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In casa le pantofole, in giardino attenzione al ciuffo d’erba che cresce un millimetro in più. Ma fuori di casa nessun problema a buttare per terra la sigaretta. Ma magari si potrebbe interpretare che l’atto quasi automatico di buttare per terra la sigaretta fumata sia quello di restituire alla terra ciò che gli si era prelevato. Anche se è difficile da credere.
Un così basso senso di appartenenza, un così basso segno di rispetto, per la cittadinanza presente e futura, fanno pensare a un futuro di singoli e piccoli giardini privati, dove probabilmente si potrebbe sperare di non trovare resti di chi ci è passato. Ma a quale prezzo? Il paesaggio, la collettività e la relazione, tra tutte le specie che vivono e convivono, portando quindi a biomi sempre più ristretti, sia in ambito ecologico che antropico.
Vorrebbe dire addio anche a luoghi come gli orti urbani, ai bassanesi purtroppo ancora sconosciuti, come alle semplici (ma, allo stesso tempo, complesse) aree verdi. Luoghi come il Parco Parolini dovrebbero essere tra quelli di cui vantarsi maggiormente, il cui nome è invece da alcuni giorni legato ad altre (e sicuramente più disdicevoli) esperienze botaniche da parte di alcuni studenti. Ma perché sconvolgersi? Il grande Alberto Parolini non potrebbe essere che contento se sapesse di giovani che si avvicinano con così tanta passione all’ambito botanico. È tuttavia da sottolineare che nell’istituto scolastico in questione, non sia stata proprio la passione botanica, quanto la propensione per gli affari “sotto banco” ad attrarre il suo interesse.
Non si ha la certezza se il nostro illustre cittadino abbia avuto contatti con certe specie vegetali, ma è auspicabile che a qualsiasi persona, una passeggiata nel parco possa sempre servire, ad inspirare e ad ispirare cose sicuramente più belle e pure.
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