Ultimora
28 Dec 2025 14:31
Serie A: Milan-Verona 3-0
28 Dec 2025 13:22
Biennale Venezia, BB ha messo in discussione gli stereotipi sulla donna
28 Dec 2025 10:45
Ricerche di una donna sulle Dolomiti, non si esclude uno scherzo
27 Dec 2025 20:39
Detenuto dà un pugno al volto a un agente nel carcere di Verona
27 Dec 2025 19:24
Al Palermo basta Pohjanpalo, col Padova finisce 1-0
28 Dec 2025 17:16
È morta Brigitte Bardot, addio all'icona ribelle e indipendente del cinema francese
28 Dec 2025 17:09
Manovra: al via la discussione generale in Aula alla Camera
28 Dec 2025 17:10
Cdm donne: Rast in testa allo slalom di Semmering, Della Mea 13/a
28 Dec 2025 17:01
Serie A: Cremonese-Napoli 0-2, doppietta Højlund
28 Dec 2025 16:40
La manovra in Aula alla Camera, anche Giorgetti a Montecitorio
28 Dec 2025 16:12
Bardot e la straziante storia della Renault 4L che non volle più guidare
Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Lo sguardo dell'Esquimese
È andato in scena ieri sera, mercoledì 30 agosto, al CSC Garage Nardini per B.Motion, la sezione dedicata al teatro contemporaneo di Operaestate, Un Esquimese in Amazzonia
Pubblicato il 31-08-2017
Visto 1.977 volte
È andato in scena ieri sera, mercoledì 30 agosto, al CSC Garage Nardini per B.Motion, la sezione dedicata al teatro contemporaneo di Operaestate, Un Esquimese in Amazzonia, spettacolo vincitore ex equo del Premio Scenario 2017 presentato dalla compagnia “The Baby Walk”.
Sul palco, interpretato da cinque giovani attori della compagnia, il bailamme del confronto quotidiano tra l’Eschimese, ovvero la persona transgender, e la società. Terzo lavoro di una trilogia che il gruppo ha dedicato al tema dell’identità di genere (Peter Pan guarda sotto le gonne il primo capitolo, Stabat Mater il secondo), lo spettacolo offre con naturalezza e semplicità la visione del mondo e della comunità dalla prospettiva della persona transgender (interpretata da Liv Ferracchiati) — “l’Esquimese” nella metafora mutuata da una frase diventata celebre dell’attivista Porpora Marcasciano — che vive il disagio dell’umidità respingente e insieme appiccicosa della foresta amazzonica, e che cerca di ambientarsi cercando un contatto con la comunità indigena che lo circonda.
La gente è rappresentata di quattro giovani attori nell’assetto perenne di un coro che re-agisce all’unisono alla presenza inedita, non prevista del nuovo vicino di casa. Per opportunità del genere di quelle da tre scimmiette le persone in transito, con un’identità non definita, o non riconosciuta, non vengono considerate, o peggio, nel tessuto sociale imbastito da una sottocultura binaria. Incapace di gestire le emozioni che suscita il contatto con “l’alieno” che tende loro il dito, la comunità avanza comportamenti che declinano gran parte degli schemi e degli stereotipi che la governa: curiosità morbose; paure eccessive, un panico da bigotte, detto alla Jacques Brel, che fa chiudere in un recinto al comando dell’urlo: “i bambini!”; abbracci invadenti che fanno più male che bene e forme di non ascolto inquietanti, assordati dal canto delle loro stesse voci incongrue, linkate, che urlano a squarciagola “voglio una vita spericolata” e lallano insieme lo sgomento per la vittoria di Donald Trump, e i “sì, chef” a cui ci ha abituato MasterChef Italia. Tutte forme di reazione che alimentano il senso di emarginazione e di stigmatizzazione che vive questa persona, nella sua corsa spesso in affanno a sperimentare un’esistenza dalle dinamiche complesse e drammatiche, dove neanche l’immagine e la forma del corpo sono definite e possono dare sicurezza.
“The Baby Walk”, in Un Esquimese in Amazzonia
«Era Lady o era Oscar?», si chiede il piccolo esquimese degli anni Novanta cresciuto a cartoni animati in cerca di riferimenti, di rispecchiamenti che potessero aiutarlo a capire. Lui ha sempre amato il calcio e “Holly e Benji”, e nelle liti tra bambini a volte le dava, nonostante fosse una bambina. Indossa anche ora che è grande una maglietta da calcio col numero 10, l’Esquimese, ma spesso si sente solo 0, o al massimo 1. Neanche il linguaggio aiuta: parla di sé al maschile, ma nella foresta ci si fa riguardo, e allora alterna.
Lo spettacolo termina con l’Esquimese che palleggia da solo un pallone che rappresenta forse la sua esistenza “fuorigioco”, imprimendogli vita: resta sullo sfondo, il suo dito del tutto umano teso verso il mondo.
Applausi, dal pubblico di Operaestate.
Il 28 dicembre
- 28-12-2024Frozen - Il regno di ghiaccio
- 28-12-2024Pubbliche Relazioni
- 28-12-2023Libera Nos a Malo
- 28-12-2023A più non Mozzo
- 28-12-2023Rischio ciclabile
- 28-12-2022Sbilancio di previsione
- 28-12-2019Non ci resta che piangere
- 28-12-2019Gran Torino
- 28-12-2018Negozi e negoziati
- 28-12-2017Poletto Maps
- 28-12-2015Romano d'Ezzelino, capodanno “over 65”
- 28-12-2015Hotel San Silvestro
- 28-12-2015Bassano, fino al 6 gennaio autobus urbani gratis
- 28-12-2015“Hemingway e la Grande Guerra”: presentazione ad Asiago
- 28-12-2015Peccato capitale
- 28-12-2012E la Filippin...aspetta la Befana
- 28-12-2012Primarie, atto secondo
- 28-12-2011Finita la cuccagna
- 28-12-2011Contrassegno invalidi: beccato un “furbetto”
- 28-12-2010“Il digitale terrestre? Dal pianto all'insulto”
- 28-12-2010Commessa del “Grifone” sottrae in un anno 350mila euro
- 28-12-2009"Ciao ragazzi, oggi scrivo a voi"
Più visti
Geopolitica
22-12-2025
L’India beneficia della guerra in Ucraina acquistando petrolio russo a prezzi scontati
Visto 9.182 volte
Manifestazioni
22-12-2025
Marostica Summer Festival: arriva la magia di Luca Carboni
Visto 5.193 volte



