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Contaminazioni

io e Mustapha

Storie dal campo profughi di Balata in Palestina

Pubblicato il 15-11-2011
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Mi chiamo Nicola Zolin, sono nato l’8 febbraio 1984 a Mason Vicentino, un paesetto in provincia di Vicenza. Ho avuto un’infanzia tranquilla in una pacifica casa di collina. A ventitreanni ho iniziato a viaggiare in giro per il mondo, per rispondere a tutte quelle domande che affollano un ragazzo, i quali sensi cercano di percepire la realtà.

Qualche giorno fà ho conosciuto un ragazzo di nome Mustapha, curiosamente nato il 6 febbraio 1984, soltanto due giorni prima di me. Mustapha inizia a raccontarmi la sua storia, per soddisfare la mia curiosità. Seduti ad un tavolo in legno davanti a del pane, dell’humus e del falafel, paragoniamo le nostre due esistenze, a partire da questo momento di condivisione.


Mustapha è nato in Kuwait da genitori sono Palestinesi. All’età di sei anni, quando io sto iniziando le scuole elementari, Mustapha deve abbandonare il Kuwait a causa dello scoppio della guerra del Golfo. Vive i tre anni successivi in Giordania. Poi, più o meno quando io comincio la terza media, Mustapha e la sua famiglia si trasferiscono in Palestina, dove suo nonno viva già da oltre trent’anni, in una piccola casa nel campo profughi di Balata, ad un paio di chiliometri dalla città di Nablus.

Quando io sto cominciando le superiori Mustapha si sta adattando al campo profughi, faticando ad ambientarsi. Delle sincere amicizie cominciano a farlo sentire a casa, tanto che pochi anni più tardi, Mustapha preferisce scegliere la cittadinanza Palestinese a quella del Kuwait. E’ la storia del suo popolo a indirizzare la sua decisione.

Abbiamo sedici anni quando in Palestina scatta l’intifada, Mustapha e i suoi amici devono decidere cosa fare. Due di loro seguono Mustapha nella scelta di fare l’ infermiere, uno decide di fare il poliziotto, l’ultimo preferisce combattere. Pochi mesi dopo questi ultimi due vengono ammazzati. Uno dei suoi compagni infermieri viene abbattuto da un cecchino. L’altro sopravvive ma lascia il paese poco dopo.

Sto cominciando a marinare la scuola all’epoca in cui Mustapha corre da una parte all’altra del campo portando in mano dei feriti, cercando di fare il possibile per salvare il maggior numero di vite possibile. La situazione peggiora giorno dopo giorno. Mustapha decide di imparare l’inglese per poter raccontare al mondo la situazione che sta vivendo.

Quando entrambi compiamo vent’anni, Mustapha guida l’ambulanza per portare i ferirti all’ospedale. Scendendo in strada una scheggia di proiettile gli raggiunge il capo, facendolo passare dalla parte di feriti. Quando la situazione in Palestina si calma, Mustapha deve lavorare per mantenere i suoi familiari disoccupati e stravolti da quei lunghi anni di miseria.

Le nostre vite si incrociano al campo profughi di Balata, in Cisgiordania o in Palestina, ognuno può chiamarla come gli pare. Mustapha lavora oggi al centro culturale del campo profughi di Balata, che è la sua casa, il suo presente, la sua vita.

Mustapha si è sposato un anno fà e fra qualche settimana sua moglie darà alla luce il suo primo bambino.

Campo profughi di Balata, 10 Settembre 2011, Mezzanotte.

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