani, band nata negli anni Ottanta dalla formazione cangiante (del resto, la loro è una lunga storia) sempre molto attiva — nel 2022 è uscito il nuovo lavoro intitolato Ora — si è esibito nel Cortiletto degli artisti offrendo al pubblico un concerto generoso, ricco, teso, spaziante tra gli ultimi pezzi e i brani storici di repertorio più amati dal pubblico. Ad accompagnare Fiumani c’erano Edoardo Daidone alla chitarra, Luca Cantasano al basso e Tancredi Lo Cigno alla batteria.

In grande forma il leader e fondatore dei Diaframma, energico e sottile, sempre affascinante nel suo aspetto elegante e piuttosto british, scherzoso alla toscana, cioè naturalmente predisposto a caustiche monellerie, per sovrappiù. Negli intermezzi tra un pezzo e l’altro è stato colloquiale con gli spettatori assiepati sottopalco e di fronte a piccoli incidenti da live (la rottura di una corda della chitarra, un breve intoppo con le luci) ha animato l’atmosfera con siparietti divertenti — quasi a fine concerto ha invitato a suonare al posto suo per un pezzo un qualunque “uno che sa suonare la chitarra”, che si è meritato anche caldi applausi.
Sono trascorsi quarant’anni dall’uscita di Siberia, identificabile con la cosiddetta opera della vita per i Diaframma (anche se domani è un altro giorno e ci sono stati decenni di progetti e di collaborazioni importanti e molto altro), un album con una profonda impronta post-punk diventato un classico della new wave italiana collocato ai primi posti tra i 100 dischi più belli di tutti i tempi, secondo la rivista Rolling Stone Italia.
Da Siberia Reloaded è nato un ciclo di concerti importanti realizzato a partire dal 2016, e sempre tante serate in musica prima e dopo la pausa forzata per la pandemia.
Ora, disco nato da un intenso dolore personale, è stato preceduto da L’abisso, un album di inediti. Fiumani ha anche pubblicato diverse raccolte di poesie e pensieri, ed è autore dei testi delle canzoni, brani che corrono forte pieni di immagini incombenti.

È Gennaio ad aprire il concerto, con il suo “nessun senso di colpa, non è importante per me” che è già un manifesto e la dice lunga sull’attitudine di chi scrive, chitarra e voce urlata a dire altrettanto.
Seguono parole che parlano dell’odore delle rose, sfatato ogni ideale che inneggi al loro profumo, e poi ancora rose che tornano in una luce color asfalto (in Diamante grezzo). Siberia irrompe con ghiaccio e buio e corridoi gelati, le chitarre sempre in ribellione tanto che qualche corda cede le armi; si passa in un cortocircuito alle estati-fantasma di Elena e appaiono tagli di ferite in fondo al cuore che invitano a dire “guarda adesso come piove sulle mie labbra blu”.
Amsterdam, con aria nordica e luci rarefatte da centrale atomica dismessa, è accolta come altri pezzi da un giubilo espresso in salti di gioia dai fedelissimi — racconta con toni bowiani di voci alterate e di “notti che svaniscono al piano di sopra / dove il giorno ferito impazzito feriva di luce”.

Fiumani e il suo gruppo non si risparmiano, il front man spiega che un concerto dove si paga l’ingresso merita che chi è sul palco dia l’anima, “o qualcosa di simile” (se c’è) e le canzoni, che sono spesso pezzi brevi, si inanellano veloci, avanzano sicure. Scorrono musica forte e parole che parlano dell’incontro con una dea da adorare come si può, “ma un sacrificio non è passare la notte depresso e ubriaco di te” e poi seguono altre notti in tempesta (dal suono altrettanto tempestoso, naturalmente), tanto “il vero amore sorride soltanto ai cani vagabondi”, conclude altrove Fiumani. Del tutto punk e dintorni Blu petrolio, come le urla da capricci in automobile che reclamano “voglio andare a Vaiano!”.
A concludere la serata la bellissima Io ho te, lontana dall’essere una canzone d’amore eppure del tutto canto d’amore proprio perché lo canta così, appena nato già ucciso “tenendo (ben) a bada i sensi di colpa”, naturalmente.
Energia espressa a mille e toni cupi si intonano perfettamente, in cornice le finestre della villa accese nel buio, e il pubblico ad applaudire.

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